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Madre Emmanuel: non abbiamo ancora imparato a pregare

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“Abbiamo peccato, operato da malvagi e ribelli, non abbiamo ascoltato. Ciò che ci accade dunque è nell’aver peccato contro di te, Signore”. La descrizione del profeta Daniele ci riporta al nostro comportamento e in questo tempo, noi, chi abbiamo ascoltato? Quali voci hanno prevalso nel nostro cuore? Dipende anche da noi il cambiamento all’interno di una comunità pastorale, famiglia o società.

Come viviamo in questo tempo? Si avverte uno smarrimento, una confusione nel cuore, molti sono arrivati allo scoraggiamento e molti altri all’egoismo più sfrenato. Il Signore, attraverso la voce dei profeti e della Madonna che ha sempre richiamato alla conversione e alla penitenza, ha invitato l’umanità a dare ascolto al volere di Dio Padre. Noi non abbiamo ascoltato e stiamo vedendo gli effetti di questa chiusura nei confronti della Parola.

Nell’Apocalisse i quattro cavalli stavano a simboleggiare la morte, la fame, la guerra e la pestilenza: l’umanità oggi sta soffrendo tantissimo proprio per questa gravi calamità, prima con la pandemia e oggi con la guerra, la fame e la distruzione. Abbiamo rigettato le basi della sapienza divina per ricorrere alle certezze della risposta scientifica e ancora non abbiamo imparato a piegare le ginocchia e a pregare. Dobbiamo incominciare in due o in tre, prima che partano anche tutti gli altri: noi dobbiamo iniziare a supplicare il Signore e la sua misericordia perché è solo attraverso la guarigione e il cambiamento del cuore che potrà accadere il miracolo per tutti.

Troveremo la giusta direzione solo ascoltando con disponibilità la Parola di Dio e non ci sarà mai prevaricazione sull’altro o divisione e ingiustizia. Proviamo a vedere quante volte siamo disposti a veder prevalere le nostre strategie e le nostre motivazioni a scapito dell’altro e del bene comune. Il Signore è sempre pronto a usarci misericordia ma dobbiamo aprire le orecchie e se ascoltiamo qualcosa che ci impone fatica, facciamola, per avere come tornaconto la gioia di Dio e dei fratelli. Se il cuore rimane ferito, significa che è un cuore di carne e non di pietre e se periamo, nessuno si salverà. Abbiamo un tempo per riprendere in mano la preghiera e ritorniamo a invocare la grazia. Il miracolo cui siamo chiamati è quello di diventare uguali a Dio nella misericordia, nella rinuncia a giudicare, a condannare, nella capacità di perdonare.

Madre Maria Emmanuel Corradini

Abbadessa del Monastero benedettino di San Raimondo

Estratto dalla lectio mattutina del 14 marzo Dn 9,4b-10

a cura di Gaia Leonardi

Pubblicato il 15 marzo 2022

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