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La biblista Invernizzi: Esodo, un libro che fa nascere un popolo

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“Sembra la mia vita!”: sono le parole di una giovane studentessa universitaria, affascinata dal libro dell’Esodo, citate dalla prof. Luisa Invernizzi, il 31 gennaio, nell’incontro promosso dall’Ufficio Catechistico Diocesano e Settore Apostolato Biblico sul tema dell’Esodo.  Il meeting, trasmesso in diretta sul canale Youtube della Diocesi di Piacenza-Bobbio, è stato coordinato dalla giornalista Barbara Tondini ed ha avuto come protagonista la biblista milanese, Laura Invernizzi, una studiosa che, dopo la maturità classica, ha conseguito la laurea in matematica presso l’Università degli Studi di Milano e dal 1995 è membro dell’Istituto delle Ausiliarie Diocesane di Milano, in seguito ha conseguito il dottorato in Teologia Biblica presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Insegna presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, l’Istituto di Scienze Religiose, dove è Docente stabile straordinario di Antico Testamento e l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Un libro che fa nascere un popolo
Il libro dell’Esodo - ha affermato la biblista - è composto da 40 capitoli e si divide in tre parti: fino al quindicesimo racconta l’uscita dall’Egitto, i capitoli 16-18 parlano cammino di Israele nel deserto e i capitoli 19-40 raccontano la vicenda del Sinai.
Dopo una lunga gestazione, - per Invernizzi - il passaggio del mar Rosso segna la nascita fisica del popolo di Israele, degli scampati che abbandonano la matrice dell’Egitto, un grembo assolutamente da lasciare. Gli altri capitoli segnano la nascita spirituale di Israele che, attraverso il percorso di liberazione interiore, tentato dalle nostalgie del passato, si muove e avanza verso un’alleanza fondata sul dono della legge.
“Un’accozzaglia di schiavi del faraone - ha sottolineato la teologa - esce dalla schiavitù, diventa un popolo e si mette al servizio del Signore e nell’Esodo anche Dio entra nella tenda e si fa pellegrino insieme agli ebrei”.

Mosè figura straordinaria
Mosè - per la biblista - emerge come figura straordinaria, anche per la sua relazione con Dio che si rivela nel roveto ardente come “colui che sono” o meglio “colui che sarò”, in questo modo si lascia più aperto - secondo Invernizzi - il senso di una rivelazione che deve essere compiuta.
Dio quindi si consegna a Mosè con il suo nome e il senso del suo nome, per comunicare qualcosa, ma non completamente perché poi ciascuno dovrà fare la propria esperienza personale di fede.

Il Decalogo: una legge per ritrovare umanità
Il Decalogo, è la legge che viene presentata in maniera apodittica con formulazioni brevi e decisive. Sono un insieme di comandi negativi con in mezzo due positivi: il ricordo del sabato e l’onore verso i genitori.
Nel cuore del decalogo - per la teologa - abbiamo due richieste legate alla condizione di possibilità dei soggetti viventi: il dono della vita, data dai genitori, e la capacità di fermarsi, ed agire come ha fatto Dio nella creazione.
Tutto ciò significa - secondo la biblista - non ricadere nella schiavitù, non pretendere di lavorare senza pausa, imponendo invece, alla propria e altrui vita, delle soste che permettono di ricordare. Così il settimo giorno del riposo è proprio una scelta che consente di ritrovare la nostra umanità.

Riccardo Tonna

Pubblicato il 1° febbraio 2022

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