Mons Dosi: « è la fratellanza su cui investire le energie»
“La fratellanza fra tutte le persone è il sogno su cui investire energie e la Lettera Enciclica “Fratelli Tutti”, di papa Francesco, è un appello alla pace, alla giustizia e alla fraternità che coinvolge tutti”. Con queste parole mons. Celso Dosi, teologo, assistente diocesano del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale (MEIC), ha introdotto la sua relazione nell’incontro del 18 febbraio, nel Seminario di via Scalabrini. La riunione seguita anche online, su piattaforma Meet, proposta dall’UCID (Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti), è stata coordinata dal Presidente della sezione di Piacenza, Giuseppe Ghittoni e il relatore ha approfondito i primi due capitoli dell’Enciclica.
Papa Francesco - per il teologo piacentino - sviluppa la sua riflessione in tre punti. Innanzitutto vuol far prendere coscienza dell’urgenza della fraternità partendo dalla realtà in cui viviamo. Approfondisce poi alcuni motivi e criticità che impediscono di realizzare fino in fondo il tema fratellanza. Infine invita a trovare delle piste concrete, con il coinvolgimento di tutti i soggetti di buona volontà, indipendentemente dal loro credo e dalle loro convinzioni, per la fraternità universale.
Le ombre di un mondo chiuso
Nel primo capitolo vengono evidenziate le tendenze del mondo attuale che ostacolano la comunione fra gli uomini. “I diritti umani per Papa Francesco - ha affermato don Celso - non sono sufficientemente universali e sono molto spesso dimenticati e il Pontefice pone l’accento sull’enorme disuguaglianza tra l’opulenza da una parte e l’estrema povertà dall’altra”. La storia contemporanea - per Bergoglio - manifesta segni di ritorno all’indietro e presenta forti disparità che comportano blocchi, chiusure e tensionI. Nell’enciclica viene sottolineato che “abbiamo bisogno di costituirci in un “noi” che abita la Casa comune” (n.17). Quindi - per don Celso - il “noi” prevale sull’ “io” ed è indispensabile superare ogni egoismo sociale anche con una conversione ecologica.
Un estraneo sulla strada
Il secondo capitolo, in chiave biblica, sottolinea la cultura prevalente dell’indifferenza e dello scarto. Qui ritorna il tema caro a Papa Francesco di guardare alle periferie economiche, materiali ed esistenziali dell’umanità. “In una società malata che volta le spalle alle persone deboli e fragili - ha evidenziato mons. Dosi - ognuno è chiamato a farsi prossimo dell’altro nello stile evangelico. L’immagine del “Buon Samaritano” viene proposta come una icona, cioè come un messaggio di forte valore simbolico. Il Pontefice evidenzia che dobbiamo evitare “la tentazione che ci circonda di disinteressarci degli altri, specialmente dei più deboli” (n.64).
La strada maestra che il Papa propone, - secondo don Celso - è quella di “farsi presenti alla persona bisognosa di aiuto, senza guardare se fa parte della propria cerchia di appartenenza” (n.81). Nel complesso - per il teologo - l’Enciclica mette in evidenza Il valore della vicinanza al prossimo e l’attenzione nei confronti della dignità di ogni uomo.
Riccardo Tonna
Pubblicato il 21 febbraio 2021
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