Qualcuno ci ama sopra a tutto
Davide dopo l’esperienza del suo grande peccato che lo ha profondamente ferito e sconvolto riconosce il male covato nel profondo della sua intimità.
Il male prima di essere esterno all’uomo, ne è parte costituente.
Solo la coscienza del nostro peccato ci trattiene dal compiere azioni irrecuperabili, ci fa sentire il nostro limite, fino ad avvertire una forma di pietà verso coloro che ci sono stati affidati per cui il bene comune o della famiglia diventa più importante del singolo.
Farsi padri e pastori vuol dire anteporre il vincolo sacro di un’unione alle sorti personali e trasforma la grandezza dell’animo umano.
Proviamo a chiederci quante volte il Signore ha permesso di farci toccare il fondo permettendo i nostri fallimenti e non per condasnnarci ma per recuperarci al bene.
Solo attraverso questa discesa nella propria vulnerabilità, si apre una breccia di ascolto dove si ritrova più pienamente se stessi e si diventa capaci di gridare il proprio dolore a Dio.
Nei vangeli Gesù rialza tutti, nessuno viene umiliato, ma ad ogni prostrazione al suo cospetto Gesù allunga la mano. Qualcuno ci ama sopra tutto e il bene vince sul male, sulla superbia, sulla vanità.
Possiamo trovare anche nelle situazioni difficili una possibilità per arginare il male che ci viene incontro sotto tante forme e dobbiamo vigilare per riconoscere le tentazioni malvagie.
Il Signore attraverso il Vangelo ci garantisce la sua presenza costante e rassicurante, anche nelle svolte della vita come nei nuovi inizi.
Estratto dalla Lectio mattutina
di madre Maria Emmanuel Corradini,
abbadessa del Monastero benedettino di San Raimondo,
del 3 febbraio 2020, 2Sam 15,13-14.30
a cura di
Gaia Leonardi
Pubblicato il 4 febbraio 2020
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