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Sprega a Cives: non si costruisce la storia sugli slogan

 sprega

Il corso Cives che in questa edizione ha focalizzato la sua attenzione sui conflitti e sulle conseguenze oggettive e soggettive che essi comportano, sia per le persone direttamente coinvolte che per coloro che ne sono semplici spettatori, ha invitato Franco Sprega, “uno storico di strada” come egli si definisce.
Il relatore ha concentrato il suo interesse sulla resistenza partigiana nel territorio piacentino, che fortunatamente per noi, rappresenta l’ultima penosa esperienza di Guerra vissuta.
Sprega è il fondatore del Museo della Resistenza piacentina di Sperongia di Morfasso e collabora con l’Istituto di storia contemporanea di Piacenza e con ANPI Fiorenzuola. La sua ricerca si basa su documenti storici ma non solo, si è speso moltissimo per raccogliere testimonianze orali dei sopravvissuti o dei loro parenti prossimi.

La storia locale si intreccia con quella nazionale

Nell’incontro Franco Sprega ha sottolineato l’importante ruolo svolto dai militari stranieri liberati dopo l’armistizio dai campi di prigionia sul nostro territorio per l’organizzazione della resistenza partigiana, inoltre ha evidenziato quanto la storia locale possa intrecciarsi con quella nazionale. Infine dai racconti del relatore è emersa l’importanza del rapporto tra la memoria e la storia. La memoria soggettiva e la storia non sono la stessa cosa, la prima infatti è solo parente della verità perché è individuale, mentre la storia è fatta di avvenimenti e non di punti di vista. La guerra civile italiana in particolare, combattuta tra il 1943 e il 1945, ha diviso gli italiani in due parti contrapposte ed ognuna ha tramandato esperienze opposte, ma è evidente che la repubblica italiana e la sua costituzione nascono dalla resistenza e dalla sconfitta del nazifascismo. La storia rappresenta la capacità di andare al di là dei diversi punti di vista pur tenendo conto delle singole esperienze di tutti i soggetti coinvolti, ricostruendo la verità dei fatti in tutta la loro complessità.
Oggi in tutta Europa - ha detto - condanniamo l’invasione russa dell’Ucraina, deprecando un Paese che si permette di occupare un territorio straniero, ma nella nostra città solo qualche anno fa in piazzale Genova è stato dedicato un monumento ai caduti italiani in “territorio sovietico” durante la campagna di Russia
e guarda caso proprio sito di fianco ad uno commemorativo dei partigiani: sarebbe stato forse meglio commemorare tutti i soldati morti durante la seconda guerra mondiale, su qualsiasi fronte, in qualsiasi circostanza, costretti a combattere dalla follia omicida di violente dittature. Purtroppo l'Italia è sempre stato il Paese dei guelfi e dei ghibellini, delle tante fazioni e dei molti schieramenti, sembra una realtà connaturata al popolo italico, ma la storia non è politica e non può essere costruita sugli slogan.

Stefania Micheli

Pubblicato il 6 dicembre 2022

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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