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La Festa di San Raimondo: un giorno di spiritualità e fraternità

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È stato un giorno speciale, il 23 settembre, nella chiesa di san Raimondo, sul Corso Vittorio Emanuele a Piacenza, per riflettere sulla spiritualità di San Raimondo Palmerio, un santo piacentino che ha vissuto a servizio degli ultimi. La giornata ha preso il via alle 16 con una meditazione tenuta dall'Abbadessa Madre Maria Emmanuel Corradini. Nel suo discorso, ha sottolineato l'importanza del monachesimo, fondato da San Benedetto, che ricorda come le radici dell'uomo siano in cielo. “La Regola di San Benedetto - ha aggiunto la Madre - propone una vita vera ed eterna, in cui l'individualismo viene superato dall'idea del "nostro" anziché del "mio". La presenza di un monastero in una città richiama tutti a riflettere sulla propria interiorità”.

San Raimondo: una testimonianza di amore

Madre Emmanuel ha poi messo in evidenza la figura di San Raimondo Palmerio, un uomo straordinario che ha vissuto la sua fede in modo eccezionale. Raimondo era un laico sposato, padre di sei figli, ma la vita gli riservò numerose prove. I primi cinque dei suoi figli morirono in giovane età, e dopo la morte di sua moglie, rimase solo con il figlio Gerardo. Queste esperienze personali lo portarono a intraprendere un profondo cammino spirituale.
San Raimondo decise di intraprendere un pellegrinaggio, prima a Santiago di Compostela e poi a Roma. Tuttavia, durante il suo viaggio verso la Città Eterna, ricevette una chiamata dal Signore che lo condusse a tornare a Piacenza. Con una croce in spalla, nel 1175, Raimondo iniziò a girare per la città, raccogliendo l'elemosina per fondare un luogo di ricovero per ammalati, emarginati, bambini abbandonati e prostitute. La sua dedizione agli ultimi e ai più bisognosi è diventata una testimonianza di amore cristiano in azione.
San Raimondo Palmerio è morto nel 1220, ma immediatamente dopo la sua morte, la popolazione di Piacenza lo ha considerato un santo. La sua santità è stata ufficialmente riconosciuta nel XVI secolo, e oggi è venerato come un esempio di altruismo e dedizione al servizio degli altri.

San Raimondo: la carità come guida spirituale

San Raimondo, una figura venerata per la sua straordinaria dedizione alla carità e all'amore per i più bisognosi, è stato al centro della meditazione di Madre Emmanuel. "Raimondo ha vissuto la carità, nei poveri ha visto il volto di Cristo", ha dichiarato l'abbadessa, sottolineando l'importanza di seguire questo esempio di amore disinteressato nei confronti del prossimo.

Il richiamo alla fede in un'epoca dominata dalla scienza

Madre Emmanuel ha anche affrontato il tema della fede, sottolineando come la società moderna abbia spesso messo da parte la spiritualità in favore della scienza. "Noi abbiamo messo a tacere Dio e posto tutto nelle mani della scienza", ha osservato. Tuttavia, ha invitato i presenti a non vergognarsi di Cristo e a riscoprire la profondità della fede cristiana.

Essere figli di Dio: l'essenza della spiritualità

L'Abbadessa ha ribadito che l'essenza della spiritualità cristiana sta nel riconoscere di essere figli di Dio e nell'abbracciare l'amore come principio guida delle proprie vite. Ha affermato: "Siamo chiamati all'amore. Essere figli di Dio è questo l'essenziale. Siamo uomini e donne salvate, ma abbiamo sempre la presunzione di salvarci da soli”. Queste parole hanno ricordato l'importanza di riconnettersi con la propria umanità e con la fede che unisce tutti nella comune figliolanza divina.

La croce come simbolo dell'amore supremo

Madre Emmanuel Corradini ha anche ricordato come San Raimondo portò la croce sulle spalle nel XIII secolo a Piacenza. Questo gesto simbolico rappresenta la dimensione più alta dell'amore secondo l'abbadessa, che ha aggiunto: "Non dobbiamo perdere il riferimento a Cristo Crocifisso. La croce è la dimensione più alta dell'amore”. Questo richiamo alla croce come simbolo dell'amore invita i credenti a riflettere su come il sacrificio di Cristo sia l'epitome della carità.

Un nuovo inizio basato sulla fede

L'Abbadessa ha concluso il suo discorso con un appello all'azione spirituale. Ha invitato i fedeli a seguire l'esempio di San Raimondo, che ha "ricominciato un cammino di amore”. Ha chiesto loro di intraprendere un nuovo inizio, pregando e mettendo seriamente Dio al primo posto nelle loro vite. Ha incoraggiato la fiducia in Dio e nella vittoria dell'amore sul peccato e sulla morte, citando le figure di San Benedetto e San Raimondo come esempi da seguire. In un mondo sempre più secolarizzato, le parole di Madre Emmanuel Corradini hanno ricordato l'importanza di avere fede e di abbracciare l'amore come principale guida dell’esistenza.

Celebrare la vita e il messaggio di San Raimondo

La giornata di fraternità al Monastero di San Raimondo, dopo la meditazione di Madre Emmanuel, è proseguita con la celebrazione dei Vespri e la messa. Questi momenti di preghiera hanno fornito l'opportunità ai i fedeli di rinnovare il loro impegno verso una maggiore compassione e servizio agli altri. Dopo la messa, è stato organizzato un rinfresco, un momento di condivisione e convivialità in cui i partecipanti hanno potuto celebrare la vita e il messaggio di San Raimondo in un'atmosfera di gioia e gratitudine. La festa di San Raimondo a Piacenza è stata molto più di una celebrazione religiosa: ha offerto l’occasione alla comunità di unirsi, di riflettere sulla figura del Santo piacentino, lasciandosi ispirare dalla sua testimonianza, seguendo le sue orme di dedizione e di altruismo.

Riccardo Tonna

Nella foto, madre Emmanuel Corradini durante il suo intervento per la festa di San Raimondo.

Pubblicato il 25 settembre 2023

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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