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Festa di S. Francesco: «fraternità e povertà sono la strada alla scoperta di noi stessi»

FotoDELPAPA francesco

 “È con grande piacere che la Comunità pastorale di San Francesco, San Pietro Apostolo e Santa Maria di Gariverto  dà il benvenuto a tutti i convenuti nella basilica di San Francesco il giorno della sua festa. Insieme questa sera siamo popolo di Dio, radunato in memoria di uno dei più significativi e attraenti testimoni del Vangelo e non dobbiamo disperdere l'opportunità di fermarci un momento e lasciarci prendere dal fascino della testimonianza di Francesco; un uomo diventato grandissimo perché ha saputo farsi piccolissimo. Si firmava nei suoi scritti: Io, Il piccolino', e i suoi passi, le sue scelte, pur lontani da noi otto secoli, illuminano e possono guidare ancora oggi la nostra esistenza”.  Con queste parole il parroco don Ezio Molinari  ha accolto la sera di mercoledì 4 ottobre i fedeli riuniti per onorare la ricorrenza del Santo d'Assisi e patrono d'Italia nella basilica a Lui dedicata. Un ringraziamento particolare è stato rivolto alle autorità civili e comunali presenti alla cerimonia, al vescovo mons. Adriano Cevolotto, ai sacerdoti e a tutte le autorità ecclesiali.
“Stasera ognuno potrà cogliere e portare con sé un aspetto personale della testimonianza francescana – ha detto Don Ezio - , ma tutti insieme non possiamo non ascoltare l'eco vivido della testimonianza di un uomo di pace: deciso nel suo tempo ad attraversare, a proprio rischio e pericolo, il Mar Mediterraneo e poi il campo di battaglia di Damietta nel mezzo degli scontri della V Crociata per portare il suo messaggio di pace al sultano Malik al Kamil. L'azione di Francesco non fermò la guerra, ma la sua scia di luce arriva fino a noi oggi. Dobbiamo sentirci ispirati dalla sua capacità di fraternità per poter guardare con la necessaria umanità ai drammi che attanagliano la società odierna”.

Il valore della povertà 

“L'accensione del cero davanti a San Francesco da parte del vicesindaco qui presente, a nome dell'amministrazione comunale, in qualche modo richiama quello che succede annualmente ad Assisi – ha detto il vescovo mons. Adriano Cevolotto che ha presieduto la messa - , dove l'olio votivo viene offerto da una delle regioni italiane per ricordare il legame tra l'Italia e San Francesco, patrono dei patroni della nazione. È il modo per dire che ci affidiamo a questo Santo. Un atto di fiducia importante, perché si tratta di un Santo capace di inquietare, molto impegnativo da seguire seriamente”.
“Cosa significa affidarsi tutti, comprese le istituzioni, ad un Santo fortemente anti – istituzionale? La sua esperienza, la sa vita, la sua grandezza trovano denominatore comune nella straordinaria capacità di rottura che gli è propria – ha sottolineato Cevolotto -: una rottura radicale rispetto ai legami famigliari, verso la chiesa e le sue tradizioni consolidate, verso la società, con la sua rigida e impermeabile divisione in caste. In una società incapace di prevedere alcuna modifica di stato al proprio interno, il salto a rovescio di Francesco che da abbiente diventa povero mendicante arriva come un uragano. La scelta contestatrice del Santo produce crisi profonde in un ambiente costruito sulla demarcazione delle distanze e delle differenze, e i segni della spaccatura corrono dalla casa di Francesco alla chiesa di Assisi, ma prima di tutto passano attraverso la Sua stessa carne, quando la Sua immagine viene compromessa dalle Sue stesse scelte. È proprio in questa decisione di rottura che Francesco introduce, scopre e ci insegna il valore della povertà e della fraternità”.

“Cosa vuol dire quindi – ha osservato il Vescovo – prendere ad esempio un Santo che ha così profondamente segnato la società del suo tempo? Prima di tutto occorre capire che le sue scelte non furono ideologiche, ma evangeliche. E qui Cevolotto cita San Paolo: “non c'è altro vanto che nella croce di nostro Signore Gesù Cristo”. “Ecco allora la sorgente – dice - , l'unico motivo che per Francesco può rendere grande l'esistenza. Le sue scelte non sono quindi calcolate, ma si impongono nell'incontro con il Vangelo”.

Il messaggio di San Francesco

“La scelta della fraternità si fa strada da sola, quando la conversione di Francesco a Gesù viene accolta da altri che lo affiancano: altri due fratelli, Bernardo e Pietro, condividono la vita del Santo e la scelta di mettere Gesù e il Vangelo al centro. In questo modo Francesco scopre quanto sia provvidenziale e impegnativa la fraternità, lo sforzo di misurare la propria radicalità con quella degli altri, senza mai rinunciare a chiamarsi frati; fratelli. All'inizio i frati non avevano un luogo dove abitare, l'esigenza di poggiare su una regolamentazione sarà successiva: in principio la fraternità era la loro casa, la materializzazione di un legame di comunione in Cristo che non aveva bisogno di luoghi specifici”.
“Così oggi – ha evidenziato mons. Cevolotto - , quando noi neghiamo e combattiamo il sentimento di fraternità non ci sentiamo più a casa, ogni luogo da abitare diventa ostile.
“L'altra compagna di vita di Francesco è stata quella che lui chiamava Madonna Povertà. Si è spogliato davanti al vescovo di tutti i suoi abiti, delle ricchezze che simboleggiavano il legame con il padre, rivestendosi poi di povertà, con saio e sandali. Con questo gesto di rottura rispetto al suo mondo precedente, il Santo si è mostrato per ciò che era nella sua nudità, rinunciando all'apparenza di ciò che possedeva.”
“Credo che ancora una volta dovremmo prendere sul serio il messaggio dirompente di Francesco – ha rimarcato il Vescovo -. In un tempo in cui continuano a rincorrere fino all'ultimo ciò che ci rende belli e accettabili, niente è più prezioso della nostra nuda essenza. Francesco ci consegna allora un valore e un impegno per tutti: la dignità riconosciuta a ciascuno per quello che è. Una strada da perseguire sui due binari evangelici della fraternità e della povertà per recuperare il valore di sé e dell'altro. Come papa Francesco ha cercato di trasmettere nella “Fratelli tutti, la scelta del Santo è anche di natura politica, economica e sociale, verso un armonia globale con l'altro”.

Una targa alla memoria di Piero Panelli

Dopo l'omelia il vicesindaco Marco Perini ha partecipato al rito dell’offerta dell’olio votivo per la lampada di San Francesco, simbolo di pace. A celebrazione conclusa, un momento speciale di preghiera è stato dedicato alla memoria di un amico e membro della Comunità pastorale: Piero Panelli, mancato nel 2020 per Covid. Una targa appositamente intitolata al defunto è stata benedetta dal Vescovo affiancato dai sacerdoti nel campetto adiacente la chiesa. Un momento conviviale ha poi concluso la serata.

Micaela Ghisoni

Nella foto di Del Papa la messa in onore di San Francesco, patrono della chiesa cittadina a lui dedicata.

Pubblicato il 7 ottobre 2023

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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