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Padre Lincio: come rendere attiva la virtù della speranza

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Al Carmelo di Piacenza il 23 gennaio si è svolta la seconda veglia di preghiera prevista nel corrente anno giubilare sul tema della speranza. E' intervenuto padre Fausto Lincio frate carmelitano di Milano  che ha offerto una meditazione intitolata “Teresa di Gesù, fondare la speranza”, sottolineando che il tema è complesso e articolato e porta in sé domande profonde: cosa è la virtù della speranza per Teresa? Come ne parla nei suoi scritti? Quali prospettive questa virtù teologale apre al suo cuore e alla sua mente?
Il religioso ha evidenziato inoltre due aspetti: esplicitare cosa intendiamo per speranza e quale ruolo giochi nelle nostre vite e collegare i testi di Teresa con il nostro sentire attuale, mostrando come la sua esperienza possa ancora offrire chiavi di lettura e di senso per il presente.

Santa Teresa: si può sempre ricominciare

Una prima sottolineatura interessante è contenuta già nel titolo dell’incontro e in particolare nel verbo “fondare”. Per padre Fausto fondare è qualcosa di molto concreto, plastico, costituito da quell’insieme di ‘terreni’, di esperienze di vita, vissute da Teresa nelle quali lei ha scoperto che è possibile rendere attiva questa virtù della speranza. Per alcune categorie di valore, tra cui la speranza, c’è infatti sempre il rischio è di pensarle disincarnate, e di conseguenza poco utili per la vita. Teresa, che è donna, e donna molto pratica, ci può essere di aiuto nell’interpretazione di questa virtù. Lei ci dice che si può ricominciare sempre, e anzi meglio di prima! Le sue parole sono frutto di una consapevolezza raggiunta: le sue risorse personali sono insufficienti per realizzare i suoi desideri profondi.
Nell’autobiografia (cfr. Vita 8,1-2) si vede benissimo che Teresa “vuole fare una certa vita, vuole essere una certa persona … ma si accorge che non ne è capace, che nonostante tutto il suo impegno, buona volontà, serietà, responsabilità… , perché il suo umano (come il nostro) si porta addosso una ferita d’incompiutezza che da sola non riesce a risolvere”.
Ma altrettanto bene e chiaramente si coglie che c’è un elemento, l’orazione, che ci può portare avanti anche in una situazione di criticità importante. Questo elemento può “traghettare” fuori dal limite umano personale, se fedelmente ma allo stesso tempo per come si è capaci, lo custodiamo e pratichiamo. Il Signore ritorna sempre all’amicizia con cui si lega all’uomo e continua a “fare le grazie che faceva prima e a volte molte di più”.
L’orazione è un bene così grande di cui non privarsi mai, perché nell’orazione non c’è nulla da temere, ma solo da desiderare (Vita 8,5)

La speranza ci permette di non arrenderci

Il secondo strumento che costruisce la speranza, è la disponibilità ad entrare – usando il linguaggio carmelitano - nella passività, cioè in quel modo di stare nella vita che se da una parte sollecita la nostra responsabilità storica, dall’altro sa che questa è limitata, incapace di farci arrivare dove dobbiamo, mentre c’è uno spazio ulteriore, non costruibile da noi – la passività appunto -, da praticare a vivere. Ogni prova che ci mette a confronto con un limite insuperabile, ci deve condurre al salto “nell’abbandono”. È stata questa l’esperienza di Teresa quando tutti i libri in volgare di cui si nutriva ampiamente, furono messi all’indice e dunque non più disponibili. Da quel momento in poi sarà il Signore ad istruirla in molti e migliori modi. Scrive: “ho avuto davvero poca o quasi nessuna necessità di libri. Sua Maestà è stato il libro vero, dove ho visto ogni verità. Benedetto sia tal libro, che lascia impresso nel cuore ciò che bisogna leggere e mettere in atto, in modo che non lo si possa dimenticare!” (V 26,5)
Padre Fausto ha concluso il suo intervento
facendo un accenno alla fecondità, che in Teresa, a livello personale e istituzionale, ha significato vivere la capacità generativa e vitale che ogni vita porta in sé e alla quale spesso non diamo credito. La speranza non è una virtù illusoria, custodisce la bontà di tutti i momenti della vita nella loro parzialità, permette di non arrenderci, guidandoci verso il pieno, il tutto, il buono e il bello. Fondare la speranza per Teresa è credere nella rinascita inscritta in germe nella trama della vita; “non c’è un buco dal quale non si possa venire fuori” ha detto padre Fausto. Fondarsi sulla speranza è fondarsi su chi abbiamo incontrato e ci ha dato vita facendoci rinascere ancora e ancora e ancora.

Le sorelle del Carmelo di Piacenza

Nella foto, padre Fausto Lincio nel suo intervento nella chiesa del Carmelo di via Spinazzi a Piacenza.

Pubblicato il 28 gennaio 2025

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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