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La responsabilità dell’imprenditore

Il pensiero sociale di papa Francesco. Il prof. Chizzoniti è intervenuto all’Ucid

chizzoniti ghittoni

La sezione di Piacenza dell’UCID, Unione cristiana imprenditori dirigenti, ha tenuto un incontro sul tema “Il Magistero di papa Francesco” all’Università Cattolica di Piacenza, relatore il professor Antonio Giuseppe Maria Chizzoniti, direttore del Dipartimento di scienze giuridiche della stessa Università (a sinistra nella foto, insieme al presidente dell’Ucid di Piacenza Giuseppe Ghittoni).

La dottrina sociale della Chiesa
“Guardare al tema della dottrina sociale della Chiesa con gli occhi di Francesco - dichiara il prof. Chizzoniti - significa partire dal basso, dalla fragilità umana, dal singolo che riconoscendo i propri limiti, aspira alla santità nel proprio ruolo svolgendo al meglio la funzione a cui è chiamato. Papa Francesco è innanzitutto un pastore, che accompagna il popolo di Dio in terra, perché possa svilupparsi e dare un senso alla propria vita quotidiana. Il suo punto di osservazione è la periferia del mondo, quella degli emarginati. Il ruolo degli imprenditori e dei dirigenti in questo contesto diventa importante, perché sono chiamati ad una funzione sociale e collocati nel cuore di una rete di legami tecnici, commerciali, finanziari e culturali che caratterizzano la moderna realtà d’impresa; in essi è riposta grande responsabilità e le loro scelte devono essere guidate da motivazioni morali”.

I doveri dell’imprenditore e del dirigente
“Per papa Francesco - osserva il professore - gli imprenditori e i dirigenti non possono tenere conto esclusivamente dell’obiettivo economico dell’impresa, essendo loro preciso dovere anche il rispetto della dignità umana dei lavoratori. Qui nasce l’idea della centralità dell’uomo e del lavoro, quello produttivo e non speculativo”.
“La malattia dell’attuale economia – aggiunge - è la progressiva trasformazione degli imprenditori in speculatori. Per Francesco, lo speculatore è simile al mercenario che viene contrapposto al Buon Pastore, ma purtroppo la politica sembra avvantaggiare gli speculatori a scapito degli imprenditori onesti e virtuosi. Il Papa sottolinea come sia necessario essere artefici dello sviluppo del bene comune, cioè del bene del popolo, attraverso l’impegno di ciascuno per costruire rapporti fraterni, favorendo la collaborazione nell’interesse comune, garantendo ai lavoratori la relazione con la famiglia, oltre che l’importante ruolo della donna come madre. In quest’ottica l’imprenditore diventa una figura fondamentale di ogni buona economia, perché possiede la capacità di creare, creare prodotti e lavoro. La dignità umana è al centro di questo pensiero; anche l’imprenditore diventa prima di tutto un lavoratore che crea insieme ai suoi collaboratori”.

La dignità umana solo attraverso il lavoro
“Solo dall’esperienza del lavoro nasce la dignità, perché il lavoro rappresenta il vero riscatto sociale, non l’assistenzialismo – continua il prof. Chizzoniti -; bisogna dare dignità alla persona attraverso il lavoro. Francesco osserva come la Costituzione italiana proclami nel suo primo articolo che le fondamenta della Repubblica si trovano proprio nel lavoro; in mancanza di esso si mette in pericolo anche il concetto di democrazia, perché dipendere dalla beneficenza di qualcuno, significa essere ad esso sottomessi”.
“Un altro tema caro al Papa – sottolinea il relatore - è quello delle nuove tecnologie che stanno trasformando il mondo del lavoro, bisogna guardare ad esse garantendo sempre lavoro per tutti e non solo reddito per tutti, perché altrimenti viene meno la dignità e l’indipendenza dell’uomo. Il lavoro di domani sarà sicuramente differente da quello di oggi, ma dovrà sempre e comunque garantire l’impegno della persona e non la sua sussistenza, perché sopravvivere non significa vivere”.

Meriti e demeriti
In conclusione, il professor Chizzoniti osserva come per Francesco la meritocrazia, se usata in modo ideologico, sia dannosa perché legittima le diseguaglianze. I talenti di ciascuno di noi dipendono da molteplici circostanze, dalla salute, dal luogo di nascita, dalle condizioni economiche, che rappresentano un dono e mai un merito.

Stefania Micheli

Pubblicato il 18 marzo 2019

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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