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Tradizioni piacentine/9 - I mediconi di una volta, i madgon

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— di Fausto Fiorentini —

Recentemente, siamo nel luglio del 2019, in un centro di cura piacentino un’anziana signora, sofferente ad una gamba, molto seriamente mi confida che ha cercato a lungo un madgon, ma non è riuscita a trovarne.
Per rispetto alla signora non ho fatto commenti, anche perché la citazione mi ha precipitato nei ricordi.
Pensavo ai tempi in cui, poco più che adolescente, quindi qualche anno fa, vicino a casa mia abitava appunto un “madgon” che, a volte, veniva anche nella nostra azienda per raccogliere erbe speciali che gli servivano per realizzare le sue “medicine”.
Molte persone andavano da lui per farsi curare e, anche chi non andava, mai avrebbe osato a non prenderlo sul serio.
Come sono cambiati i tempi; oggi non se ne parla.

Madgon”, vediamo che ne dice mons. Guido Tammi nel “Vocabolario piacentino-italiano” della Banca di Piacenza (1998).
Riprendiamo con qualche libertà.
Si tratta di un sostantivo che significa “medicastro”, detto di chi esercita abusivamente la medicina, “stregone” “fattucchiere” e ironicamente “medicone”.
Dice ancora il Tammi che erano anche chiamati “dutur dal bon marcä” “dottori del buon mercato”.
Il grande linguista piacentino continua ancora con qualche altra osservazione, ma la figura di questo personaggio sta tutta qui e non è poco in quanto, se ci spostiamo indietro di qualche decennio, vi erano persone che erano pronte a mettere la loro salute nelle mani di questi ”mediconi”.

E non solo ieri: la signora che ho incontrato nel luogo di cura che frequento per una ginnastica specifica alle mie gambe che risentono degli anni, era contrariata in quanto non riusciva a trovare un “madgon”.
Ho cercato inizialmente di convincerla che sono meglio gli specialisti dell’ortopedia dei nostri giorni, ma ho capito che stavo combattendo una battaglia che avrei perso, quindi mi sono ritirato in buon ordine.
E ho ripensato a quel signore che veniva a casa nostra perché aveva scoperto che in un angolo del giardino cresceva una strana pianta (strana per me, ovviamente) che aveva particolari doti medicinali.
Come passa il tempo, direbbe Totò.
Proprio, perché ‘l madgon era l’erede di una medicina con una lunga tradizione, soprattutto quella proveniente dai monasteri.

Questo termine alcuni lo collegano ai ”guaritori” che non davano medicine o decotti, ma “segnavano” con le mani le parti malate.
Su di loro vi sono ancora oggi testimonianze convinte, ma difficili da accettare in quanto entriamo in un mondo al di là del razionale.

Nella foto, lo studioso di dialetto piacentino mons. Guido Tammi

Pubblicato il 22 agosto 2019

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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