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«Un Giubileo che ha acceso i cuori»: la testimonianza di padre Jarbson Batista

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“Quando ero a Roma avevo la nomina di referente della pastorale giovanile della diocesi di Roma per la ventisettesima prefettura” - racconta padre Jarbson Batista, Superiore dei Figli di Sant’Anna a Piacenza. Una nomina che lo ha visto in prima linea nell’organizzazione e nell’accoglienza dei ragazzi giunti nella capitale per il Giubileo dei Giovani. Nonostante il trasferimento a Piacenza, padre Jarbson ha continuato a coordinare l’accoglienza dei gruppi giovanili per il Giubileo, grazie a un accordo tra la diocesi di Roma e l’Istituto dei Figli di Sant’Anna. “Anche se ero già a Piacenza, - spiega - sono rimasto referente per la pastorale giovanile fino alla chiusura del Giubileo”. Il suo compito principale è stato organizzare ogni dettaglio: dalla sicurezza agli aspetti sanitari, dalla logistica dell’ospitalità al vitto, fino al coordinamento delle risorse umane delle parrocchie.

L’ospitalità di Roma

A Roma, l’ospitalità è un valore sentito nel profondo. “I romani non volevano solo offrire il minimo indispensabile, ma fare in modo che i ragazzi si sentissero a casa” - afferma padre Jarbson. Nella sua prefettura erano ospitati 2.700 giovani, tra cui gruppi provenienti dalle Marche, dalla Francia, dagli Stati Uniti, dalla Nigeria e dalla Spagna. Ragazzi che, pur dormendo in sacchi a pelo in palestre e sale parrocchiali, esprimevano una gioia contagiosa. “La loro felicità di condividere la vita e la fede – confida - è stata la ricompensa più grande per il nostro lavoro”.

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La fede dei giovani

La testimonianza di fede dei giovani lo ha profondamente colpito: “In una serata, verso mezzanotte, sono arrivato in una parrocchia per un sopralluogo e ho trovato i ragazzi che pregavano la Compieta guidati dal vescovo. Vedere giovani pregare a quell’ora è stato per me un segno bellissimo di fede autentica”. Un altro momento indimenticabile è stato durante la veglia a Tor Vergata: “C’erano un milione di ragazzi riuniti per l’adorazione eucaristica. Quando il Papa ha chiesto il silenzio, ci sono stati attimi in cui quel milione di persone taceva: un silenzio che faceva rumore nel cuore”.
Le parole di Papa Leone durante la messa conclusiva hanno lasciato un segno: “Quando ha invitato i ragazzi a non accontentarsi e a puntare alla santità, credo abbia toccato tutti i cuori”.
Padre Jarbson ricorda anche la notte di veglia sotto la pioggia: “Abbiamo dormito nei sacchi a pelo, e nonostante la pioggia la gioia non si è spenta. I ragazzi, al termine della messa, cantavano e ballavano mentre tornavamo a casa: la stanchezza fisica c’era, ma il cuore era pieno”.

Una speranza per il futuro

Non sono mancati i disagi per la città, come ammette lo stesso sacerdote: “Roma si è trovata improvvisamente con un milione di persone in più, e soprattutto per chi non partecipava al Giubileo ci sono stati problemi con i trasporti e la quotidianità”. Ma molti romani hanno espresso gratitudine: “Ho letto tanti commenti sui social in cui si diceva che questi giovani hanno portato una ventata di speranza alla città”. Per padre Jarbson, la vera eredità di questo Giubileo sta proprio qui: “Nonostante le difficoltà del mondo, guerre e crisi, vedere giovani così pieni di gioia e coraggio ci fa sperare in un futuro migliore. E questo Giubileo lo ha dimostrato”.

Riccardo Tonna

Nelle foto, padre Jarbson Batista al Giubileo a Roma.

Pubblicato il 6 agosto 2025

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