Menu

Giubileo dei giovani. Mons. Cevolotto,«con Gesù, ciò che sembra impossibile diventa oltrepassabile»

giubcevolotto

Nel cuore del Giubileo dei giovani in corso a Roma, la basilica di San Giovanni Battista dei Fiorentini ha ospitato l’incontro “Coraggio e soglia”: un’occasione di confronto sul tema dell’inclusione nel mondo giovanile, sportivo e ecclesiale, promosso in collaborazione con il Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità. Un momento, animato da testimonianze e volti che, attraverso il limite, raccontano l’umano e dischiudono la speranza. Di spessore gli interventi di figure del mondo sportivo e istituzionale: Alessandra Locatelli, ministro per le Disabilità; suor Veronica Donatello, responsabile Cei per la pastorale delle persone con disabilità; il calciatore senegalese Omar Daffe, noto per aver interrotto una partita in segno di protesta contro il razzismo; i campioni paralimpici Chiara Vingione e Matteo Falchi; rappresentanti della Figc e di Special Olympics, insieme a giovani provenienti da oratori e federazioni sportive.

«Varcare la soglia di Cristo»

A concludere l’incontro, moderato da Giampaolo Mattei, presidente di Athletica Vaticana, è stata la riflessione del vescovo di Piacenza-Bobbio, mons. Adriano Cevolotto, sul tema: “Varcare la soglia con Cristo”. Parole che hanno cercato di restituire senso a quella tensione tra limite e possibilità che attraversa ogni vita. “Devo dirlo con franchezza: sono deluso. Speravo ci fossero molti più giovani”, ha esordito mons. Cevolotto. “Perché ancora oggi, purtroppo, quando si parla di disabilità si pensa che riguardi qualcun altro”. Una considerazione amara, ma non priva di speranza: “Siamo in cammino. Il prossimo Giubileo sarà pieno di giovani, con e senza disabilità. Perché tutti abbiamo la nostra normalità. Il limite è esperienza universale”. Il vescovo ha raccontato un episodio personale: una visita pastorale lo ha portato a uno stadio dove si giocava un torneo con squadre giovanili e, alla fine, un triangolare con ragazzi con disabilità. “Un arbitro, che aveva smesso per esasperazione, mi ha detto: oggi ho ritrovato il desiderio di arbitrare. Ma arbitrerò solo queste partite. Perché qui si gioca ancora. Quando c’era un fallo, ci si fermava e si chiedeva scusa. È stata una lezione: lo sport sano esiste ancora”. Il cuore della sua riflessione si è sviluppato attorno all’immagine della soglia, luogo simbolico che separa e unisce, che indica un confine, ma anche un passaggio possibile: “La soglia è un’esperienza che viviamo tutti. Qualcuno ha limiti fisici, ma tutti abbiamo limiti psicologici, relazionali. Varcarla è un atto di pazienza e coraggio. È una sfida che chi fa sport conosce bene: non si tratta solo di fronteggiare il limite, ma di trovare una motivazione profonda per superarlo”. Accanto a questo, mons. Cevolotto ha evidenziato come stare sulla soglia possa essere anche un atteggiamento di stallo, di chi non prende decisioni, di chi non si fida, non si affida. “Con Gesù, la soglia si può oltrepassare. Perché Lui ci dà una parola. Una parola che ci spinge, ci sostiene, ci accompagna”. Ha evocato il Vangelo di Luca, quando Pietro, dopo una notte infruttuosa di pesca, si fida della parola di Gesù e getta nuovamente le reti: “Su quella parola Pietro riprende il largo. Con Gesù, ciò che sembra impossibile diventa oltrepassabile”.

«Avere un cuore libero»

Il vescovo ha offerto una lettura profonda dell’umano, rileggendo anche la soglia della misericordia nel celebre episodio del figliol prodigo: “Il figlio maggiore non vuole entrare in casa. Resta fuori. Non capisce che Dio non è il Dio dei perfetti, ma di chi ha il coraggio di chiedere amore. Il Regno di Dio è dei poveri, non di chi ha meriti da esibire, ma di chi ha un cuore libero per accogliere l’amore incondizionato del Padre”.
Le sue parole si sono intrecciate idealmente con il cuore del messaggio lanciato da suor Veronica Donatello, che ha voluto porre l’accento sull’esperienza concreta dell’inclusione: “Non vogliamo solo parlare. Vogliamo che la gente viva esperienze pensate per tutti. Solo così nasce un cambio di sguardo”. Un’educazione all’incontro, dove la soglia si trasforma in porta aperta, accessibile, generativa. Dove il limite non è ostacolo, ma linguaggio comune e occasione di crescita condivisa. L’incontro di oggi, dunque, non è stato solo un convegno, ma una chiamata. A rivedere i nostri schemi educativi, sportivi, ecclesiali. A trasformare la soglia in passaggio. A vivere il Giubileo non come un evento, ma come una conversione dello sguardo.

Marco Calvarese

Nella foto, Mons. Cevolotto al termine dell' incontro insieme al diacono Pietro Dotti, al seminarista Gabriele Fugazzi e alla psicologa Chiara Griffini.

Pubblicato il 31 luglio 2025

Ascolta l'audio

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente