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Al Giubileo senza Francesco? Ma c'è Gesù

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Alcuni dei ragazzi e delle ragazze della parrocchia di San Vittore-Besurica durante il viaggio che li ha portati al Giubileo degli adolescenti.

Gaia Parmigiani della parrocchia cittadina di San Vittore racconta il Giubileo degli adolescenti vissuto da educatrice. «Ho sentito forte la missione - racconta - di trasmettere la fede e la gioia di essere lì, nonostante le fatiche».

Venerdì 25 aprile siamo partiti verso Roma in occasione del Giubileo degli adolescenti. La nostra diocesi di Piacenza – Bobbio grazie al team della Pastorale Giovanile, nei mesi scorsi aveva dato l’opportunità di partecipare a questa esperienza e in ben 415 abbiamo aderito entusiasti.
L’emozione di questi giorni è stata intensa. Nessuno di noi si aspettava di non vedere papa Francesco. Nell’estate del 2023 ho avuto la possibilità di essere alla GMG di Lisbona e questa volta nelle vesti di educatrice ero entusiasta di accompagnare i giovanissimi della mia parrocchia e far vivere anche a loro la gioia di ascoltare le parole di Francesco. Questo non è stato possibile ma da cristiani forse non dovremmo cogliere questo come un segno?

divino amore giubileo adolescenti

La preghiera al santuario del Divino Amore, dove il gruppo della diocesi era alloggiato.

Al centro c'è Gesù
Proprio su questo il Vescovo Adriano ci ha fatto riflettere, una volta giunti alla prima tappa del pellegrinaggio: il santuario di Santa Maria delle Vertighe. È proprio grazie l’assenza di Francesco che noi possiamo ricordarci che al centro c’è Gesù, dobbiamo ritornare a Lui, guardare a Lui. “Il pellegrinaggio richiede la fede e se siamo animati da un’esperienza di fede significa che dobbiamo credere che il protagonista di questo viaggio è il Signore, è Lui che ci accompagna, che ci ha chiamati come Chiesa, come comunità diocesana. Dio ha chiamato ciascuno di noi. Anche a Roma vogliamo portare il nostro essere Chiesa, la nostra Diocesi. Francesco ci sta aiutando in questo”, ha così concluso il Vescovo Adriano.
Mettersi in cammino con coraggio, accettando gli imprevisti e lasciandosi alle spalle qualcosa a cui è possibile rinunciare; questo è vivere il Giubileo come pellegrini di speranza. Gesù ci ha donato il Giubileo per riacquistare la fiducia, la fede, la speranza e sperimentare la grazia di Dio. E allora il Vescovo ci augurato che questo Giubileo potesse essere “un momento di speranza per il futuro, perché abbiamo bisogno che la speranza sorga nei nostri cuori”.

Abbiamo sperimentato la semplicità e la precarietà
Questi tre giorni ci hanno messo a dura prova, abbiamo vissuto nella precarietà e semplicità. Tutto così diverso da come siamo abituati ad avere. Anche questo è stato motivo di riflessione, soprattutto per i ragazzi e le ragazze che oggi sono immersi nella società del tutto e subito. Sono mancati quei confort che diamo per scontati. Abbiamo sperimentato l’essere pellegrini. Da educatrice è stato importante trasmettere ai giovanissimi la gioia dell’essere lì, mettendo da parte le fatiche. È stata un po’ la missione che ho sentito di dover compiere in questi giorni. Trasmettere la mia fede e condividerla con loro con generosità e autenticità.

Fidarsi ed affidarsi
Sono stati d'altronde questi i temi che hanno accompagnato la mattina di sabato 26 aprile. Dalla paura alla fiducia; dall’apparenza all’autenticità; dall’egoismo alla generosità. Abbiamo diviso i ragazzi in diversi gruppi di riflessione in preparazione all’attraversamento della Porta Santa che è avvenuto poi il pomeriggio. I gruppi hanno potuto confrontarsi, grazie ad alcune frasi spunto, sulle tematiche sopracitate. Al termine dell’attività ogni gruppo ha preparato delle domande da porgere al Vescovo, il quale manderà nei prossimi giorni risposta. I ragazzi e le ragazze hanno fatto emergere quanto per loro sia difficile fidarsi e affidarsi e che la paura li fa rimanere chiusi in loro stessi.

Don Fabio Galeazzi, responsabile con il prof. Francesco Luppi del Servizio diocesano di Pastorale giovanile, ci ha aiutati nella riflessione: “Le soglie difficili da superare sono quelle dentro il cuore come la paura che può essere però sconfitta con la fiducia verso il prossimo”.

La misericordia guarisce e crea un mondo nuovo

E proprio in occasione della prima Domenica dopo Pasqua si è celebrata la festa della Divina Misericordia e durante la celebrazione della messa in piazza San Pietro abbiamo potuto sentire le parole del card. Pietro Parolin che, durante l’omelia, si è rivolto agli adolescenti del Giubileo ricordando che è proprio la misericordia che ci riporta al cuore della fede e che è nel riconoscimento dell’altro, nella nostra capacità di perdonare che può esserci l’incontro, la pace. Con forza ha condiviso queste parole: “La nostra vita è intessuta di misericordia: noi possiamo rialzarci dopo le nostre cadute e guardare al futuro solo se abbiamo qualcuno che ci ama senza limiti e ci perdona. E, perciò, siamo chiamati all’impegno di vivere le nostre relazioni non più secondo i criteri del calcolo o accecati dall’egoismo, ma aprendoci al dialogo con l’altro, accogliendo chi incontriamo lungo il cammino e perdonando le sue debolezze e i suoi errori. Solo la misericordia guarisce e crea un mondo nuovo, spegnendo i fuochi della diffidenza, dell’odio e della violenza: questo è il grande insegnamento di papa Francesco”.

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A San Paolo fuori le Mura dopo il passaggio della Porta Santa.

La Porta Santa: entrare nel mondo di Gesù

Ecco allora che la questione della speranza è una sfida educativa che non può lasciarci indifferenti.
Il passaggio attraverso la Porta Panta di San Paolo Fuori le Mura ha sigillato con potenza tutto questo. Una volta entrati ci siamo ritrovati ad assistere alla celebrazione delle diocesi del Triveneto, anche loro giunti lì per attraversare la Porta Santa. In particolare, ciò che mi porterò nel cuore saranno la grande emozione provata una volta passata la soglia ed essere accolti inaspettatamente dal canto “Re dei Re” e le parole del Vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, che abbiamo potuto ascoltare. Mons. Cipolla ci ha rivolto questa domanda: “cosa significa scegliere Gesù ed entrare nel suo mondo?” Attraversare la Porta Santa vuol dire proprio entrare nello spazio santo ma queste due soglie si attraversano a vicenda perché anche lo spazio santo entra in noi. E in che modo può concretizzarsi ciò? Il Vescovo di Padova ha risposto dicendo che questo è possibile se scegliamo di: “essere liberi; prendere decisioni guidati dalla fortezza; essere puliti nel cuore”.

gruppo besurica Piacenza al giubileo adolescenti

Il gruppo di ragazzi e ragazze con gli educatori e il parroco don Franco Capelli.

Ora si apre il tempo di vivere nel quotidiano quel che abbiamo ricevuto
In tre giorni sono tanti i messaggi che abbiamo ricevuto e ora abbiamo bisogno di tempo per far sedimentare dentro di noi quello che il Signore ha voluto dirci. Siamo tornati però a casa con la consapevolezza che attraversare la porta di Gesù e del Vangelo e lasciarsi permeare da lui è una grande decisione di coraggio, ma è facendo ciò che diventiamo uomini e donne del Vangelo.

Gaia Parmigiani

Parrocchia San Vittore Vescovo - Piacenza

Pubblicato il 29 aprile 2025

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