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Giubileo degli Adolescenti: educare alla speranza

triani pierpaolo foto pagani

Dal 25 al 27 aprile si celebrerà il Giubileo degli adolescenti, un momento riservato alla riflessione sulle sfide educative e sulle prospettive che attendono i nostri giovani. Tra gli 80mila giovanissimi attesi a Roma c'è anche il gruppo di 415 tra ragazzi ed educatori del gruppo della Pastorale giovanile e vocazionale della nostra diocesi, guidato dal vescovo mons. Cevolotto. Al centro delle diverse iniziative sarà il tema della speranza. Ne parliamo con Pierpaolo Triani (nella foto sopra, di Carlo Pagani), professore ordinario di pedagogia presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

— Per gli adolescenti di oggi la speranza è ancora un valore?
Certamente. La speranza è una dimensione costitutiva dell’animo umano, imprescindibile e presente negli adolescenti forse anche in misura maggiore rispetto agli adulti. I giovani vivono dinamiche in espansione nel campo delle amicizie, degli interessi, delle esperienze e sono guidati da un sentimento di apertura nei confronti del mondo. In questo orizzonte la speranza trova la sua naturale collocazione.

— C’è il rischio che la speranza possa essere confusa con l’illusione?
Il confine con illusione è labile per tutti noi. Sono certo, però, che i ragazzi abbiano la possibilità di acquisire la consapevolezza che la speranza nasce dal desiderio di un bene, che si costruisce concretamente soltanto attraverso la ricerca attiva. Nell’ambito delle illusioni i desideri si compiono quasi magicamente, mentre la speranza mette in opera un progetto e lo realizza attraverso l’azione. Saper riconoscere la speranza e distinguerla dall’illusione può essere una sfida molto interessante in quest’anno giubilare, che ci sollecita a prendere sul serio la sua dimensione costitutiva.

— Quali ostacoli incontrano gli adolescenti nel processo di costruzione e di preservazione della speranza?
Gli adolescenti incontrano sfide evolutive. In primo luogo hanno modo di imparare che per realizzare la speranza, occorre rintracciare i “semi” del bene che si vuole raggiungere e cercare pazientemente di corrispondervi. A volte, in coerenza con lo spirito dei tempi, si cade nella frenesia del risultato immediato. Un’ulteriore sfida è quindi riuscire a disinnescare l’accelerazione del tempo e affidarsi a spazi temporali più dilatati. Un altro ostacolo che spesso incontrano, purtroppo, siamo proprio noi adulti e il nostro sguardo pessimistico. Dovremmo tenere a mente l’insegnamento del filosofo Emmanuel Mounier, egli avvertiva che “Disperare di qualcuno significa renderlo disperato”. Il compito principale di noi adulti è invece “confidare” nei giovani e rivolgere loro uno sguardo “promettente”, affinché i semi di bene possano continuare a crescere.

— Nella costruzione della speranza che ruolo ha l’educazione?
Il ruolo dell’educazione è centrale, essa stessa è un esercizio di speranza. Educare significa resistere alla disperazione, continuare con ostinazione a coltivare il bene, a cercare di conferire all’umanità i tratti della libertà e della responsabilità reciproca. Il dialogo educativo ci consente di dire ai giovani che abbiamo bisogno di loro, del loro sguardo aperto verso il futuro.

— E quali caratteristiche deve avere l’educazione per essere efficace?
Si dice che le persone debbano essere aiutate a imparare, a saper fare, a stare con gli altri, a esprimere sé stessi. Il vero nodo, però, è imparare a essere “chi”, a essere “come”... I giovani devono poter crescere liberi interiormente e al contempo responsabili nei confronti della realtà. Abbiamo bisogno di un’educazione “sapienziale”, che aiuti i giovani a riconoscersi nella propria realtà interiore e quindi a calarsi nella propria complessità, sperimentando le emozioni costruttive, ma anche quelle faticose. È necessario comprendere le contraddizioni connaturate all’essere umano, il dualismo fra bene e male. L’educazione ha come scopo aiutare le persone ad affrontare l’avventura dell’essere umano, apprezzando la vita e contrastando le facili semplificazioni, o i pregiudizi.

— Il Giubileo degli adolescenti che cosa può offrire ai nostri giovani?
Il Giubileo sprona gli adolescenti a interrogarsi sul senso della verità, sul valore della giustizia, su cosa significa amare, o anche credere, avere fede. La partecipazione comune può diventare una grande esperienza formativa per riflettere sugli elementi costitutivi del sé. Permette di comprendere che l’esercizio della speranza è faticoso... Costringe a cercare i segni del bene laddove non sono visibili, ma anche a riconoscere che la prospettiva del bene è più grande di noi. La speranza non dipende da noi, ma ci sollecita a impegnarci in un’ottica di cooperazione.

Silvia Rossetti

Pubblicato il 25 aprile 2025

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