I duchi di Parma e Piacenza in un libro. «Il migliore? Francesco Farnese perché non mandò a morte nessuno»
«Quali regnanti del Ducato avrei salvato? Forse solo uno, Francesco Farnese (1678-1727, introdusse una tassa che ebbe molta fortuna anche all’estero, quella sulle parrucche) perché non mandò a morte nessuno. Ma non “butto dalla torre” neanche Alessandro e nemmeno Maria Luigia, che tante opere fece realizzare nel nostro territorio; salvo anche Carlo III di Borbone». Chi meglio di Francesco Guarnaschelli - autore del volume “I padroni di Parma e Piacenza” - poteva proporre questa classifica? Probabilmente nessuno. Il Nostro è stato il protagonista della serata che si è tenuta al PalabancaEventi (Sala Corrado Sforza Fogliani) in occasione della presentazione del citato libro, proposto dalla Banca di Piacenza in versione anastatica della seconda edizione (1975) dell’opera stampata all’epoca per i tipi dello Stabilimento Tipografico Piacentino. Con una particolarità: le dimensioni inconsuete del volume (33x48 centimetri) per restare fedeli a quelle delle stampe originali ottocentesche che accompagnavano le biografie dei Signori di Parma e Piacenza dal 1349 al 1859, contenute nella pubblicazione. Un formato che ha imposto la rilegatura a mano, resa possibile da un artigiano (merce rara) di Cremona che ancora realizza questo tipo di lavori, individuato da Danilo Fabrizi della Litoquick (che ha stampato il libro), particolarmente ringraziato dall’autore insieme alla Banca, che ha creduto in questo progetto.
Il dott. Guarnaschelli, in dialogo con Emanuele Galba, ha illustrato i contenuti dell’opera, partendo dalla collezione di stampe dell’Ottocento da cui tutto partì (esposta in sala durante l’incontro). L’antico volume - Regnanti ne’ Ducati di Parma, Piacenza e Guastalla - fu donato dall’ultima duchessa di Parma Luisa Maria, vedova del duca Carlo III di Borbone, al bisnonno dell’autore (nobile) don Luigi Guarnaschelli, morto a 90 anni nel 1870. «È un miracolo se questa collezione di stampe è arrivata sino a noi», ha sottolineato il dott. Guarnaschelli, spiegandone le ragioni. «L’antica e preziosa opera è rimasta in casa nostra fino alla fine degli anni Sessanta del Novecento, quando mi fu richiesta dal direttore di Libertà Ernesto Prati da utilizzare per illustrare la pubblicazione sul quotidiano di miei articoli sui signori di Parma e Piacenza, che diventò una rubrica. In ogni puntata vi era la riproduzione di una delle stampe e una breve biografia. Per cinque anni la preziosa collezione rimase quindi nella libreria personale di Ernesto Prati nei locali del quotidiano: in quel lasso di tempo, i ladri svaligiarono il nostro palazzo di Borgallo, portando via anche numerosi libri e stampe antiche. E se non fosse stato temporaneamente trattenuto da Prati, il documento sarebbe finito nelle mani dei malintenzionati. Alla pubblicazione degli articoli fecero seguito diverse richieste affinché essi venissero raccolti in un libro insieme alle antiche stampe. Richieste che arrivarono da diverse da persone e istituzioni, tra cui una biblioteca di New York e una contessa di Venezia. Decisi allora di improvvisarmi editore, e con la sigla “D.F.G. editore” pubblicai il volume stampato dall’STP di via Benedettine. Fu un insperato successo che portò alla vendita di migliaia di copie e due edizioni. Un risultato estremamente lusinghiero considerati i tempi e l’argomento molto specifico. A quel punto le stampe originali tornarono nella mia biblioteca di Milano».
L’autore ha osservato che ha elementi per ritenere quella raccolta ottocentesca di stampe l’unico esemplare al mondo rimasto.
Agli intervenuti, con precedenza ai primi soci e ai primi clienti prenotati, è stato riservato il volume fino ad esaurimento copie.
Nella foto di Del Papa Francesco Guarlaschelli illustra una delle stampe ottocentesche contenute nel volume.
Pubblicato il 23 ottobre 2025
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