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«Gli israeliani pacifisti sono stati messi a tacere dopo il 7 ottobre»: Cecilia Sala e Olga Rudenko al Festival del Pensare Contemporaneo

sala

C’era grande attesa per il ritorno di Cecilia Sala a Piacenza. La giornalista romana, già ospite del Festival del Pensare Contemporaneo nella prima edizione, sarebbe dovuta già tornare lo scorso febbraio per parlare dell’informazione in luoghi di conflitto al corso di formazione Cives dell’Università Cattolica, incontro poi annullato a causa della sua detenzione nel carcere di Evin, a Teheran. Sala è tornata sabato sera, 13 settembre, per presentare il suo ultimo libro “I figli dell’odio” a Palazzo Gotico, in dialogo con Olga Rudenko, editor-in-chief del Kyiv Independent, moderate dalla giornalista di Rainews Veronica Fernandes. Il grande afflusso di pubblico ha convinto gli organizzatori a trasmettere l’evento in diretta anche sul maxischermo allestito in piazza Cavalli. La serata si è aperta con un breve saluto della sindaca di Piacenza, Katia Tarasconi.

I coloni israeliani, più estremisti dell’esercito

Cecilia Sala ha proposto al pubblico piacentino il suo pezzo forte: le storie di persone nei luoghi di conflitto. Come quella di Karem, un giovanissimo colono israeliano, colpito dal “fuoco amico” perché troppo estremista. “I coloni ebrei di Israele sono così estremisti da convincersi che l’esercito è troppo morbido – racconta Sala – perché non uccide abbastanza palestinesi. Hanno cominciato ad aggredire anche i soldati, una volta hanno picchiato un comandante di battaglione e sei di loro sono stati arrestati. Quando altri coloni hanno assaltato una base israeliana, Karem ha iniziato a lanciare pietre contro i militari e uno di questi gli ha sparato”.

La linea di Rabin e quella di Smotrich

Oltre alla distruzione dei territori palestinesi ad opera di Israele, il racconto di Cecilia Sala ha svelato gli attriti interni alla popolazione israeliana: “Il 7 ottobre 2023 (giorno del grande attacco di Hamas, nda) sono stati uccisi tanti israeliani pacifisti, tra cui attivisti e sindacalisti. Da quel momento, la loro linea (non violenta) è stata messa a tacere, a vantaggio di quella più radicale. Da quel giorno, stiamo assistendo a una trasformazione totale del Medio Oriente: Israele ha iniziato a mettere nel mirino tutti i suoi nemici, dal Libano all’Iran fino alla Siria di Assad”. Le differenze all’interno di Israele non sono cominciate oggi. Cecilia Sala ricorda che già dopo la Guerra dei Sei Giorni, combattuta a giugno 1967, l’allora capo di stato maggiore Yitzhak Rabin, che poi sarebbe diventato primo ministro, “vedeva nella conquista della Cisgiordania la restituzione della terra ai palestinesi, in cambio del riconoscimento da parte dei loro vicini arabi a esistere”, mentre qualche anno dopo la posizione di Bezalel Smotrich, esponente di estrema destra, fu molto diversa: “lui considerò l’occupazione della Cisgiordania come il compimento di un disegno divino: il Messia verrà sulla terra e non dovrà trovarsi in mezzo agli arabi, ma agli ebrei”.

pubblico a palazzo Gotico 3

Dall’Ucraina “bella” al racconto della guerra

Quando è stato fondato, nel novembre 2021, il giornale di Olga Rudenko non pensava di raccontare la guerra. “L’obiettivo era parlare dell’Ucraina come una terra in cui fare business, investimenti, un Paese in cui valorizzare il turismo – spiega la giornalista –. Dopo lo scoppio della guerra, però, ci siamo accorti dell’interesse internazionale per la nostra testata, dato che scriviamo di Ucraina in inglese. E quindi abbiamo dovuto impegnarci ad essere quanto più autorevoli possibile”. La linea editoriale è inevitabilmente cambiata. “Abbiamo condotto indagini sui crimini di guerra commessi dai russi e le abbiamo raccontate sotto forma di documentari investigativi: si è parlato del rapimento dei bambini ucraini e della loro ‘adozione’ da parte dei russi, e anche di stupri e violenze sessuali. Questi argomenti ci avvicinavano alle persone: abbiamo sviluppato un’esperienza, nostro malgrado, su quella che è la guerra dei russi. E vogliamo raccontarla a tutto il mondo”. La redazione intanto è cresciuta: da 18 giornalisti si è arrivati a quota 80.

Droni, la nuova minaccia russa alla Nato

Mercoledì sui cieli polacchi sono stati avvistati 19 droni russi, tutti neutralizzati. “Fino a maggio di quest’anno non avevo mai sentito il suono di un drone, che assomiglia a quello del motore di uno scooter – racconta Rudenko –. Con questi lanci, Putin vuole capire fin dove si può spingere e le nazioni Nato devono abituarsi all’idea che le armi russe arrivino in Europa. Se Putin può continuare a lanciare armi in Polonia senza subire reazioni, se riesce a far abituare le persone a questo pensiero, allora potrà lanciare un attacco più forte verso la Nato, perché il suo obiettivo è sovvertire l’ordine mondiale”.

La detenzione di Cecilia Sala

Cecilia Sala è stata arrestata mentre era in hotel, a Teheran, il 19 dicembre 2024. La notizia si diffuse solo una settimana dopo. La sua detenzione durò 21 giorni, durante i quali le informazioni furono poche e sporadiche. Alla fine fu liberata, grazie al lavoro della diplomazia e del governo italiano. In diverse interviste, Sala ha raccontato i dettagli di quelle tre settimane passate in cella in condizioni quantomeno precarie. “È stato strano trovarsi dall’altra parte, essere raccontata e non raccontare”, dice a Piacenza. “A Evin tutti gli uomini vengono picchiati. Io, per fortuna, non ho subìto violenze fisiche, però le torture psicologiche sono state pesanti. Ma non ho ceduto”. C’è un altro italiano che si trova in condizioni simili a quelle di Cecilia Sala: da oltre 300 giorni Alberto Trentini è recluso a Caracas, capitale del Venezuela. Sala ha voluto esprimere, al termine della serata del Festival del Pensare Contemporaneo, un pensiero per Trentini, con l’augurio di una rapida scarcerazione.

Francesco Petronzio

Nelle foto, Cecilia Sala a Palazzo Gotico e il pubblico presente.

Pubblicato il 14 settembre 2025

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