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«Viviamo un cambiamento d’epoca: la fede in Dio era il collante dell’Europa, oggi è solo un’opzione fra le tante»

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Non viviamo un’epoca di cambiamento, bensì un cambiamento d’epoca. Le parole di papa Benedetto XVI sono state al centro di un partecipato incontro tenutosi nella serata di giovedì 10 aprile nel Salone di Palazzo Gotico a Piacenza. Ospiti il teologo, già presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione dal 2005 al 2021, don Juliàn Carrón, e Luciano Violante, già magistrato e presidente della Camera dei deputati dal 1996 al 2001, invitati dall’associazione culturale Ingenua Baldanza. L’incontro è stato moderato da Cinzia Bricchi, presidente dell’associazione. Prima dell’inizio, è intervenuta per un saluto e una riflessione la sindaca di Piacenza, Katia Tarasconi.

“La fede in Dio oggi è un’opzione tra le tante”
“Abitare il nostro tempo. Vivere senza paura nell’età dell’incertezza”. Il titolo del libro-intervista curato da Alessandra Gerolin con i contributi di Charles Taylor, Rowan Williams e dello stesso Carrón, seguito dal discorso di papa Francesco in un incontro a Firenze nel 2015, ha offerto lo spunto all’associazione Ingenua Baldanza per riflettere sulle crisi del mondo di oggi. Il cambiamento d’epoca che stiamo vivendo, secondo Carròn, è una fase della secolarizzazione. “Siamo passati da un’epoca in cui la fede in Dio non era in discussione a una in cui la fede in Dio è solo un’opzione tra le tante. Il collante che rendeva la vita comune vivibile è finito, ed è diventato nient’altro che una delle possibilità tra cui scegliere”, ha detto il teologo riprendendo la riflessione di Ratzinger.

La riforma protestante e l’Illuminismo
Il caos di questi tempi è causato, secondo Juliàn Carrón, dalla perdita di una “base comune” che univa gli europei: prima la fede cattolica, poi, dopo la riforma protestante, gli ideali dell’Illuminismo. “Nella storia dell’Europa – ha riflettuto l’ex presidente di CL – tutti abbiamo condiviso i valori cristiani. Per cui, qualunque cosa succedesse, c’era sempre qualcosa che teneva uniti gli europei. La prima scissione è stata causata dalla riforma protestante: da lì è cominciata la lotta fra i cristiani che ha portato all’Illuminismo, un tentativo per ricreare una base comune per vivere insieme. Papa Benedetto XVI disse che nell’epoca dell’illuminismo, con la contrapposizione delle religioni, si tentò di tenere i valori essenziali fuori dalle contraddizioni e cercare un’evidenza che li rendesse indipendenti dalle molteplici divisioni e incertezze delle varie filosofie e confessioni. Dunque, salvare quelle cose che ancora si riconoscevano per superare le contrapposizioni, così da assicurare le basi della convivenza e quindi dell’umanità. Kant si rese conto che per fare ciò era necessario generare una comunità entro i limiti della ragione. Questi fondamenti hanno resistito per tre secoli, ma oggi la ricetta di tale rassicurante certezza è fallita”.

Incontrare l’altro nella sua diversità
“La secolarizzazione – prosegue Carrón – non è solo separazione tra Chiesa e Stato. Papa Benedetto aggiunge la transizione da una società in cui la fede in Dio non era in discussione a una in cui la fede in Dio è solo un’opzione tra le tante. Se riusciamo ad accorgerci di quello che sta accadendo facciamo un passo importante”. Una soluzione per cercare di superare la crisi del nostro tempo, osserva il teologo, potrebbe essere “la possibilità di incontrare l’altro nella sua diversità senza contrapposizioni ideologiche che impediscono una comunicazione”. E ai giovani, il teologo spagnolo consiglia di “prendere sul serio le proprie domande e porle a scuola e agli adulti: solo stando attenti alle spie e ai pezzi del reale, che possono offrire qualche tentativo di risposta, potranno cominciare ad abitare il loro tempo”.

Lasciarsi interrogare dalle sfide dell’oggi
“Quello che viviamo è un cambiamento di epoca, uno di quei momenti in cui i cambiamenti non sono più lineari ma epocali perché condizionano il modo di comunicare, di elaborare il pensiero e di vivere la fede e la scienza. L’atteggiamento sano è lasciarsi interrogare dalle sfide del tempo presente, così il cambiamento assumerebbe tutt’altro aspetto: da elemento di contorno, diventerebbe un fatto più umano e cristiano. Sarebbe sempre un cambiamento esterno, ma a partire dal centro stesso dell’uomo”. È la riflessione di papa Francesco ripresa nell’introduzione da Cinzia Bricchi. L’ex presidente della Camera Luciano Violante, di formazione comunista (poi confluito nel Pd dopo le fasi del Pds e dei Ds), si è sempre dichiarato “credente, ma non cattolico”. Ma, nonostante ciò, non ha mai nascosto una certa ammirazione per mons. Luigi Giussani, tanto da essere invitato più volte al Meeting di Rimini. Ai ciellini una volta disse: “Non sono uno di voi, ma sto vicino a voi”. E a Piacenza, giovedì sera, ha citato Agostino nel passaggio del “De civitate dei” in cui il santo di Ippona sollecita la costruzione della civiltà di Dio.

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“Le guerre di oggi distruggono l’identità dei popoli”
“Non è la prima volta che viviamo un cambiamento d’epoca – ha detto Violante – è successo, ad esempio, con la scoperta dell’America nel 1492, ma anche (qualche anno prima, nda) con l’invenzione della stampa a caratteri mobili”. Il cambiamento d’epoca dei giorni nostri, di cui parla papa Francesco, secondo l’ex magistrato, è riferito a ciò che accade nel mondo digitale. “Infatti – ha esemplificato – il pontefice ha detto di fare omelie brevi, perché ormai non si riesce più a stare attenti per molto tempo”. L’ex presidente dell’assemblea di Montecitorio ha voluto poi dedicare un passaggio alle guerre di oggi, che “non sono più combattute tra forze paritarie, tra cui vige il principio di deterrenza”. “Quando sono squilibrate – ha proseguito – il più forte fa quello che vuole: oggi vediamo conflitti di questo tipo, in cui si cerca di distruggere l’identità dei popoli”. E la cancellazione dell’identità passa non solo dalle persone ma anche dagli edifici. “Vengono distrutte scuole, università, asili, biblioteche. È stata coniata una nuova parola, «domicidio», che indica proprio questo buttando giù gli edifici si distrugge la memoria popolare”.

“Tornare ai fondamentali”
La “ricetta” di Luciano Violante nei momenti di crisi è “tornare ai fondamentali”, che per lui sono la vita e la morte. “Oggi siamo circondati dalla morte – ha detto –: quando si parla di tregua, non si fa altro che decidere se moriranno cinquanta o cento bambini. Sento spesso parlare di dignità della morte, ma non di dignità della vita. In Canada è stato fatto un sondaggio: il 14% degli intervistati ha risposto che essere poveri può essere un buon motivo per praticare l’eutanasia. Dobbiamo riprendere in mano le fila della vita”.


Francesco Petronzio

Nelle foto, l'incontro a Palazzo Gotico: in alto, da sinistra Luciano Violante, Cinzia Bricchi e Juliàn Carrón; sopra, il pubblico presente.

Pubblicato il 12 aprile 2025

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