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Il successo di Pulcheria, tanti linguaggi per parlare di patriarcato e violenza di genere

Serena Groppelli Massimo Recalcati Sabrina Scampini Katia Tarasconi e Paola Pedrazzini

La capienza delle location non è bastata a contenere la mole di pubblico desiderosa di assistere alle serate di Pulcheria. E allora gli organizzatori si sono ingegnati, trovando escamotage di ogni sorta per non lasciare nessuno a bocca asciutta. Eclatante ciò che è successo lunedì 20 novembre: l’incontro con Massimo Recalcati era previsto alle 21.30, un’ora prima l’Auditorium Santa Margherita era già sold out. All’arrivo dello psicanalista le persone affollavano anche l’atrio e l’anticamera della sede di via Sant’Eufemia. L’overbooking ha portato il Comune e la direttrice artistica Paola Pedrazzini a rivedere alcune scelte: Michela Marzano si è spostata dall’Auditorium al più capiente secondo piano di palazzo Xnl, l’eccedenza di pubblico per la chiusura di Jacopo Veneziani ha assistito dal salone del vicino Palazzo Rota Pisaroni alla diretta streaming. Un’edizione da oltre mille presenze la ventiduesima della rassegna “al femminile”, che quest’anno si è svolta simbolicamente a ridosso del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. E un successo che porterà necessariamente lo staff a riflettere sulla logistica del prossimo atto.

Un messaggio, diversi linguaggi

Se l’affluenza è stata alta, il merito va attribuito alla qualità delle scelte. I contenuti hanno spaziato dalla fisica all’arte, dalle scienziate del passato alla “grande” Parigi del primo Novecento. La storia unica delle monache clarisse di Udine che nel ‘500 si ribellarono all’Inquisizione ha aperto la strada alle riflessioni sulla condizione femminile del giorno d’oggi. Un messaggio, quello di Pulcheria, filtrato dai più diversi linguaggi, dalla psicanalisi al romanzo, dal teatro al cinema, al fine di arrivare a tutti. “Abbiamo provato a ragionare sui paradigmi della società e in particolare del mondo femminile – spiega l’assessora comunale alle pari opportunità Serena Groppelli –. L’idea, il desiderio, la speranza è ribaltare questi paradigmi per riuscire a compiere una rivoluzione culturale e di sguardo, per provare a cambiare tutti insieme il punto di vista. Le scelte sono state mirate a creare un prodotto che fosse il più trasversale possibile, sia come pubblico che come linguaggi, attraversando un filo rosso di significato”.

La rivoluzione culturale è un processo lento

Due spin-off hanno accompagnato la rassegna: “Pulcheria Off” e “Il vocabolario del rispetto”. “Abbiamo lavorato sulla parola «rispetto» – osserva Groppelli – che deriva dal latino «respicĕre», «guardare indietro»: la speranza è che, guardandosi indietro, ciascuno diventi sempre più consapevole della propria identità e, di conseguenza, più pronto ad aprirsi all’altro”. La rivoluzione culturale da fare contro gli stereotipi e la violenza di genere non è immediata. “Vedendo i fatti di cronaca immaginiamo risposte immediate a quell’episodio. Ma, affinché quei fatti non succedano più, la rivoluzione deve passare attraverso percorsi più lenti in cui l’arte ha un ruolo preminente. È un processo lungo che deve stratificarsi nelle persone”, commenta la direttrice artistica Paola Pedrazzini. La strada imboccata dagli addetti ai lavori culturali di Piacenza è quella giusta. “Così come accade con i progetti di Bottega Xnl – prosegue Pedrazzini – anche l’edizione di quest’anno di Pulcheria poggia le basi su anni di percorso. Il segmento che abbiamo tracciato in questa settimana, scelta appositamente a ridosso del 25 novembre, ci indica la direzione per il futuro”.

Nel ‘500 le Clarisse si ribellarono all’inquisizione

A Pulcheria si è parlato di talenti al femminile, lotta agli stereotipi e pari opportunità sempre utilizzando il filtro della cultura e dell’arte, “linguaggi che permettono di ampliare lo sguardo”, osserva Pedrazzini. Nella serata del 25 novembre è andato in scena lo spettacolo “La semplicità ingannata” di Marta Cuscunà. “A partire da un dato storico del ‘500 – commenta la direttrice artistica – siamo arrivati a parlare della società contemporanea: quella delle Clarisse fu una rivolta pacifista e corale al patriarcato attraverso la cultura. È questa la chiave con cui io come direttrice artistica e il Comune di Piacenza abbiamo cercato di aprire la strada alle riflessioni del pubblico di Pulcheria”.

Paola Pedrazzini

Nella foto, Paola Pedrazzini

A Pulcheria anche da fuori provincia

L’enorme affluenza è stata una sorpresa anche per gli organizzatori. “Quando si progetta c’è sempre un’incognita: la risposta del pubblico e della comunità a cui ci si rivolge resta sempre un dato con un punto di domanda. Anzi, di solito si tende a pensare al ribasso. È accaduto quest’anno, in cui le scelte fatte sono state molto poco mainstream, centrate tutte su un percorso di identità legato ai linguaggi. Invece, per tutti gli appuntamenti, non solo quelli con protagonisti molto noti al grande pubblico, la partecipazione è stata molto attiva. Sono venuti tanti piacentini, ma anche diverse persone da altre province che hanno scoperto Pulcheria. Per noi è un elemento di grande soddisfazione”.

Francesco Petronzio

Il pubblico a XNL

Nelle foto: in alto, da sinistra Serena Groppelli, Massimo Recalcati, Sabrina Scampini, Katia Tarasconi e Paola Pedrazzini; sopra, il pubblico a XNL.

Pubblicato il 27 novembre 2023

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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