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Agli Amici dell’Arte l’opera prima dell’artista secentesca Elisabetta Sirani

dipinto sirani

Sarà inaugurata sabato 20 gennaio alle 17, presso la sede dell’Associazione Amici dell’Arte in via San Siro 13, l’esposizione dell’opera prima di Elisabetta Sirani (1638-1665), che sino al 3 febbraio sarà possibile ammirarenegli spazi delcomplesso monumentale Ricci Oddi ogni venerdì,dalle 16 alle 19,nonchéil sabato e la domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 19.30.

Un evento eccezionale, reso possibile dalla generosa concessione in prestito del dipinto – sotto l’egida della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza – da parte dell’Istituto Orsoline di Maria Immacolatadoveil quadro, di cui a lungo si erano perse le tracce, è ora custodito. A illustrare i dettagli dell’iniziativa, patrocinata dall’Amministrazione comunale e presentata stamani in Municipio, la sindaca Katia Tarasconi, l’assessore alla Cultura Christian Fiazzae il direttore dei Musei Civici di Palazzo Farnese Antonio Iommelli, accanto al presidente degli Amici dell’Arte Stefano Marchesi, affiancato dalla consigliera Rosanna Pedegani e dalprofessor Massimo Pulini, dell’Accademia di Belle Arti di Bologna.
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arà il docente, in occasione dell’evento inaugurale, adapprofondirei contenuti dell’opera e la figura di Elisabetta Sirani – considerata a tutti gli effetti “fille prodige” della pittura bolognese del Seicento,la cui morte a soli 27 anni è avvolta da dubbi e suggestioniin un intervento cui seguirà la lettura drammatica del brano “Il mistero di Elisabetta” di Stefano Antonio Marchesi, interpretato da Eleonora Marzani.

La pala d’altare raffigurante San Gregorio Papa con Sant’Ignazio di Loyola e San Francesco Xaverio fu dipinta dall’artista, oggi sepolta accanto a Guido Reni nella Basilica felsinea di San Domenico, a soli 17 anni, come si evince dal diario in cui lei stessa riferisce la commissione della tavola –la prima ufficialmentericevutanella sua carriera– daparte della Marchesa Spada, per una congregazione parmense.La nobildonna si identifica in Maria Veralli, consorte di Orazio Spada e madre di 12 figli, di cui sette femmine tra le quali una potrebbe (ma si tratta di un’ipotesi non ancora verificata) essere entrata in convento proprio tra le suore Orsoline, il che spiegherebbe la committenza e la destinazione dell’opera.
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e ricerche storiche sul dipinto avevano condotto, nel tempo, alla Congregazione dei Gesuiti per l’iconografia dei due Santi spagnoli rappresentati, senza trovare riscontri effettivi sul territorio di Parma. Dagli studi di Carlo Cesare Malvasia – definito dal professor Pulini “il Vasari bolognese” – sulle “Note delle Pitture fatte da me Elisabetta Sirani”, si è quindi individuato il misterioso capolavoro nell’opera conservatanel Convento delle Orsoline, annesso alla chiesa di San Martino in Foro, fondato nel 1649 e legato anch’esso, come quello parmense, ai Gesuiti.

presentazione1


Nel corso della conferenza stampa (nella foto sopra) si è sottolineato il talento straordinario di Elisabetta Sirani – educata all’arte sin dall’infanzia dal padre Giovanni Andrea, primo assistente di Guido Reni – e la sua personalità, nonché il suo ruolo storico come prima artista donna in Europa a fondare un’Accademia femminile di pittura. La sindaca Tarasconi e l’assessore Fiazza hanno ribadito l’orgoglio “per un evento che dà lustro alla città, ne promuove e ne valorizza il patrimonio storico, artistico e culturale”, ringraziando in tal senso l’Associazione Amici dell’Arte
per la preziosa attività e lo spirito di collaborazione. 

Pubblicato il 13 gennaio 2024

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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