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Lotta alla mafia: una battaglia che richiede l'impegno di tutti

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“La mafia uccide, il silenzio pure”, le parole di Peppino Impastato hanno ispirato le due serate organizzate da Azione Cattolica Piacenza e dal giornale Libertà. Al primo incontro, che si è svolto lo scorso giovedì, sono intervenuti Luigi Gazzola, Cancelliere del tribunale di Piacenza e autore del libro “Piacenza e la presenza mafiosa tra passato e presente” e Lorenzo Piva, coreferente dell’Associazione Libera di Piacenza; la prossima serata, sempre presso il centro il Samaritano di Piacenza, si svolgerà giovedì 13 marzo. La presenza mafiosa in Emilia-Romagna si può datare a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, fu proprio in quel periodo infatti che giunsero i primi soggetti in soggiorno obbligato, da quel momento il fenomeno è stato in continuo aumento, in una regione che tradizionalmente sembrava immune dal problema rispetto ad altre aree italiane. Le mafie infatti, in particolare la ‘ndrangheta, si sono adattate alle specifiche caratteristiche economiche e sociali della nostra regione.

La crescente infiltrazione mafiosa in Emilia-Romagna 

Questo fenomeno è stato documentato da numerose inchieste delle forze dellordine, che hanno evidenziato come le mafie abbiano approfittato della fiorente economia locale, fatta di piccole e medie imprese, turismo, agricoltura, ma anche delle opportunità offerte dalle opere pubbliche e dalle grandi infrastrutture. Ledilizia e le opere pubbliche sono infatti tra i settori più vulnerabili alla penetrazione mafiosa, esiste una lunga tradizione di infiltrazione in questi ambiti, essendo facili obiettivi per il riciclaggio di denaro sporco. Altri settori chiave comprendono lagricoltura, il gioco dazzardo e il commercio, ma anche la gestione dei rifiuti e la distribuzione di carburanti. In Emilia-Romagna, lagricoltura è una delle voci principali delleconomia e linfiltrazione mafiosa avviene spesso tramite lacquisizione di terreni e imprese agricole, ma anche mediante il controllo di filiere produttive.

La risposta delle istituzioni

Le istituzioni locali e nazionali hanno avviato numerosi interventi per contrastare la mafia nella regione. Le forze dellordine, con il supporto della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA), hanno compiuto operazioni di alto profilo, arrestando numerosi affiliati e sequestrando ingenti somme di denaro e beni. Tra le operazioni più significative ci sono quelle che hanno colpito il sistema delle cooperative, il cui scopo era quello di deviare risorse destinate a lavoratori e servizi per alimentare il capitale delle mafie. Inoltre, il sistema giudiziario e gli amministratori locali hanno cercato di rafforzare la collaborazione con la società civile, con laiuto delle associazioni antimafia e delle cooperative che operano in modo legale. Gli amministratori locali sono sempre più sensibili al tema della legalità, ma la strada è ancora lunga.

Il ruolo della società civile

La società civile emiliano-romagnola sta svolgendo un ruolo importante nella lotta contro la mafia. Le associazioni antimafia come Libera, che opera sul territorio da anni, contribuiscono a sensibilizzare lopinione pubblica e a promuovere la cultura della legalità. Le scuole e le università, inoltre, sono impegnate nella formazione delle nuove generazioni affinché siano consapevoli del pericolo delle mafie e della necessità di contrastarle.

Istruire i giovani

La presenza mafiosa in Emilia-Romagna rappresenta una sfida che non può essere ignorata, nonostante la regione sia spesso vista come un modello di sviluppo e di legalità. Le mafie si sono adattate alle caratteristiche economiche della zona e continuano a sfruttare le opportunità offerte da settori vulnerabili. Tuttavia, la reazione delle istituzioni, la crescita della consapevolezza nella società civile ed il continuo impegno delle forze dellordine sono segnali positivi per il futuro. La lotta contro la mafia in Emilia-Romagna è una battaglia che richiede limpegno costante di tutti: istituzioni, cittadini e imprenditori. Troppo spesso indifferenza e silenzio imperversano quando si parla di mafie. L’oceano dell’economia illegale italiana è costituito dalla criminalità organizzata, dalla corruzione e dall’evasione fiscale che si concatenano e sostengono vicendevolmente. Istruire i giovani su questi devastanti fenomeni criminali è un dovere delle istituzioni, della scuola e delle famiglie, perché rappresentano un pericolo che minaccia direttamente il loro futuro. Comprendere il senso della giustizia e combattere il disinteresse rappresentano i cardini della lotta, omertà e indifferenza sono di per se stessi “mafia”.

Stefania Micheli

Nella foto, l'incontro promosso da Azione Cattolica.

Pubblicato il 24 febbraio 2025

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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