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Teatro, incantesimo belliniano con Norma

 teatro municipale piacenza (dav)

Il nostro Municipale è tornato totalmente agibile dopo le tristezze del Covid. Era ora di bearsi di raffinata musica, tanto di uscire dal teatro rasserenati in una notte di ottobre. Merito del genio di Bellini!
Un tessuto musicale avvincente, complessivo, di varie arie che sostituivano le afone solitudini da assenza di teatro.
Il compositore catanese ha creato armonie penetranti in continuazione, tra le più poetiche del repertorio lirico nazionale, per trasportare lo spettatore alle emozioni che si vivevano in scena.
La sua idea allora: ogni sequenza musicale, dalle delicatezze alle esplosioni, al fine di conquistare con arte gli spettatori. E c’è riuscito, colmando gli animi di valori lirici.
Direttore d’orchestra l’abile e preparato Sesto Quatrini con l’Orchestra Filarmonica italiana.

Il cast di canto ha accentuato, per bravura, le intenzioni belliniane. Una superba Angela Meade, in Norma dalla voce inesauribile, donna e sacerdotessa, madre e guerriera. La sua “Casta Diva” da ricordare. Il basso Michele Pertusi, dalla voce bronzea, figura autorevole, padre di Norma. Anche il tenore Stefano La Colla di bella voce ha interpretato il romano Pollione. Di notevole rilievo per piacevole voce il mezzo soprano Paola Gardina, nei panni di Adalgisa, già amante di Pollione
Il coro del Municipale di Piacenza è molto piaciuto ed ha ricevuto tanti applausi. La regia di Nicola Berloffa è stata accurata, ma non troppo originale.
Alla fine sonori e prolungati applausi con grida di “bravi, bravi”.

                                             Luigi Galli      

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Pubblicato il 26 ottobre 2021

Sottocategorie

  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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