Gli antichi teatri dell’Emilia aprono in via straordinaria al pubblico dal 4 all’8 dicembre con visite speciali nei teatri storici delle province di Parma, Piacenza e Reggio Emilia, organizzate daVisit Emilia. Un’occasione particolare per vivere ciò che si cela dietro il sipario e al di là delle quinte dei grandi teatri emiliani, scenografia di maestri dell’arte e della musica come Giuseppe Verdi, ma anche luogo di bellezze artistiche ed architettoniche, e di intriganti vicende. Così, dal Teatro Regio di Parma al Teatrino del Castello di Vigoleno fino all’antichissimo Teatro Ruggero Ruggeri di Guastalla, i visitatori possono scoprire, gli universi segreti e sorprendenti che si svelano nei teatri dell’Emilia. Sul sitowww.visitemilia.comc’è l’elenco dei teatriche aderiscono all’iniziativa,le date e gli orari di visita (gratuite o a pagamento), oltre alle modalità di prenotazione.
PARMA
IlTeatro Regio, nel cuore di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020 + 2021, è uno dei templi italiani della lirica, un monumento dell’opera costruito in stile neoclassico a partire dal 1821 per volere della duchessa Maria Luigia d’Austria, moglie di Napoleone.
Il 4, il 5 e il 6 dicembre 2021si potrà ammirare, a seguito di una guida, il foyer e la platea decorata da Magnani e sovrastata dal lampadario in bronzo dorato forgiato dalle officine Lacarrière di Parigi, ma anche l’eccezionale sipario dipinto e la Sala del Ridotto.
All’interno dello splendido Complesso della Pilotta, da non perdere la visita alTeatro Farnese, dall’inconfondibile armonia custodita dalle strutture totalmente in legno realizzate nel 1618. Uno scenario straordinario per i visitatori che potranno osservarlo da vicino immaginando i fasti di corte dei Duchi Farnese. Il teatro aderisce all’iniziativadal 4 all’8 dicembre, tutti i giorni, e il biglietto di ingresso consentirà di visitare l’intero Complesso Monumentale della Pilotta.
Nella terra che ha dato i natali al maestro Giuseppe Verdi, è d’obbligo una visita alTeatro Giuseppe Verdi della rocca di Busseto (PR), sua città d’origine. Attraversando il portico e salendo lo scalone, si viene accolti da decorazioni di Giuseppe Baisi e Alessandro Malpeli e dai medaglioni di Gioacchino Levi raffiguranti la Commedia, la Tragedia, il Melodramma e il Dramma romantico. Si può visitaredal 4 all’8 dicembre, tutti i giorni.
PIACENZA
Stendhal lo definì, non a caso, il più bel teatro d’Italia. È stupore per gli occhi ilTeatro Municipale di Piacenza: elegante e raffinato, con la sua struttura all’avanguardia, il primo, nel 1895 ad essere interamente illuminato da lampade a energia elettrica. La sua sala a forma di tre quarti d’ellisse fu un’innovazione nell’Ottocento, grazie all’opera di Lotario Tomba che rivoluzionò i principi della canonica architettura teatrale europea. Nel tempo, il teatro è stato arricchito dalle opere di Alessandro Sanquirico e dei suoi allievi. Bellissimo il Secondino di scena di Domenico Menozzi, restaurato nel 2007.Si può visitare solo l’8 dicembre.
In un vicolo tra via Castello e via Taverna di Piacenza si scorge ilTeatro San Matteo, che rivela nella propria architettura le origini sacre di tempietto protoromanico. Divenuto sala cinematografica tra le due guerre e caduto in rovina, venne restaurato negli anni ’80 del secolo scorso e presenta oggi una platea di 200 posti.Le visite ci sono il 4, 5 e 8 dicembre.
Si possono ammirare meravigliosi affreschi nellaSala dei Teatini, un tempo chiesa di San Vincenzo, appartenuta, appunto, all’Ordine dei Teatini. Affreschi che per anni sono stati inaccessibili e poi recuperati come le opere lignee e della facciata grazie ad una grande opera di restauro. Oggi moderno auditorium, all’avanguardia per soluzioni tecniche ed acustica, è stato scelto come sala prove dell’Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini” diretta dal Maestro Riccardo Muti, che a Piacenza ha sede.Da visitare il 5 e l’8 dicembre.
Uscendo da Piacenza e raggiungendo Pontenure, si scopre il teatrino bomboniera con palcoscenico in muratura e decorazioni floreali delTeatro Serra di Parco Raggio, accanto alla dimora denominata "Villa Fortunata", che fu fatta edificare da Armando Raggio, tra il 1882 e il 1885. Spettacolare è la modanatura curvilinea che separa le due aree di copertura: in ferro la platea, in tegole il palcoscenico. Il Teatro èaperto il 5 dicembre.
A Castel San Giovannic’è un altro gioiello: ilTeatro Verdicon il suo bellissimo foyer con le antiche volte a crociera e la sala riadattata all’aspetto della chiesa originaria. Fu inaugurato nel 1823 e vide nel 1841 il debutto Anna Maria "Marietta" Baderna, perla della danza famosa in tutto il mondo.Si può visitare il 7 dicembre.
Intitolato nei primi del Novecento alla leggendaria attrice che ne aveva calcato il palco a soli 10 anni, ilTeatro Eleonora Duse di Cortemaggioreaffonda le proprie radici nel 1826, quando Maria Luigia d’Austria consentì i lavori per la trasformazione del convento. La piccola platea a ferro di cavallo è dominata da due ordini di palchi e da una sala decorata in stile rinascimentale a fiori e ghirlande.È aperto alle visite il 5 dicembre.
Unico e probabilmente tra i più piccoli al mondo, ilTeatrino del Castello di Vigoleno,fu realizzato per volontà della principessa Maria Ruspoli Gramont (proprietaria del maniero tra il 1922 e il 1934) dall’artista russo Alexandre Jacovlef che decorò le pareti della sala con tinte vivaci e disegni esotici rappresentando animali, maschere, figure danzanti dalla connotazione simbolica, musici e dame in abiti settecenteschi, tra cui ritrasse la stessa principessa e una fitta vegetazione con tralci. Al centro della scena una rappresentazione stilizzata del borgo medioevale riconduce al realismo magico di Gino Severini.Si può visitare il 4, 5 e 8 dicembre.
REGGIO EMILIA
Reggio Emilia è una delle città in cui la cultura del teatro è fortemente radicata. Nella città del Tricolore, già dalla seconda metà del Seicento ogni palazzo nobiliare aveva uno spazio adibito alle recite. Il Teatro Municipale Romolo Valli è senza dubbio uno dei più prestigiosi del territorio emiliano: inaugurato nel 1857, con il suo porticato dominato da un cornicione decorato con 14 statue, mostra un palco grandioso, sul quale è installato un pregievole organo Montesanti del 1815, e un ampio retropalco. Nella sala che ha forma ellittica prevalgono il bianco e l'oro, vi sono quattro ordini con 106 palchetti, il palco reale e una loggia. ll terzo sipario “Siderea”, è stato realizzato dall'artista Omar Galliani, nel 1991.Le visite si svolgono il 4 e 5 dicembre.
A Correggioè bello da visitare ilTeatro Asioli, realizzato nel punto in cui Niccolò Postumo fece erigere il proprio palazzo sul finire del XV secolo. Fu più volte ricostruito, ma conserva ancora il disegno originario della sala, inaugurata nel 1852 con pianta a ferro di cavallo, 60 palchi ordinati su tre ordini, un loggione e un palco reale.Le visite guidate sono possibili il 5 dicembre.
A Guastalla, invece, da non perdere è la visita alTeatro Ruggero Ruggeri, tra i dieci più antichi d’Italia. Fu costruito nel 1671 su progetto di Antonio Vasconi per ordine di Ferrante III, duca di Guastalla. Nonostante gli interventi di restauro subiti nel corso dei secoli, l’aspetto attuale mantiene la pianta a ferro di cavallo e l’originale assetto della facciata.È possibile vivere la sua affascinante storia l’8 dicembre.
Novellaraospita ilTeatro Franco Tagliavini, che ripropone in miniatura la struttura del Teatro Municipale di Reggio Emilia con la pianta a ferro di cavallo, tre ordini di palchi con loggione e un’ampia scena sormontata da un orologio. Fu intitolato al tenore della città solo nel 2012, ma le sue radici risalgono alla sala per spettacoli esistente fin dal Cinquecento nella rocca dei Gonzaga. Poi nell’800, Antonio Tegani si occupò della realizzazione del teatro così come si può osservare ora, con le splendide decorazioni di Cesare Cervi.Si può visitare il 5 dicembre.
Con un nome che richiama l’antico toponimo di Rubiera, ilTeatro Herberia di Rubieraaprì il sipario nel 1926, mostrandosi in una struttura tardo Liberty ideata da Antonio Panizzi e Italo Costa. Molto attivo anche come cinema, venne chiuso e poi riattivato, previo restauro, a fine anni ’80.Le visite sono possibili il 4 dicembre.
Ha una storia particolare anche il Teatro Sociale Danilo Donati di Luzzara. Iniziato nel 1813, fu inaugurato nel 1852 grazie alla costituita Società teatrale Luzzarese, seppure nell’antico Palazzo dei Gonzaga esisteva già un piccolo teatro di corte e un altro fu realizzato nei locali poi occupati dalla scuola d’arte. Il teatro poteva contenere fino a 400 persone, con 47 palchi divisi in tre ordini. Il sipario, disperso, rappresentava la Fiera di Luzzara coi Principi Gonzaga e fu dipinto dal Casali. L’edificio subì un radicale restauro nel 1919 e la pianta fu modificata in forma semicircolare. Nel 2006 sono stati effettuati lavori di restauro e nel 2013 la prima riapertura grazie all’idea di recupero di Fondazione Un Paese e al lavoro di un appassionato gruppo di volontari che ha portato alla fine del 2018 il Teatro alla riapertura, con un’agibilità di 99 posti. Il teatro fu intitolato a Danilo Donati, costumista, scenografo, artista poliedrico, luzzarese d’origine e premio Oscar.Visite il 4 e 5 dicembre.
Tutte le informazioni sulle singole date di apertura, gli orari, i costi, sono sul sitowww.visitemilia.com
“La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).
Conoscere l’altro
L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.
Le differenze tra le due religioni
Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.
Francesco Archilli
Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.
Ascolta l'audio
Conteggio articoli:
5
"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria. "Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.