Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

Viaggio con la memoria nella Piacenza popolaresca

poli

 

Piacenza popolaresca delle vecchie borgate. Questo il tema affrontato da Giuseppe Romagnoli nella conversazione tenuta al PalabancaEventi nell’ambito delle manifestazioni collaterali alla mostra “La Piacenza che era”, promossa dalla Banca di Piacenza senza beneficiare di contributi pubblici o parapubblici.

Il relatore - presentato da Valeria Poli dopo il saluto introduttivo del condirettore generale della Banca Pietro Coppelli - ha esordito ricordando i lunghi periodi di studio e di lavoro, per fissare sulla carta la Piacenza popolaresca delle vecchie borgate. Mesi e mesi in biblioteca a spulciare archivi, a sfogliare quotidiani e periodici; altri lunghi mesi nelle osterie o in circoli di ritrovo, per farsi narrare dagli anziani personaggi ed avvenimenti di quel mondo (un lavoro sfociato nei due volumi usciti agli inizi degli anni Ottanta “Piacenza popolaresca”, Editrice Humanitas, a cura dello stesso Romagnoli e di Gaetano Pantaleoni).

L’oratore ha raccontato Piacenza com’era una volta, il suo vero humus popolare, iniziando dalla suddivisione toponomastica, quella dentro le mura, quel formicolante microcosmo delle borgate a ridosso delle antiche porte: Borghetto, Sant’Agnese, con il Po sullo sfondo, fino al 1960 casa dei piacentini.

«Perché borgate? Perché il termine quartiere, sotto un profilo storico-sociologico, appare improprio - ha argomentato il prof. Romagnoli -; presuppone un concetto di pianificazione razionalizzata, mentre il termine borgo richiama spontanei nuclei residenziali autonomi, poi inglobati nella città murata e turrita. Così come le torri erano il simbolo del potere feudale trapiantato in città, i borghi piacentini erano chiusi tra di loro, sovente in competizione ed il varcarne i confini presupponeva risse e conflitti».

In quella che il giornalista ha definito «caleidoscopica realtà sociale delle borgate» agirono attori primari e secondari della Piacenza popolaresca, fatta perlopiù di gente che viveva alla giornata. Il relatore ha poi parlato delle vecchie osterie, fondamentale proscenio della realtà delle borgate, numerosissime nella vecchia Piacenza (oltre 100), come del resto le caserme e le chiese.

«Dunque la Piacenza che era, quella popolare, fondamentale supporto - ha concluso il prof. Romagnoli - per capire la Piacenza che è ma soprattutto quella che verrà».

Prossimo appuntamento con le manifestazioni collaterali alla mostra, lunedì 3 gennaio, alle ore 18: in programma la conversazione di Valeria Poli sul tema “Piacenza nei ricordi fotografici di Giulio Milani”.

Pubblicato il 31 dicembre 2021

Ascolta l'audio

Sottocategorie

  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

    Ascolta l'audio

    Conteggio articoli:
    5

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente