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La Piazza «Grande» o «de' Cavalli », la storia di come è cambiata dal XIII al XX secolo

Giorgio Eremo e Valeria Poli 

Com’è cambiata, nel corso dei secoli, la Piazza “Grande” di Piacenza? A documentarlo è stato Giorgio Eremo - con l’ausilio di immagini d’epoca tratte dal volume dallo stesso scritto in argomento - nel corso della conversazione che si è tenuta nel pomeriggio del 14 gennaio al PalabancaEventi (Sala Panini) nell’ambito delle manifestazioni collaterali alla mostra “La Piacenza che era”, prorogata dal popolare Istituto di credito di via Mazzini - visto l’interesse suscitato - fino a domenica 23 gennaio compreso.

Piazza Cavalli è uno dei soggetti più rappresentati nei dipinti e nelle foto d’epoca esposti nel già Palazzo Galli, a cominciare dal quadro designato immagine-mostra, “Piazza dei Cavalli a Piacenza”, di Hippolyte Sebron (1836, collezione Banca di Piacenza), senza dimenticare l’opera di Federico Moja (collezione privata), che ha messo su tela la Piazza nel 1840, con risultati molto apprezzati anche da Vittorio Sgarbi.

«Piazza de’ Cavalli - ha spiegato il relatore, presentato da Valeria Poli - nel tempo è andata arricchendosi di strutture architettoniche che, inevitabilmente, hanno comportato il sacrificio di altre. Ad esempio, già nel XIII secolo, per poter costruire la Basilica di San Francesco e Palazzo Gotico, si procedette a diversi abbattimenti». La stessa cosa è avvenuta negli ultimi decenni del Settecento, quando l’architetto Lotario Tomba eliminò alcune costruzioni medievali - in parte conservate e inglobate nel nuovo edificio - per costruire il Palazzo del Governatore.

«Da ultimo - ha proseguito il dott. Eremo mostrando le relative immagini - nella prima e nella seconda metà del XX secolo, si è proceduto, secondo gli indirizzi dettati dalla politica del “regime fascista”, al completo abbattimento di ben tre lotti, che delimitavano la piazza ad oriente e dove sono sorti i palazzi Ina e Inps. Con le demolizioni del 1° e 2° Lotto furono riportati alla luce preziosi reperti archeologici, ora conservati al Museo Civico».

L’oratore ha quindi riferito notizie e curiosità riguardanti i principali monumenti della Piazza: la chiesa di San Francesco con il suo magnifico portale rinascimentale; il torrazzo di San Francesco; la chiese di San Bartolomeo e di Santa Maria, abbattute nel 1281 per far posto a Palazzo Gotico (del quale sono state illustrate le varie trasformazioni, come la costruzione e la successiva eliminazione del balconcino); la Madonna di Piazza (che subì diversi “traslochi”), i Cavalli farnesiani; il Palazzo del Governatore; il Palazzo del Collegio dei Mercanti (dove c’era il Teatro dei Filodrammatici e attuale sede del Comune); il Palazzo del Collegio dei Notai (che fu sede della Banca Popolare Piacentina); la loggetta sulla piazzetta delle Grida, che ritroviamo nel dipinto di Jacques François Carabain (1894, collezione Banca di Piacenza) esposto in mostra.

Appuntamento conclusivo con le manifestazioni collaterali a “La Piacenza che era”, lunedì 24 gennaio (Sala Panini, ore 18), con una conversazione di Giuseppe Romagnoli su “Piacenza popolaresca: piazza Borgo, strä ‘Lvä e centro storico. Vecchie osterie e pionieri dell’industria”.

Pubblicato il 15 gennaio 2022

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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