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900 anni della Cattedrale. Gigli: un patrimonio culturale unitario

Gigli 

Se si potessero trasformare le pietre in pagine, il duomo di Piacenza diventerebbe un grande libro dell’esistenza. “A quell’epoca - come scrive Gaia Corrao su “Il libro della vita. Viaggio attraverso le sculture della cattedrale di Piacenza (Nuova Editrice Berti) - quasi nessuno sapeva leggere. Scrivere un bel libro del catechismo sarebbe stato tempo perso per la maggioranza delle persone, alle quali sarebbe rimasto per sempre inaccessibile. Come insegnare Dio, allora? E la vita e la morte? E i misteri dell’incarnazione, passione e risurrezione del Cristo? Come spiegare alla gente comune che la vita ha un senso, che non è legata al caso e che il peccato ha un peso, sulla coscienza e sul destino ultimo dell’uomo? Niente di più innovativo che scolpire il tutto sulle pietre della cattedrale. Un luogo frequentatissimo... almeno a quei tempi e accessibile a tutti. Un luogo destinato a rimanere per sempre”.

Alla scoperta delle sculture del XII secolo

Sulla stessa lunghezza d’onda la relazione della dott.sa Antonella Gigli, direttrice dei Musei Civici di Palazzo Farnese che, nell’ambito del ciclo di conferenze di Arte e Architettura medievale, organizzati per i 900 anni della Cattedrale di Piacenza, ha accompagnato, il 19 gennaio, i presenti su piattaforma online e Social, alla scoperta delle sculture del XII secolo, le rappresentazioni e le iconografie nate insieme alla cattedrale.

La facciata del duomo

La lezione magistrale della studiosa piacentina ha messo in luce il ricco apparato scultoreo della facciata della cattedrale. Il portale di sinistra reca nell’architrave scene evangeliche e l’opera, realizzata all’inizio della prima campagna di lavori nel 1122, è attribuita per lo più a Wiligelmo, scultore medievale italiano, uno dei primi a firmare la propria arte che ha lavorato, oltre che a Piacenza, a Modena, a Cremona e a Nonantola. Il portale destro di Niccolò, scultore italiano tra il 1122 e il 1139, uno dei i principali maestri italiani in epoca romanica, propone la Presentazione al tempio, la Fuga in EgittoBattesimo e le Tre tentazioni di Cristo. Il portale centrale, nell’archivolto, reca in fascia i simboli dello Zodiaco, tra i più antichi in Occidente, del XII secolo; il ciclo è stato riferito a Niccolò, a scultori wiligelmici e alla Scuola di Piacenza.

L’interno del duomo

La dott.sa Gigli ha messo poi in evidenza l’interno della Cattedrale, caratterizzato da numerose testimonianze scultoree nei capitelli dei pilastri posti a grande altezza, al di sopra delle chiavi dei grandi archi longitudinali, disseminate sui pilastri stessi della navata e del transetto. Queste opere, poco visibili perché poste molto in alto, hanno però - per la studiosa - un grande interesse artistico e storico.

Tra sacro e profano

In questi bassorilievi, di enorme valore, Gigli ha messo in evidenza le creature immaginarie e mostruose tipiche del medioevo. “Infatti - sintetizziamo il pensiero della relatrice - nell’iconografia della chiesa romanica sono presenti temi delle storie sacre, ma anche temi laici e profani con un repertorio che attinge alla vita quotidiana: tipica la sequenza dei dodici mesi dell’anno, rappresentati dai simboli dello Zodiaco e dalle attività contadine, oppure la serie dei mestieri, come le formelle delle corporazioni, presenti in duomo a Piacenza. Queste immagini popolari coesistono poi con le raffigurazioni di un mondo irrazionale e fantastico: mostri, draghi, arpie, sirene... Tutto si compone in un patrimonio culturale unitario, in cui ciascuno poteva riconoscere la propria esperienza reale e quotidiana e vedere tradotti in forme visibili i princìpi della fede insieme alle speranze e alle paure dell’ignoto”.

Il fascino delle sculture

Queste le principali suggestioni proposte dalla dott.sa Gigli che ha evocato il fascino delle sculture della cattedrale di Piacenza, opere che sfidano i secoli e i millenni. “Pietre - come scrive Gaia Corrao nel libro citato - che ormai non sono più soltanto materia. Pietre che hanno una storia, un significato profondo, un messaggio da comunicare agli uomini di oggi, come a quelli di ieri.
Pietre che parlano. Pietre vive”.

Riccardo Tonna

Pubblicato il 20 gennaio 2022

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Sottocategorie

  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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