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«Opera Tua», inizia il restauro della «Natura Morta» di Felice Boselli

FotoDELPAPA 23

A Palazzo Farnese si svolta la presentazione dell'intervento di restauro delle due tele che compongono la “Natura morta” di Felice Boselli, sostenuto da Coop Alleanza 3.0 grazie al progetto “Opera tua” che aveva visto prevalere i dipinti esposti nella mole vignolesca sulla “Annunciazione con i Santi Caterina e Sebastiano” custodita al Museo della Pilotta di Parma.

A illustrare i dettagli dell'iniziativa e l'importanza del lavoro di restauro sono intervenuti, accanto all'assessore alla Cultura Jonathan Papamarenghi, la direttrice dei Musei Civici di Palazzo Farnese Antonella Gigli, la presidente del Consiglio di Zona e dell'Area Sociale Vasta Parma-Piacenza di Coop Alleanza 3.0 Paola Rossi ed Enrico Bressan, presidente di Fondaco Italia, la società attiva nella valorizzazione dei beni culturali che, in collaborazione con l'associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale e le istituzioni territoriali, ha curato il progetto – patrocinato dal Touring Club Italiano – e selezionato le opere oggetto di attenzione. Erano inoltre presenti la restauratrice Valentina Rimondi di Cool Tour e la consulente Cristina Gasperotti di Ocra Restauri.

“E' stata Piacenza, nella sfida contro Parma – sottolinea l'assessore alla Cultura Jonathan Papamarenghi –, ad aggiudicarsi il concorso “Opera tua”, promosso da Coop Alleanza 3.0. Sono oltre settemila le persone che hanno votato, e tra queste il 55% ha espresso la sua preferenza per le due nature morte di Felice Boselli esposte a Palazzo Farnese, “Pesci, barbagianni, gatto, limone e verze” e “Rape, cacciagione, funghi e gazza”, entrambe risalenti al 1720, preferendole alla tavola di Alessandro Araldi, “Annunciazione con Santa Caterina e San Sebastiano”, custodita nel complesso museale della Pilotta. La sana competizione con i cugini parmensi – aggiunge l’assessore - ha offerto l’occasione, ai tanti che hanno partecipato al voto, di conoscere e apprezzare un artista di grande sensibilità e intelligenza come Felice Boselli, che annoveriamo in quel vasto corpus di ricchezze storiche, artistiche e culturali che Piacenza oggi custodisce e vuole rivelare con rinnovato entusiasmo. Desidero quindi rivolgere un grazie particolare – conclude Papamarenghi - a tutti coloro che hanno sostenuto i nostri dipinti, che ora potranno essere ulteriormente valorizzati in tutto il loro pregio con il restauro generosamente sponsorizzato da Coop Alleanza 3.0”.

Antonella Gigli, direttrice dei Musei Civici di Palazzo Farnese, ha posto l’attenzione sul percorso artistico di Felice Boselli: “Nato a Piacenza nel 1650, conobbe i maggiori apprezzamenti da parte dei collezionisti coevi non solo nella sua città d'origine ma anche sui mercati di Milano (dove, 15enne, aveva cominciato l'apprendistato nella bottega del pittore Giuseppe Nuvolone), Bologna e Firenze. Anche nel suo importante ciclo di lavori realizzato a Parma – due serie di ovali per la famiglia Meli Lupi, ventinove quadri per i Pallavicino – le nature morte costituiscono il tema maggiormente ricorrente, con l’inconfondibile gattino – Felix - che ne è un po’ la firma. Nei due dipinti partecipanti al concorso “Opera tua”, la maestria dell'autore emerge nell'uso sapiente e materico dei colori e della luce e nella corposità delle pennellate”. Antonella Gigli ha inoltre ricordato che “le due opere di Felice Boselli, “Pesci, barbagianni, gatto, limone e verze” e “Rape, cacciagione, funghi e gazza”, sono pervenute ai Musei Civici di Palazzo Farnese grazie a un lascito testamentario disposto nel 2006 dalla prof.ssa piacentina Laura Capelli, unitamente  ad altri cinque dipinti di altri autori”.

Pubblicato il 10 marzo 2022

Nella foto di Mauro Del Papa, la presentazione dell'avvio del restauro della Natura morta di Felice Boselli.

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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