Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

Francesco Daveri, un dono per tutti. Si presenta il libro alla Biffi

 10 Maggio presentazione LAvvocato di Dio

Dopo la serata promossa dall'Azione Cattolica diocesana il 28 aprile, nell’anniversario della Liberazione di Piacenza, con le sentite letture del prof.Alberto Gromi, ci sarà un nuovo appuntamento per parlare di Francesco Daveri e del romanzo “L’Avvocato di Dio” sulla sua figura e la nostra Resistenza piacentina.
Martedì 10 maggio alle ore 18, alla Galleria Biffi, ci sarà una presentazione del romanzo curata dalla prof.ssa Marta Rutigliano, con letture dell’avv. Salvatore Dattilo e un’attenzione al suo senso di giustizia.

Daveri (detto “l’avvocato dei poveri”) riuniva nel suo studio e poi nella chiesa di San Medardo a Peli di Coli un gruppo variegato di persone animate da un unico scopo: restituire la “Santa Libertà” all’Italia. Pagò la sua libertà di pensiero con la persecuzione ingiusta (lui, un avvocato che credeva nella giustizia), l’esilio, il tradimento e i lager di Bolzano, Mauthausen e Gusen, dove morì da cristiano. Aveva solo 42 anni, era papà di 6 figli. Ma il romanzo non vuole solo essere un altro modo di raccontare la Storia, anche se può avvicinare chi non legge saggi, come ha affermato Sandro Beretta, editore di Le Piccole Pagine.
Un romanzo storico, pur nel rispetto del “vero per oggetto” (come vuole Manzoni!), nell’“interessante per mezzo” e nell’ “utile per fine” (la riflessione etica che ne nasce), deve anche sapere restituire la parte perduta della Storia: la vivezza dei dialoghi delle riunioni degli eroi della nostra Resistenza, o lo sguardo e la voce di Daveri, ad esempio.

Il motto dell'AC "preghiera, azione, sacrificio"

La grandezza di Daveri è nell’aver incarnato nella sua vita il motto di AC: “PREGHIERA, AZIONE, SACRIFICIO”.
La PREGHIERA era parte viva e fondante del suo essere cristiano, lo ancorava al BENE e gli dava la forza di sentire tutti fratelli, anche i comunisti atei. Accanto alla preghiera per Daveri c’era la formazione continua, all’interno di AC, sua e dei giovani: con Mons. Civardi aprì lo Studium Christi, un laboratorio di coscienze cristiane attive, coinvolgendo Don Mazzolari, Moro, il futuro papa Montini con l’amico Trebeschi.
Ma non solo la preghiera lo sosteneva: egli fece dell’AZIONE, ovvero l’adesione alla Resistenza “con il Rosario in mano”, il fulcro del suo essere cristiano nel mondo: si spese generosamente per gli altri, per la Patria. Visse la politica come la volontà di raggiungere “L’AVVERAMENTO DEI PRINCIPI CRISTIANI”, un servizio per attuare la concordia tra le persone che agivano per la LIBERTà nella GIUSTIZIA, priva di vendetta, ma conforme al Bene. Così Daveri vedeva la Resistenza, umanità contro il disumano, come P. Turoldo e Don Mazzolari (e Daveri, non a caso, andò in esilio solo con due suoi libri).
Infine, il SACRIFICIO. Ci sono due lettere in apparente contrasto: nella prima Daveri si diceva in obbligo di salvarsi per il bene della famiglia, nella seconda (l’addio alla moglie) dichiarava di sentirsi in dovere di agire per la Patria. Tra le due, c’è Dio che si muove e opera la trasfigurazione spirituale di Francesco: la libertà di donarsi per il Bene della Patria e della Famiglia che ne fa parte fino a morire nel lager, il suo Calvario. Ed eccolo offrire le ultime forze per tenere un gruppo di preghiera nella sua baracca, come testimoniano, e offrirsi come pane che entra in un forno terribile ed esce unito al suo Signore, quasi Figura Christi, in aderenza totale al suo Gesù fino al martirio e alla morte. “Pane che odora di vita”: un profumo che non dobbiamo dimenticare.

Leili Maria Kalamian

Pubblicato il 6 maggio 2022

Ascolta l'audio

Sottocategorie

  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

    Ascolta l'audio

    Conteggio articoli:
    5

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente