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Cacciari: «Con Dante in viaggio verso la conquista della libertà»

Massimo Cacciari copia

Dante cantore della libertà (Libertà vo’ cercando). Questo il filo condutture della lectio magistralis che Massimo Cacciari ha tenuto nella Biblioteca del Convento di Campagna (con la sala del Refettorio videocollegata) davanti a un numeroso e attento pubblico: incontro (rientrante nelle Celebrazioni dei 500 anni di Santa Maria di Campagna a cura della Comunità francescana e della Banca di Piacenza) di chiusura della settimana dedicata al Sommo Poeta che ha visto l’attore e regista Massimiliano Finazzer Flory misurarsi con un’ispiratissima lettura teatrale dei canti più significativi della Divina Commedia (18 in totale, compresi quelli recitati stasera, il XXV e il XXXIII del Paradiso).

Dopo il saluto del condirettore della Banca Pietro Coppelli e l’introduzione di Finazzer Flory, il filosofo Cacciari ha brillantemente spiegato la grande idea di libertà che Dante fa emergere dalla Divina Commedia: «Tanto grande - ha sottolineato - che mette a guardia del Purgatorio un suicida pagano. Ma cos’è che ha salvato Catone? L’amore assoluto per la libertà. Dio ama a tal punto la nostra idea di liberarci che grazia un suicida perché ha preferito perdere la vita piuttosto che sottomettersi a un tiranno».

L’illustre ospite ha affrontato anche il tema del linguaggio, parallelo a quello della libertà: «Con il De vulgari eloquentia Dante è il primo ad affrontare il tema del linguaggio (così come con Monarchia inaugura il genere politico e con Convivio parla di filosofia in volgare) dimostrando il nesso tra libertà e linguaggio: nessuno nasce libero, ma ci viene data la possibilità di liberarci a patto che lo facciamo come singoli, non possiamo essere liberati; non è spiegabile da dove viene la potenza di liberarci, ognuno ha le proprie risposte (per Dante arrivava da Dio), ma è comunque un dono. Stesso discorso per la lingua: il Poeta parla di forma locutionis per dire che abbiamo l’innata capacità di imparare qualsiasi linguaggio si ascolti dalla mamma, anche qui un dono e anche qui l’opportunità che ci viene concessa di educare il linguaggio, di farlo diventare convincente, ma questo dobbiamo farcelo da noi, nel senso che non nasciamo ragionando. Ogni singolo, dice sempre Dante, ha la possibilità di esprimere le proprie idee e quindi di essere libero se si esprimere la propria diversità, perché la libertà contrasta con il concetto di uguaglianza».

Il prof. Cacciari ha rimarcato «la forza» con la quale Dante sottolinea l’idea di libertà, e non è un caso che essa sia tema centrale nel Canto centrale dell’opera, il 16° del Purgatorio, dove il Poeta confida a Marco Lombardo un dubbio “che lo fa scoppiare”: perché il mondo è deserto d’ogni virtude? Certo nel nostro cammino per conquistare la libertà incontriamo molti condizionamenti, ma sono tutti vincibili. «Tranne la morte - ha aggiunto il filosofo veneziano -. E nel Paradiso il concetto di libertà ha un altro segno, si eleva verso l’eterno con Dante che viene guidato verso l’Empireo: il grado ultimo della libertà è quando essa entra in Dio, si sovrumana: solo con questa visione (credere di essere capaci dell’impossibile) - ha concluso il prof. Cacciari - avremo una piena idea di libertà e riusciremo a vincere i condizionamenti arrivando ad essere mortali-natali, facendo diventare i due termini sinonimi».

Come ricordo della serata, il dott. Coppelli ha donato al prof. Cacciari la targa del benvegnu, mentre al M° Finazzer Flory ha ricevuto il libro di Gianfranco Levoni “Piacenza”, che ha in copertina una splendida immagine della Cupola di Santa Maria di Campagna.

Nella foto, il professor Massimo Cacciari durante il suo intervento.

Pubblicato l'8 maggio 2022

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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