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Dal 22 luglio un libro sulla comunità di Padre Dall'Oglio

Paolo DallOglio e la comunita di deir mar musa LIBRO

A nove anni dalla scomparsa di Paolo Dall’Oglio, la storia della sua Comunità oggi presente in Siria, in Iraq e in Italia viene raccontata nel libro "Paolo Dall’Oglio e la Comunità di Deir Mar Musa. Un deserto, una storia", di Francesca Peliti per le edizioni Effatà, disponibile nelle librerie da venerdì 22 luglio.

"Abbiamo continuato a pensare a lui e ad attendere. Intanto non abbiamo potuto non interrogarci innumerevoli volte sul destino della Comunità di Deir Mar Musa da lui fondata, che pure ha continuato il suo cammino, ben oltre quanto molti si sarebbero aspettati. Come mai e come? Perché e con quali prospettive? - scrive padre Federico Lombardi, gesuita, già direttore della Sala Stampa vaticana -. Questo libro ci racconta e ci spiega molte cose, dando giustamente lo spazio principale alle testimonianze personali di tutti i membri della Comunità che ne fanno parte finora, o di altri che hanno partecipato più profondamente al suo cammino nel corso degli anni. Paolo è presentissimo, come origine, guida e ispiratore di questa straordinaria avventura, e anche con le sue lettere. Ma non c’è solo lui. Ed è proprio per questo che la Comunità c’è ancora".

La storia

«La faccenda cominciò nell’agosto del 1982... per fare i miei esercizi spirituali scelsi allora di andare al monastero diroccato di Mar Musa a 18 km, da fare in parte a piedi, ad est della cittadina di Nebek, in una zona dirupata e deserta della Siria centrale... Se una chiesa di pietre non è l’espressione di una comunità vivente, andrà certo in rovina; il nostro monastero in rovina ci chiama a ricostruire una chiesa viva». (p. Paolo Dall’Oglio, lettera da Beirut, 1985)

Quel luogo e la spiritualità che ne emana diventano la missione del giovane gesuita che ha, oltre alla vocazione, l’idea di un punto di incontro fisico e simbolico fra Oriente e Occidente.

Nel corso di lunghi anni la visione teologica e spirituale di padre Paolo ha coinvolto un gran numero di persone, le ha colpite, cambiando il corso delle loro esistenze. Dal 1982 il monastero di Mar Musa al-Habashi, ovvero di San Mosè l’Abissino, è diventato un saldo punto di riferimento per il dialogo islamo cristiano ed è passato attraverso numerose trasformazioni, sopravvivendo alla guerra, alla minaccia dell’Isis e al rapimento del suo fondatore avvenuto a Raqqa il 29 luglio 2013.

Questo libro ne racconta la storia attraverso la voce dei protagonisti.

È un viaggio iniziato per mano di padre Paolo, ma che non è finito con la sua scomparsa. Al contrario. In questi scritti la Comunità rinnova un voto di fede che trascende le vicende storiche per rimettere al centro il pensiero del suo fondatore. Oltre le testimonianze dei monaci, delle monache e dei laici che a vario titolo hanno fatto parte di questa storia, alcune lettere che p. Paolo ha inviato agli amici nel corso dei primi anni accompagnano parte di quel viaggio; sono dodici lettere in tutto, la prima del 1985, l’ultima del 1995: è il suo racconto di quel periodo. Francesca Peliti ha voluto inserirle tra le testimonianze senza tener conto del tempo, così attraverso le parole di p. Paolo il passato ritorna presente.

I diritti d'autore alla Comunità di Deir Mar Musa

La Comunità di Deir Mar Musa, è costituita oggi da otto membri, un novizio e due postulanti. A questi si aggiungono i laici che a vario titolo lavorano e collaborano nei tre monasteri: Deir Mar Musa, in Siria, Deir Maryam al-Adhra a Sulaymanya nel Kurdistan Iracheno, e il monastero del SS. Salvatore a Cori, in Italia. Purtroppo il monastero dedicato a Mar Elian (san Giuliano) a Qaryatayn – un’oasi sulla strada verso Palmira – è stato distrutto dall’ISIS nel 2015. Qui è stato rapito a maggio 2015 fra’ Jacques Mourad, parroco della piccola comunità cristiana locale. Mar Elian aveva accolto durante la guerra molti sfollati e con grande dedizione e passione fra’ Jacques aveva lavorato per mantenere viva l’armonia tra i cristiani e i musulmani anche nei momenti più bui. Grazie a Dio, Jacques è tornato libero dopo 5 mesi di prigionia.

Anche il monastero a Sulaymanya ha accolto dal 2014 al 2018 numerose famiglie fuggite da Qaraqosh per l’avanzata dell’ISIS.

Ospitalità abramitica: è una priorità della Comunità, quella che praticarono i monaci in ogni epoca: ospitalità fatta di servizio, misericordia e perdono, ospitalità di saggezza e direzione spirituale, ospitalità della mensa comune e del silenzio, ospitalità dell’accoglienza dell’altro nella sua ricchezza e nel bisogno, il suo carisma particolare e la sua sete spirituale.

I diritti d’autore derivanti dalla vendita del libro saranno devoluti alla Comunità di Deir Mar Musa

Chi è Francesca Peliti

Ha lavorato per 15 anni nell’azienda tipografica di famiglia, quindi dal 1990 al 2014 si è occupata di editoria e comunicazione con il fratello Mario (Peliti Associati). Oggi, collabora con il marito Federico Castellucci nell’azienda agricola nelle Marche, studia teologia e si adopera con altri amici per dare sostegno alla Comunità di Deir Mar Musa.

Pubblicato il 19 luglio 2022

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Sottocategorie

  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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