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Un libro per l'estate: «Gesù uomo vero» di don Mazzi

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“Ah ma parla di Gesù… non sarà pesante? Troppo teologico? Non penso sia il libro adatto da leggere sdraiati sulla sabbia. Finisce che mi addormento e mi risveglio dopo ore tutta scottata. Voglio qualcosa di scorrevole, che mi catturi e mi invogli a sfogliare le pagine alla stessa velocità con cui le sfoglierebbe il vento. Insomma, ci siamo capiti; voglio una lettura estiva”.
Niente paura, il titolo parla da sé: “Gesù uomo vero”. Realtà e concretezza dunque, non divagazioni cristologiche. D’altronde, da oltre 70 anni l’obiettivo di don Antonio Mazzi è far conoscere il Vangelo con semplicità e simpatia. Presentare Gesù come si presenta un nuovo amico alla propria compagnia, certi della ricchezza che questi potrebbe apportarvi. Esiste un modo migliore per far sentire la perenne vicinanza del Padre agli uomini che non sia parlare dell’uomo che è stato Gesù? Discorsi diretti e una narrazione che vede protagonista un bambino che poi diventa adolescente, poi ragazzo e che, diventato adulto fa qualcosa di… beh, straordinario.

Festeggiamenti infiniti

È radicata tra gli uomini la convinzione che la felicità vera sia un lusso che ci si possa concedere solo talvolta, per un tempo circoscritto e programmato e come premio dopo chissà quali gesta eroiche. Sbagliamo? Sì, scrive don Mazzi. Siamo noi, stoltamente, a stabilire l’orario di conclusione della festa e a trasformare sorrisi in smorfie per sensi del dovere e sacrifici auto imposti. Non dobbiamo sentirci privilegiati, in debito e quasi a disagio se siamo lieti. La gioia non è forse ciò a cui siamo chiamati? “La vita è una festa che non ha mai fine” fa dire don Mazzi a Gesù e, se Egli ha stabilito così, perché tirarci una zappa sui piedi mettendo confini alla gioia? Dopotutto, è ad essa che siamo chiamati. Un’eterna estate.

Ogni cosa a suo tempo

Racchiuso tra le pagine di questo libro è un aspetto di Gesù a cui forse non siamo abituati. Quando ci immaginiamo Lui, immaginiamo qualcuno con le idee ben chiare da sempre. Qualcuno che alla domanda: “Cosa vuoi fare da grande?” probabilmente fin da bambino sapeva rispondere con certezza. Ebbene, la risposta non l’aveva pronta nemmeno Lui. Era un ragazzo come tanti, arrovellato dagli stessi nostri dubbi circa futuro e vocazione. Anche lui si chiedeva quale fosse il suo scopo e più passavano gli anni e più la domanda si faceva urgente. Anche lui avrà avuto dei momenti in cui si sentiva indietro, irrealizzato, circondato da coetanei che magari da anni avevano messo su famiglia. Di una cosa era certo però: di sentirsi nato per qualcosa di grande e di non volersi accontentare. Un invito, dunque, quello del sacerdote veronese a non perdersi d’animo quando il Signore sembra temporeggiare nel rispondere. Non bisogna fare confronti; il Signore fa con ciascuno di noi una storia che ha tempi diversi.

Incondizionato amore

In cosa si concretizza quindi la vita di Gesù? In una parola: Amore, con la maiuscola per sottolinearne l’immensità e la distanza dal significato che vi diamo noi. In noi uomini è inculcata l’idea del prestito-debito, parallela a quella del merito. Concetti che dal campo dell’economia hanno finito per intaccare ogni aspetto della nostra persona, concezione dell’amore compresa. L’Amore che aveva in mente Gesù però era un’altra cosa. Quello vero è quello che si dona e si riceve nell’ottica della più sincera gratuità, quello scevro da aspettative. L’amore che il figlio di Maria e Giuseppe andava predicando e praticando è quello incondizionato, ossia senza limiti e non condizionato dalle persone. Scrive don Mazzi: “Egli teneva sempre aperta la porta. Al prossimo e al mondo. Assetato e affamato della vita degli altri, che lo affascinava e di cui si innamorava. Ossessionato dall’amore era persino disposto a dare scandalo”.

Elena Iervoglini

Don Antonio Mazzi
Gesù uomo vero
Edizioni Solferino
pagg. 240, euro 16,50

   

Pubblicato il 21 luglio 2022

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Sottocategorie

  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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