Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

Il poeta Arminio a Vaccarezza: un luogo di luce e di natura

vaccarezza

“Prendi un angolo del tuo paese/e fallo sacro,/ vai a fargli visita prima di partire/ e quando torni”.
Questi versi del poeta Franco Arminio, tratti dalla raccolta “Cedi la strada agli alberi”, sintetizzano pienamente il senso
dell’iniziativa “Dove tornano le rondini. Letture tra il selvatico e il sacro” che venerdì 1°luglio ha portato a Vaccarezza di Bobbio, sull’incantevole sagrato della chiesa di Sant’Eustachio, oltre cento persone provenienti da varie parti d’Italia.
L’evento, promosso dall’Associazione “Nuovi Viaggiatori” assieme alla “Scuola del Viaggio” e a “CoolTour Piacenza” e condotto da chi scrive, è compreso nei progetti “#vivalappennino2022” e “Di pieve in pieve”, entrambi volti a promuovere la conoscenza e la valorizzazione del territorio appenninico attraverso la cultura e l’arte. La sua realizzazione è frutto di un gioco di squadra tra il locale Circolo Verde Luna Vaccarezza, le Pro Loco Cadelmonte e Santa Maria, il Circolo ANPI Ceci, Progetto Penice, Quinto Quarto Pino Ballerini e B&B La casa rossa di Alice.

Valorizzare i piccoli borghi

“Vado in giro a cercare momenti di sacralità e di intensità e li trovo dove meno te lo aspetti”. Esordisce così Franco Arminio, scrittore, poeta, regista, “paesologo”, figura di spicco nella scena culturale italiana, da anni impegnato nella difesa dei paesi. “Dove si resta in pochi, la vita è ancora sacra; non è dissacrata nel via vai delle merci e del frastuono”.
“Io sono convinto che l’Italia si salva se punta sui paesi - continua -.  Viviamo in un mondo sfinito e senza senso. Le città sono una giostra del consumare e del produrre, mentre i paesi rischiano di diventare musei dalle porte chiuse”.
Per questo, secondo Arminio, è importante la paesologia, uno sguardo nuovo che dia attenzione ai luoghi e alle loro potenzialità. Quello sguardo che finora è mancato sia da parte dei politici che degli intellettuali, ancorati alla logica dei numeri i primi, e ad una visione retorica i secondi.
Sono soprattutto i paesi piccolissimi ad interessargli, quelli come Vaccarezza: pochi abitanti, ma vere e proprie metropoli di luce e di natura; borghi quasi abbandonati dalle istituzioni, ma nei quali il sacro e il senso di comunità sopravvivono ancora.
“Vaccarezza è un posto bellissimo e necessario; andrebbe prescritto dall’Asl. Mettete un cartello “Farmacia Vaccarezza”, oppure “Areoporto di Vaccarezza” per il patrimonio di lucciole e rondini che ancora avete”, aggiunge il poeta. “Osate, rompete lo schema della mestizia: datevi al batticuore e diventate restauratori del sacro”.

leonoda

Nelle foto, in alto, il pubblico presente all'incontro a Vaccarezza; sopra, il poeta Arminio  con Anna Leonida.

L'umanesimo delle montagne

E continua affermando che probabilmente saranno questi, i luoghi alti, a rappresentare, in un futuro non molto distante, luoghi di scampo rispetto ad un modello di sviluppo urbanocentrico e capitalistico, disumano, in un mondo incamminato verso l’autodistruzione.
“E’ necessario un nuovo pensiero sull’uomo, che recuperi il senso del sacro e che intessa tra di loro valori alternativi come la coesione, la pietas, la consolazione, l’attenzione al dolore”.
All’autismo corale delle città, Arminio contrappone, così, l’umanesimo delle montagne, da costruire unendo tradizione e modernità. “Qui, a Vaccarezza, siate cantiere di fiducia per il futuro.”
A rendere più suggestiva la bellissima cornice vaccarezzese, l’allestimento di opere dell’indimenticato artista bobbiese Pino Ballerini, che, come ha ricordato la figlia Rachele, con Vaccarezza aveva un legame profondo.
Il pomeriggio è proseguito con Luca Maffi di CoolTour che, con don Mario Poggi, ha guidato i presenti alla scoperta della chiesa di Sant’Eustachio, dove si trova, tra l’altro, una copia dell’”Annunciazione” del Guercino.
Un aperitivo offerto dalle Pro Loco ha chiuso un pomeriggio di grande intensità, ricco di emozioni e di commozione. Di canzoni cantate insieme: “Il cielo in una stanza”, “Quel mazzolin di fiori”, “O bella ciao”. E di poesia, come quella che Arminio ha recitato in ginocchio, là, nel tempo sospeso di un pomeriggio d’estate, sul sagrato di una chiesa d’Appennino, aspettando la sera: “Abbiamo bisogno di contadini,/ di poeti, di gente che sa fare il pane,/ che ama gli alberi e riconosce il vento”.

Anna Leonida
Associazione “Nuovi Viaggiatori Aps”

Pubblicato il 21 luglio 2022

Ascolta l'audio

Sottocategorie

  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

    Ascolta l'audio

    Conteggio articoli:
    5

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente