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Inaugurato il murale Clessidra. Il Vescovo:«La formazione è sempre stata un obiettivo della Chiesa»

GRUPPO

“Clessidra”, il murale che racconta il dialogo tra le generazioni realizzato lo scorso anno per la Fondazione di Piacenza e Vigevano dallo street artist Antonio Cotecchia con la collaborazione della Consulta degli studenti piacentini, ha trovato la sua nuova casa negli spazi esterni di Enaip. L’opera – come abbiamo annunciato qualche giorno fa – è stata trasferita nel cortile interno del Centro di formazione che ha sede in via san Bartolomeo a Piacenza, normalmente utilizzato dagli oltre duecento giovani che vi frequentano i corsi di istruzione e dagli adulti che partecipano alle attività formative e richiedono sostegno all'inserimento lavorativo. All’inaugurazione, che si è svolta nella mattinata di giovedì 9 marzo, hanno preso parte il presidente di Enaip Paolo Rizzi, il direttore Pietro Natale, il vicepresidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano Mario Magnelli, il vescovo mons. Adriano Cevolotto, il direttore del quotidiano Libertà Pietro Visconti e la vicepresidente della Consulta degli studenti piacentini Letizia Fiazza.

In occasione del trentennale della Fondazione di via Sant’Eufemia, durante i lavori di restaurazione del complesso di Santa Chiara, sullo Stradone Farnese, il vicepresidente Mario Magnelli ipotizzò la realizzazione di un murale. Dunque, contattò lo street artist Antonio Cotecchia – che vanta una lunga esperienza artistica – e in seguito la Consulta degli studenti piacentini. “Il percorso che ha portato alla realizzazione del murale è nato dalla volontà di valorizzare un'idea di dialogo positivo tra la città, il suo passato e il suo futuro”, ha sottolineato Magnelli. “Volevamo che l’opera non venisse dimenticata, e siamo felici di donarla a Enaip in un contesto così importante per la città”.

L’opera

“L’idea iniziale – ha spiegato Antonio Cotecchia – era rappresentare un passaggio di consegne. La metafora ‘Clessidra’ non è altro che il passaggio del tempo da una parte all’altra senza ritorno: una conoscenza che passa da una parte all’altra. È proprio quello che accade all’Enaip: un passaggio tra due generazioni, una più matura e consapevole di una tradizione e di una terra che ha già vissuto, e l’altra, che ancora deve comprenderla bene in profondità. Questi due fronti che si affiancano (l’immagine centrale del murale raffigura l’incontro tra un’anziana e una giovane donna, ritratte di profilo fronte contro fronte, nda) simboleggiano un contatto, un trasferimento. Somiglia a un’usanza presente in alcuni popoli africani. È un trasferimento di informazioni con la contaminazione di qualcosa di attuale: riferimenti al viaggio, alla tecnologia, al metaverso, ma rimanendo sempre sul territorio. Con i ragazzi abbiamo riflettuto sulla possibilità dei giovani di non andare via dal luogo in cui si nasce, ma cercare di valorizzarlo. E per quelli che vanno via è importante tornare per restituire quello che si è imparato”.

Murale partecipato

“Quest’opera fa parte di un progetto che porto in giro da qualche anno in Italia – ha detto l’artista – e si chiama ‘murale partecipato’. L’intento è quello di non imporre un lavoro alla comunità che ne fruisce, ma di realizzarlo in condivisione. Prima di farlo mi sono incontrato coi ragazzi nelle scuole, traendo parole chiave dal loro racconto di vita quotidiana, che poi ho cercato di trasferire nell’opera”. Gli studenti hanno partecipato attivamente alla progettazione e alla realizzazione del murale. “Abbiamo fatto un brainstorming iniziale – spiega Letizia Fiazza, vicepresidente della Consulta degli studenti piacentini – in cui si è riflettuto su cosa vuol dire essere giovani oggi a Piacenza; quindi, l’artista ha realizzato uno schizzo e poi noi siamo andati a colorarlo”. Gli studenti che hanno partecipato attivamente alla realizzazione del murale appartengono a quattro licei cittadini: del Colombini Maya Pilotti e Francesca De Gregorio; del Liceo Gioia Vittoria Marzolini, Michele Marzi e Sofia Moglia; del Respighi Rebecca Pulvirenti, Marta Ghigini e Letizia Fiazza; del Cassinari Davide Marceta e Lucrezia Baronchelli.

Il Vescovo: “C’è sempre un passato che garantisce il futuro”

“L'immagine centrale rappresenta un incontro, una vicinanza. È quello che succede qui - sottolinea il vescovo mons. Adriano Cevolotto - qualcuno trasmette conoscenze, un futuro, pur essendo legato al passato. Tendiamo a separare le due cose come se non avessero nulla a che fare, ma c’è sempre un passato che garantisce il futuro. Non è caso che molti di questi centri professionali siano partiti dal cuore della Chiesa, come i salesiani o i giuseppini. Sono frutto di una grande intuizione dei santi che hanno pensato ai ragazzi più in difficoltà. È un segno grande della passione per le persone che ancora oggi si manifesta. Poi anche lo Stato fa la sua parte, assumendo queste realtà, ma l’anima resta quella cattolica”.

Chi è l’artista

Antonio Cotecchia (Salerno, 1971) pittore e street artist, è laureato in pittura all'Accademia delle Belle Arti di Brera. Art director, illustratore e graphic designer, il suo linguaggio artistico combina influenze provenienti da diversi settori con riferimenti di matrice cubista, futurista, espressionista e pop. Partecipa a varie esposizioni collettive in Italia e all'estero. Realizza la sua prima installazione a Piacenza (Immersione, 1999), dove vive e lavora dal 1997. Tra le opere di street art progettate e realizzate: un murale dedicato a Massimo Troisi e Edoardo De Filippo in collaborazione con la Fondazione San Gennaro nell'ambito di un progetto di riqualificazione del quartiere Sanità a Napoli (2020, 15 × 4,5 metri), dove l'artista ha realizzato, nello stesso anno, un manifesto tributo a Maradona; un murale a Porretta Terme, in provincia di Bologna, commissionato dal Porretta Soul Festival (2021, 13,5 × 3,5 metri), un murale a Firenze presso l'istituto Comprensivo "Montagnola Gramsci nel quartiere Isolotto (2022, 22 x 8 metri), la decorazione di una cabina dell'Enel a Castel Bolognese, in provincia di Ravenna, commissionata dal Comune, dedicata al fisarmonicista Leo Ceroni e al liutaio Nicola Utili (2022, 4 x 4 metri).

Francesco Petronzio

COTECCHIA FIAZZA


Nelle foto, in alto, da sinistra,
Letizia Fiazza, Mario Magnelli, Paolo Rizzi, Pietro Natale, mons. Adriano Cevolotto; sopra, l'artista Cotecchia con Letizia Fiazza.

Pubblicato il 9 marzo 2023

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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