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8 x Mille, un fiume di bene

L’8 per mille rappresenta anche per la nostra diocesi una grande risorsa per realizzare progetti nel campo della solidarietà, della pastorale e della cultura. Progetti che sono a beneficio non solo della comunità cattolica, ma di tutti.
Quando un’opera artistica o una struttura vengono recuperate nella loro piena funzionalità, o quando una persona ritrova se stessa, la sua dignità, la stima di sé e inizia un percorso nuovo fatto di relazioni sociali e di lavoro, o ancora quando un giovane o una famiglia incontrano un’esperienza significativa che li aiuta a far fronte anche a situazioni di disagio, tutto ciò va a beneficio dell’intera società.

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“Con la propria firma per l’8 per mille - sottolinea mons. Pietro Bulla, economo della diocesi - una persona esprime la propria partecipazione alla vita della Chiesa e alla sua presenza in ambito sociale”.
Gli interventi in fase di realizzazione e in cantiere sono molti. “Fra le opere realizzate con l’intervento dell’8 per mille - prosegue mons. Bulla - ci sono la messa a norma e la sistemazione della chiesa e dei locali dell’oratorio a San Giuseppe Operaio a Piacenza”.
“Le nostre chiese - riprende l'Economo - sono in genere beni monumentali. Mantenere questo patrimonio, che è un bene di tutti, è importante”.
“Penso, ad esempio - aggiunge l’Economo della diocesi -, anche alla Cattedrale su cui stiamo investendo molto, anche perché la parrocchia è piccola e non ha le forze per intervenire in prima persona. Il movimento di turisti che in questi ultimi 3-4 anni si è creato attorno al Duomo ha anche un risvolto commerciale che ricade in modo positivo su tutta la città”.

Fra gli interventi in programma a breve, la sistemazione del tetto nella basilica di San Francesco per far fronte ai problemi di sicurezza lungo via XX Settembre. “L’8 per mille interviene anche a Pontenure dove è in corso la sistemazione dell’oratorio".

Grazie all'8 per mille è stato possibile anche restaurare Palazzo Vescovile.
La fine dei lavori è stata inaugurata il 28 settembre scorso con un concerto nel cortile della curia, dove il Gruppo barocco del Conservatorio “G. Nicolini” di Piacenza, il Coro Polifonico “Santa Giustina” e il Coro “Vox Silvae Ensemble” diretti dal maestro Giacomo Biagi hanno proposto il “Te Deum” del compositore  barocco Marc-Antoine Charpentier
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Ogni anno le parrocchie possono chiedere l’aiuto dell’8 per mille presentando in diocesi la propria richiesta entro il 30 giugno.
Sul piano artistico e architettonico, i progetti, per essere sostenuti, devono essere approvati dalla Cei.

Ricordiamo che i cittadini contribuenti possono partecipare alla scelta di destinazione dell’8 per mille in sede di dichiarazione annuale dei redditi.
Possono farlo tutti coloro che contribuiscono al gettito Irpef. In particolare, coloro che sono tenuti alla presentazione della dichiarazione dei redditi, attraverso il modello Unico o il modello 730. Ma anche coloro che non sono tenuti alla presentazione della dichiarazione possono partecipare alla firma per la destinazione dell'8xmille, attraverso il modello CU.

Agli interventi resi possibili nella diocesi di Piacenza-Bobbio grazie ai fondi 8x1000 il Nuovo Giornale ha dedicato uno "Speciale" allegato all'edizione del 26 settembre 2019 (scaricabile qui o cliccando sull'immagine sopra).

Qui sotto, il video realizzato dal Servizio Multimedia per la Pastorale sulle opere dell'8 per mille in diocesi.

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Il video sulla serata dedicata al "Sovvenire"

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Il video integrale della serata dedicata al "Sovvenire"

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Alcune immagini della serata dedicata al "Sovvenire"

Pubblicato il 12 dicembre 2019

Ascolta l'audio

L’8 dicembre 1969 l’ingresso nella diocesi. Il suo programma: portare Cristo in tutti gli ambiti della vita

50 anni fa l’arrivo a Piacenza
del vescovo Manfredini

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“Cristo fonda, giustifica, dà contenuto e significato e forza al mio ministero; Cristo è il criterio della autenticità e la garanzia della validità del mio servizio”: queste parole sono state il biglietto da visita con cui, l’8 dicembre 1969, mons. Enrico Manfredini si presentò ai piacentini che affollarono la Cattedrale per accogliere il Vescovo appena 47enne venuto da Varese.


Cosa c’entra Cristo
con la matematica?

“Non poteva iniziare il suo ministero episcopale con parole diverse da queste. C’è come un filo rosso che accompagna tutta la sua vita e che risale fino agli anni del seminario: la passione per Cristo”, sottolinea don Francesco Cattadori, che di Manfredini fu segretario dal 1970 al 1975, nel libretto a lui dedicato che scrisse alcuni anni fa per la collana “Testimoni della fede” del nostro settimanale.
Lo si era visto fin dagli anni del liceo, al Seminario di Venegono, quando - con l’amico e compagno di studi Luigi Giussani, futuro fondatore di Comunione e Liberazione - aveva creato il giornalino mensile “Studium Christi”, rilanciando ai seminaristi domande provocatorie del tipo: “Ma cosa c’entra Cristo con la matematica?”.

“Quella domanda - sottolinea ancora don Cattadori nel libretto - era la manifestazione di un amore a Cristo, un amore totalizzante che entra in tutte le realtà”.
Ecco perché mons. Manfredini seppe e volle - da Vescovo - occuparsi di tutti gli ambiti della vita, dal lavoro alla povertà, dal mondo della disabilità alle missioni, dalla famiglia ai temi spinosi dell’aborto e del divorzio.
“Lo scopo della sua vita - sintetizza don Cattadori - era uno solo: che il mondo conosca Gesù Cristo”.

La Parola e l’Eucaristia

L’intraprendenza di Manfredini e le tante iniziative che - nel dopo Concilio - promosse nella nostra diocesi, non erano frutto di attivismo.
La sua bussola era l’amore per la Parola e per l’Eucaristia.
Significativo per comprendere il suo stile pastorale è il “libretto bianco” dal titolo “L’Eucaristia, forza unificatrice della Chiesa particolare e sorgente inesauribile del suo dinamismo missionario”. È una sorta di testamento spirituale scritto nel 1983, cinque mesi prima della morte, nel periodo in cui era pendolare da Piacenza per il nuovo incarico di arcivescovo di Bologna.
“Per Manfredini - scrive don Cattadori - il cristiano deve essere un uomo eucaristico, capace di offrire generosamente e gioiosamente il sacrificio del proprio corpo, cioè della propria esistenza concreta in comunione con l’offerta che Gesù ha fatto della propria vita al Padre”.

Il Vescovo senza stemma

Un passaggio della sua omelia al congresso provinciale delle Acli il 22 aprile 1978, in anni burrascosi anche per la Chiesa piacentina, lo conferma: “Se voi volete veramente una società alternativa, libera e promozionale, stringetevi a Gesù Cristo! Perché solo stringendovi a Gesù Cristo potrete realizzare un edificio poggiato su solide fondamenta nella realtà di questa vita e assimilare profondamente l’atteggiamento generoso, altruistico dello stesso Gesù, divenendo, assieme ai fratelli, altri Cristi”.

Il Vescovo che non voleva stemmi - neppure quando divenne metropolita a Bologna - indicò una sola immagine per farsi ricordare, suggerita dalla presentazione di un libro che raccoglieva le lettere del card. Svampa al fratello.
Rimase colpito da un aneddoto raccontato nel volume: uno sciame d’api si era intrufolato nel cortile del cardinale; solo il cameriere, con un ramo spalmato di miele, era riuscito a radunarle. Confidò che gli sarebbe piaciuto essere associato a quel ramo verdeggiante.
“L’episodio - riflette don Cattadori - dice l’animo del Pastore: un fedele discepolo di Gesù Cristo che con una donazione senza limiti conduce una moltitudine, non a sé, ma alle sorgenti della Vita”. Era il 2 dicembre del 1983; sarebbe morto d’infarto due settimane più tardi.
Sulla sua tomba nella chiesa metropolitana di San Pietro a Bologna una scultura riproduce il ramo verde di biblica memoria con le api che gli si affollano intorno.

Grazie alla collaborazione di “Cravedi Produzione Immagini” proponiamo ai lettori due interventi del vescovo Manfredini realizzati nei primi anni ‘80 da Prospero Cravedi e Maria Vittoria Gazzola.

Pubblicato l'11 dicembre 2019

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