Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

Il comitato piacentino «Donna, vita, libertà» contro la violenza sulle donne

iranpiacenza 

Corpi distesi, coperti da tuniche bianche imbrattate di sangue. Sono i tanti, troppi giovani iraniani senza vita: un cartello colorato, ma anonimo appeso al collo di ciascuno, ragazze e ragazzi picchiati, incarcerati, torturati, violati, uccisi per aver avuto il coraggio di ribellarsi ad un regime di Stato dittatoriale e patriarcale, che nega sopratutto alle donne ogni libertà di espressione.
Il Comitato “Donna, vita, libertà” per l'Iran di Piacenza li ha voluti commemorare uno per uno con un flash mob in Piazzetta San Francesco il pomeriggio del 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

“In una giornata così importante “Donna, vita, libertà” doveva essere presente e far sentire forte la propria voce – ha detto una delle principali attiviste del comitato -, per testimoniare il messaggio universale di solidarietà alle donne che la protesta iraniana ci ha fatto conoscere e per altri due motivi che tengo a sottolineare. Prima di tutto essere donna in Iran vuol dire nascere in un Paese che da 44 anni impone strettissime limitazioni: per cui, se la condizione femminile è difficile in tutto il mondo, in Iran è quasi impossibile. Una bambina iraniana impara fin da piccola a capire quello che può dire, come deve vestirsi, quello che può studiare e quello che potrà o non potrà fare da grande”.
“Colpisce poi la grandissima partecipazione dei ragazzi alle proteste iraniane a sostegno della libertà delle donne – continua l'attivista - . Dopo l'uccisione della giovane Mahsa Amini che 424 giorni fa ha scatenato l'ondata di ribellione al regime islamico, a scendere in pizza non sono soltanto le donne: dietro alle ragazze che hanno il coraggio di protestare perdendo la vita, c'è il supporto di fratelli, amici, padri che si espongono per i diritti delle donne e molto spesso vengono ammazzati. Per questo nel nostro flash mob abbiamo dato molto spazio ai ragazzi”.
“Come fiori raccolti da terra perché non vengano calpestati, non a caso in Iran figlie e figli defunti vengono spesso chiamati fiori dell'Iran”- ha spiegato l'attivista -, i corpi esanimi distesi sulla piazza vengono fatti alzare uno dopo l'altro. Rinati dalla terra per continuare a vivere nelle nostre coscienze e nelle voci di protesta del mondo libero, i protagonisti del flash mob sono di nuovo in piedi: ciascuno alzandosi gira il suo cartello, che smette di essere silenzioso per mostrare la propria fotografia. Finalmente ognuno può gridare il suo nome. Per ogni iraniano ricordato, una voce legge poi la breve storia di vita della giovane o del ragazzo: passioni, aspirazioni, battaglie per i diritti, violenze subite che la morte non è riuscita a cancellare e a mettere a tacere.

Le ultime due vittime del braccio di ferro islamico in ordine di tempo sono state Armita Garavand e Milad Zohrevand, gli attivisti di “Donna, vita, libertà” hanno vestito anche i loro panni. Lei, 17 anni di origine curda, uccisa il 1 ottobre del 2023 perché non indossava il velo all'interno di un treno della metropolitana di Teheran. Le autorità ufficiali negano l'accaduto e sostengono che la morte sia avvenuta per svenimento, ma anche la madre della ragazza è stata minacciata e arrestata e l'avvocata e attivista per i diritti umani Nasrin Sotoudeh è stata incarcerata solo per aver partecipato ai funerali vietati della giovane.
Milad è stato impaccato lo scorso giovedì, dopo essere già stato arrestato l'anno scorso per aver partecipato ad una protesta. Accusato in modo falso di aver attaccato e ucciso un poliziotto, è morto senza processo o avvocato e senza la possibilità di rivedere la famiglia, come tutti gli altri che prima di lui hanno avuto la stessa sorte.
Aida Rostami, Hadis Nagiafi, Kian Pirfalak, Mehrsciad Shahidi, Nika Shakarami, Parmise Hamnava, Sarina Esmailzadeh, Yalda Agafazli e Hamidreza Roohi, tutti ricordati nel flash mob, sono martiri di una strenua lotta per la libertà repressa nel sangue, ma mai interrotta. Roohi, 19 anni, appassionato motociclista, studente universitario e modello, scrive nel suo ultimo post su Instagram: “Se internet dovesse interrompersi per sempre, voglio che questo sia il mio ultimo messaggio: Viva le donne, Viva la libertà, Viva l’Iran!!”
Scorrono i nomi, insieme ai nomi le vite, e a renderli immortali ci pensa anche l'arte di Mahnaz Ekhtiary, artista, illustratrice e attivista milanese di origine iraniana del gruppo “Iran Liberal Students”. Ispirata da una serie di fotografie che le scorrono davanti, Mahnaz in Piazza San Francesco disegna per quattro ore i volti simbolo della rivoluzione iraniana, in una performance artistica appositamente dedicata alla giornata del 25 novembre. Tra quei volti spicca non a caso Giulia Cecchet
tin, vittima del brutale femminicidio che negli ultimi giorni ha sconvolto l'Italia intera. La presenza tra il popolo iraniano della giovane italiana uccisa diventa quindi un potente simbolo di unione interculturale nella lotta contro la violenza sulle donne e nella difesa della libertà.

donne


Vicino all'artista ci sono anche cartoline già disegnate e pronte per essere spedite, manca solo il destinatario. Su una cartolina la foto di Mahsa Jina Amini, su un'altra Narges Mohammadi, Premio Nobel per la Pace 2023 attualmente in carcere, alla quale a inizio mese è stato negato il trasporto in ospedale per visite e cure mediche a causa del rifiuto di indossare l'hijab. Insieme a loro tanti altri volti noti dell'Iran. L'elenco di personalità eminenti a cui indirizzare queste cartoline è lungo, proprio per cercare di sensibilizzare il mondo politico italiano ed europeo alla condizione del popolo iraniano e spingerlo a reagire con determinazione. Un appello, che è anche atto d'accusa nelle parole di un altro degli attivisti di
“Iran Liberal Students”: “Siamo oggi a Piacenza anche per denunciare l’indifferenza e la negligenza del Governo Italiano, dell’Unione Europea e di chi ne rappresenta la politica estera”. E poi, rivolto a cittadine e cittadini italiani, l'attivista invita a non lasciare soli gli iraniani.
Il popolo iraniano e il Comitato “Donna, vita, libertà” insegnano che non esistono genere o cittadinanza nella lotta contro la violenza. La battaglia per la difesa dei diritti e della libertà si può combattere solo uniti.

Micaela Ghisoni

donne2


Nelle foto, l'iniziativa promossa dal comitato piacentino "Donna, vita, libertà”.

Pubblicato il 30 novembre 2023

Ascolta l'audio

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente