Il Papa: il 22 agosto preghiera e digiuno per la pace
Un invito al digiuno e alla preghiera per la pace, il 22 agosto, nella memoria della Beata Vergine Maria Regina. È l’appello lanciato da Papa Leone XIV al termine dell’udienza generale di oggi, in Aula Paolo VI. “Mentre la nostra terra continua a essere ferita da guerre in Terra Santa, in Ucraina e in molte altre regioni del mondo – ha detto il Pontefice – invito tutti i fedeli a vivere la giornata del 22 agosto in digiuno e preghiera, supplicando il Signore che ci conceda pace e giustizia e che asciughi le lacrime di coloro che soffrono a causa dei conflitti in corso”. “Maria, regina della pace, interceda perché i popoli trovino la via della pace”, ha aggiunto, dopo che aveva esortato a pregare “per il dono della pace – disarmata e disarmante – per tutto il mondo, in particolare per l’Ucraina e il Medio Oriente”. Anche la diocesi di Piacenza-Bobbio, su indicazione del vescovo mons. Adriano Cevolotto, aderisce all'iniziativa lanciata dal Papa.
Come vivere il digiuno? Sulla questione è intervenuto Paolo VI nel 1966 nella costituzione apostolica “Paenitemini”. Il documento del Pontefice parlava di “un unico pasto durante la giornata” ma consentiva di “prendere un po’ di cibo al mattino e alla sera”. Il Codice di diritto canonico del 1983, al canone 1252, spiega che vi “sono tenuti tutti i maggiorenni fino al 60º anno iniziato”.
In apertura dell’Udienza del 20 agosto, il Papa (nella foto sopra di Vatican Media/SIR un momento dell'udienza) aveva proseguito il ciclo di catechesi giubilari su “Gesù Cristo nostra speranza”, soffermandosi sul tema del perdono. La scena evocata è quella dell’Ultima Cena: Gesù che porge il boccone a Giuda, pur sapendo del tradimento imminente. “Non è solo un gesto di condivisione - ha spiegato Leone XIV - è l’ultimo tentativo dell’amore di non arrendersi”. Il cuore del Vangelo è racchiuso nelle parole di Giovanni: “Li amò sino alla fine”. Un amore che non si arresta davanti al rifiuto, all’ingratitudine, alla delusione. “Gesù conosce l’ora, ma non la subisce: la sceglie”, ha ricordato il Pontefice. E proprio in questo si manifesta il vero perdono: “non aspetta il pentimento, ma si offre per primo, come dono gratuito”.
Il perdono libera anzitutto chi lo dona
Il contrasto tra la luce e la notte – ha proseguito – percorre il racconto evangelico: Giuda riceve il boccone e “Satana entrò in lui”. “Quando esce era notte. Eppure proprio allora Gesù dice: ‘Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato’. La notte resta, ma una luce ha già cominciato a brillare, perché l’amore di Cristo è più forte dell’odio”.
Leone XIV ha quindi invitato i fedeli a non cedere alla tentazione di chiudersi di fronte alle ferite e ai tradimenti, ma a percorrere la via del perdono: “Non significa dire che non è successo nulla, ma fare tutto il possibile perché non sia il rancore a decidere il futuro”.
“La libertà dell’altro, anche quando si smarrisce nel male, può ancora essere raggiunta dalla luce di un gesto mite. Perché sa che il vero perdono non aspetta il pentimento, ma si offre per primo, come dono gratuito, ancor prima di essere accolto”.
Il Papa ha concluso ricordando che il perdono libera anzitutto chi lo dona, restituendo pace e fiducia. “Gesù, con il gesto semplice del pane offerto, mostra che ogni tradimento può diventare occasione di salvezza, se scelto come spazio per un amore più grande. Non cede al male, ma lo vince con il bene”. “Anche se l’altro non lo accoglie, anche se sembra vano, il perdono libera chi lo dona: scioglie il risentimento, restituisce pace, ci riconsegna a noi stessi”.
Pubblicato il 20 agosto 2025
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