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Il Vescovo ai sacerdoti: «Possiamo imparare tanto dai genitori»

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Le grandi scelte sono fatte di tante piccole scelte, le grandi speranze della vita da tante piccole decisioni. Lo ha detto il vescovo mons. Adriano Cevolotto nell’incontro d’inizio Quaresima il 6 marzo con sacerdoti e diaconi nella chiesa di Santa Franca a Piacenza. Al suo intervento è seguita la celebrazione penitenziale presieduta dal vicario generale don Giuseppe Basini con le confessioni e, poi, il pranzo insieme preparato dai volontari della parrocchia coordinati da don Maurizio Noberini.

Un esame di coscienza

La relazione del Vescovo era incentrata sul tema della speranza, legata quindi al percorso del Giubileo. Mons. Cevolotto ha proposto alcuni interrogativi: siamo fiduciosi o rinunciatari di fronte alle situazioni della vita? Crediamo fino in fondo a quello che diciamo nel nostro ministero? Quanto è rimasto in noi dell’entusiasmo iniziale e della passione del Vangelo che un giorno ci ha spinto a lasciare tutto?
Ha citato anche l’esperienza raccontata dal regista Pupi Avati che in occasione del 60° anniversario del suo matrimonio ha spiegato di essersi reinnamorato di sua moglie. Per Avati - sono le parole del Vescovo - il “per sempre”, nel matrimonio come nel sacramento dell’ordine, è la forma più grande di trasgressione nella cultura odierna: è qualcosa che sembra impossibile da vivere e che rompe la cultura del provvisorio.
Il Vescovo ha proposto a sacerdoti e diaconi un esame di coscienza a partire dalla virtù della speranza alla luce del testo liturgico del “Confesso” in cui si parla del peccato in pensieri, parole, opere e omissioni.

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I pensieri

Sul piano dei pensieri, siamo chiamati a riflettere sulle nostre precomprensioni in forza delle quali sappiamo già che cosa un’altra persona ci dirà. È questo un atteggiamento che non ci permette di cogliere in profondità le persone che incontriamo. Solo uno sguardo di benevolenza permette di instaurare rapporti nuovi e veri.

Le parole

Per quanto riguarda le parole, come sottolinea il Vangelo di Matteo al capitolo 5 versetto 21, noi sappiamo che basta una parola, e non solo un gesto, per uccidere qualcuno; la parola costruisce ma anche demolisce. Nelle nostre conversazioni spesso appaiono solo il lamento e le cose che non vanno; i nostri discorsi diventano così tristi e senza carità. Oggi invece c’è bisogno per noi e per le persone che incontriamo di una parola di speranza. La speranza è avviare processi e dare spazio a progetti che guardano con coraggio al futuro. A questo proposito, per la nostra diocesi l’avvio delle Comunità pastorali - ha sottolineato il Vescovo citando la sua esperienza nella Visita pastorale - è una prospettiva di futuro e di speranza, un cammino nuovo da compiere. In questa scelta pastorale quanto crediamo e quante energie stiamo investendo?
Dovremmo davvero - ha puntualizzato - imparare dai genitori, dalla loro pazienza verso i figli. Ci può essere di grande aiuto la vicinanza dei genitori anche sul piano umano; le nostre vocazioni e la loro sono complementari.

Le opere

Poi vengono le opere: chiediamoci, ha detto ancora mons. Cevolotto, quali opere costruiscono speranza.

Le omissioni

E infine, le omissioni. Forse sono questi i peccati che vengono confessati di meno, eppure il Vangelo - penso al racconto di Matteo al capitolo 25 - dice che saremo giudicati su ciò che abbiamo fatto e non abbiamo fatto agli altri. Le omissioni scattano per la paura di mettersi in gioco. Le omissioni esprimono un’assenza e per esse si trova sempre una giustificazione.

D. M.

Nelle foto, l'incontro del Vescovo con i sacerdoti in occasione dell'inizio della Quaresima.

Pubblicato il 6 marzo 2025

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