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Piacenza saluta la Casa della carità: «Possiamo gioire perché il Signore è con noi»

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Il cortile della Casa della carità è circondato da ulivi e mandorli. Un biglietto appeso a un ramo recita: “Pace”. A un altro ramo, di un altro albero, è appeso un altro biglietto: “Speranza”. Non è quantificabile il bene che le Carmelitane minori della carità hanno dato e ricevuto in questi 26 anni. La Casa della carità nacque nel 1998, fortemente voluta dal vescovo mons. Luciano Monari, nel solco tracciato anni prima a Fontanaluccia, nel reggiano, da don Mario Prandi. Il desiderio di mons. Monari era che nascesse una Casa della carità in ogni unità (oggi comunità) pastorale. Come ricordava don Giuseppe Basini in un’intervista al nostro settimanale l’anno scorso, in occasione del 25esimo della Casa, all’epoca venne scelto il Palazzo vescovile come sede perché il vescovo mons. Monari voleva “fare famiglia con i più piccoli perché si rendesse visibile la natura della Chiesa”. Oggi, dopo poco più di un quarto di secolo, la carenza di vocazioni nella Congregazione ha portato alla sofferta decisione di concludere la loro presenza piacentina.

Più di cento a salutare le Carmelitane della carità
Sono tantissimi i piacentini che, in questi 26 anni, hanno frequentato la Casa della carità. Non è un caso che, a salutare le Carmelitane, nel pomeriggio di sabato 14 dicembre, la Sala delle Colonne fosse gremita. Più di cento persone – tra ospiti, familiari, volontari, sacerdoti diocesani, religiose e altri fedeli – hanno voluto partecipare alla festa di addio, cominciata con un momento di preghiera guidato da don Giuseppe Basini nel cortile e proseguita all’interno con la proiezione di una fotogallery e una condivisione libera di pensieri e ricordi. È un rapporto privilegiato quello che don Basini, che nel 1998 ne seguì la nascita nella veste di segretario del vescovo mons. Monari, ha con la Casa della carità. Le foto proiettate nella Sala delle Colonne testimoniano il rapporto stretto che, in tutti questi anni, don Giuseppe ha avuto con gli ospiti e le religiose.

Il ricordo di Susanna
C’è una certa commozione nelle parole di don Basini e di suor Teresa Cavaletti, che nel 1998 era una delle due Carmelitane minori che diede vita alla Casa della carità di Piacenza. Un pensiero è andato a Susanna, che arrivò alla Casa della carità il 14 dicembre 1998 all’età di sei anni, scomparsa a 28 anni nel febbraio 2021. Un mandorlo nel cortile della Casa è dedicato a lei. Non è mancato neanche qualche attimo di ilarità, allo scorrere delle foto e nel momento della condivisione dei pensieri. Alcuni giorni fa, attraverso la chat WhatsApp della Casa della carità, agli ospiti è stato chiesto di sintetizzare la propria esperienza con una parola. Ne sono emerse tante, tra queste: dedizione, gioia, speranza, accoglienza, misericordia, verità, fratellanza, famiglia, custodire, gentilezza, vita, sincerità, quotidianità, luce, amore, mistero, ascolto.

“I doni del Signore vanno custoditi”
“Servizio” e “responsabilità” sono le parole scelte da Florenzo. “Ho conosciuto la Casa attraverso un percorso parrocchiale – dice – circa quindici anni fa. È un cammino importante in cui si capisce che i doni del Signore vanno custoditi”. Il missionario mons. Giancarlo Dallospedale ha ricordato la propria esperienza alla Casa della carità in Madagascar, che prese il via nel 1967 grazie alla spinta del vescovo di Reggio Emilia mons. Gilberto Baroni. “Si sperimenta la gioia, che viene da Dio”, ha detto mons. Dallospedale. Da parte di mons. Serafino Coppellotti è arrivata una riflessione: “I volontari dicono di aver ricevuto tanto da queste persone, che a volte pensano di essere impotenti ma che in realtà sono capaci di dare molto. Qui c’è sempre stato un clima di solidarietà, grazie al loro saper accettare e ricambiare i gesti d’amore”.

Il calore umano
“Nei momenti di difficoltà, stare qui mi ha aiutato a capire come può essere una famiglia”, ha ricordato una delle ospiti. “Nel percorso di conoscenza, e poi di fidanzamento, tra me e Gaia la Casa ha custodito questo nostro legame con cura e affetto”, ha detto un volontario. “Ringrazio per il breve tempo in cui abbiamo sentito grande accoglienza in una vera casa. Ines si è sentita molto accolta e ha scoperto una grande famiglia”, è un’altra testimonianza. Sono stati ricordati i matrimoni ma anche i funerali celebrati all’interno della Casa della carità. “Sono state esperienze uniche – ha ricordato un altro ospite – mi sentivo di ricevere tanto e nutrire sentimenti forti. Ci siamo amati. Anche se siamo diversi possiamo fare cose grandi, uniti nel buon Dio”. Il ricordo ha riguardato anche le “centinaia di studenti” passati nella casa. Valter ha “ringraziato il Signore per questi vent’anni in cui sono stato ospitato e per le persone che ho potuto conoscere. Spero che la presenza della Casa della carità porti frutto in tutto il mondo”. Beppe si augura di “portare nel cuore tutto il bene”, Ana si è detta dispiaciuta di dover andare via. “Di calore umano ne serve ancora tanto”, ha riflettuto suor Teresa Cavaletti.

“Possiamo gioire”
“Siamo nella terza domenica di Avvento, dedicata alla gioia. Mi sono domandato: come possiamo rallegrarci? La Parola di Dio ci ricorda che possiamo gioire perché il Signore è con noi e ci dice di continuare a condividere, perché la felicità è sempre un pane condiviso. Avere la possibilità di celebrare l’eucaristia in questa domenica lo ritengo un grande dono”, è la riflessione di don Giuseppe Basini.

Il futuro
Le Carmelitane minori della carità saranno a breve destinate ad altri lidi, per i dieci ospiti della Casa della carità di Piacenza sono state già trovate altre strutture pronte ad accoglierli. Per il futuro, insieme alla Caritas diocesana, la diocesi sta pensando a un progetto di accoglienza che diventi uno spazio di vita e di condivisione aperto alle Comunità pastorali del Vicariato e a tutta la città.


Francesco Petronzio

Pubblicato il 15 dicembre 2024

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