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Pellegrini da Roma in visita ai luoghi di Scalabrini

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Dalle ore 14 alle 18 di oggi mercoledì 12 ottobre giungono a Piacenza alcuni pellegrini: sono di ritorno da Roma, dove hanno partecipato alla celebrazione della canonizzazione di Scalabrini in piazza San Pietro, domenica 9 ottobre, presieduta da papa Francesco. In città visitano i luoghi scalabriniani: la Casa provinciale delle Suore scalabriniane, la Casa Madre dei Missionari Scalabriani, la basilica di Sant’Antonino, la Cattedrale e la cappella vescovile nel complesso dell’Episcopio di Piacenza.
Al termine in Cattedrale si svolgerà un momento di preghiera.


Fu Scalabrini a valorizzare le reliquie di Sant'Antonino
Scalabrini amò Piacenza e ne fu ricambiato. Nei ventinove anni del suo episcopato, dal 1876 al 1905, il Beato legò la sua figura a una serie di luoghi in città e sulle colline. La sua grandezza si manifestò anche nel valorizzare i luoghi sacri sparsi sul territorio italiano e americano.

P1010375 La teca

Piacenza: Cattedrale ed Episcopio
La Cattedrale di Piacenza, definita da Scalabrini “tempio degno di lode”, fu terminata nel XIII secolo in pieno stile romanico. Ai tempi del Beato l’edificio soffriva nel suo aspetto estetico e nella sua struttura statica: egli allora ne ordinò il restauro, che fu un’opera artisticamente eccellente e staticamente efficace. Scalabrini inaugurò il nuovo pulpito il 4 dicembre 1901, non appena tornò dal suo viaggio in Nordamerica.
“Questa cattedra – disse Scalabrini in quell’occasione – da cui io ho l’onore e la gioia di far sentire il primo la parola, che oggi riceve in questa cerimonia la sua religiosa consacrazione e la sua solenne inaugurazione, è chiamata ed è veramente la cattedra delle verità”. Oggi, sulla vetrata policroma che sovrasta l’altare del Santissimo Sacramento, donata dai missionari scalabriniani degli Stati Uniti nel 1955, è raffigurato anche il beato Scalabrini. A lato dell’altare – che Scalabrini “volle fosse il più bello” – si trova anche la tomba di Scalabrini. La salma giace sotto la lastra di marmo contrassegnata dal monogramma di Cristo. Davanti al monumento sorge ora l’urna in bronzo e cristallo – realizzata dalla scuola del Beato Angelico di Milano – dove Scalabrini appare vestito di splendidi paramenti episcopali e gioielli. I due più cari a Scalabrini erano il Pastorale, o bastone del pastore che guida e difende il suo gregge, e l’anello “degli sponsali con la sua Chiesa”.
La maschera d’argento del volto riproduce perfettamente i tratti fisionomici del Beato. A fianco della Cattedrale c’è l’Episcopio, la casa vera e propria del Vescovo, in cui resta ancora intatta la Cappella privata, testimone dell’invio missionario delle prime Religiose Scalabriniane, il 25 ottobre 1895. Nella piazza prospiciente l’episcopio si innalza, su un’alta colonna di granito, la statua dell’Immacolata Concezione, molto venerata da Scalabrini.

basilicaantonino

Sant’Antonino
Devotissimo ai padri della fede, alla prima visita pastorale il Beato fece una ricognizione delle reliquie dei santi Antonino e Vittore, rinchiuse da secoli in una grande urna di marmo posta sotto l’altare maggiore della basilica di Sant’Antonino: si scoprì con certezza la presenza delle ossa dei due santi ed emerse la prova scientifica della non decomposizione del sangue di sant’Antonino contenuto in un’ampolla. Proprio sulla tomba di sant’Antonino, il beato Scalabrini scelse di iniziare la sua Congregazione: a mezzogiorno del 28 novembre 1887 ci fu la prima professione da parte di tre aspiranti missionari per gli emigranti italiani. Un bassorilievo dello scultore Paolo Perotti ricorda l’evento nella prima cappella a destra dell’ingresso centrale.

Casa madre degli Scalabriniani (via Torta)
Il 5 marzo 1888 l’istituto scalabriniano si spostò al Pio Ritiro Cerati, che si trovava in Corso Vittorio Emanuele, e lì restò fino al luglio 1892, quando Scalabrini acquistò dal Seminario Urbano l’ex convento delle Suore Cappuccine, in via Torta, che divenne la Casa Madre dei missionari per gli emigranti italiani “di San Carlo”. Scalabrini la intitolò a Cristoforo Colombo, che per primo portò la fede in America. L’edificio si compone di due chiostri: il primo corrisponde all’antico convento delle Cappuccine; il secondo è stato realizzato nel 1928 da padre Tirondola, incorporando anche altre strutture più antiche. In fondo al secondo chiostro c’è una statua di Colombo in gesso, copia di quella bronzea eretta a Bettola, opera dello scultore Astorri. Sul muro dell’ala destra del chiostro principale è presente una lapide, opera di Annibale Monti, prima collocata sulla facciata dell’episcopio.


Chiesa di San Carlo e altri luoghi cittadini
Accanto alla Casa Madre c’è la Chiesa di San Carlo, che nell’ottobre 1893, dopo il restauro, Scalabrini riconsacrò al santo protettore del suo istituto. Il restauro, affidato a mons. Francesco Torta, prevedeva il rifacimento della facciata, l’organo nuovo con le cantorie che erano in San Michele, l’altar maggiore della chiesa di San Gervaso, i confessionali e gli arredi di San Giuliano, le campane di San Michele e le reliquie di San Carlo (crocifisso, anello, pianelle, lettere e busto in argento). Nel 1894 Scalabrini benedisse il sacello della Madonna della Bomba. Nel 1746, durante la guerra fra tedeschi e franco-spagnoli, un’immagine della Madonna dipinta sul muro di una casa sul Facsal fu colpita da una bomba che non arrecò danni né alla casa né alle persone. Nel soffitto del salone centrale del palazzo delle poste centrali di via Sant’Antonino un medaglione ritrae il beato Scalabrini.

Francesco Petronzio

Nelle foto: dall'alto, la Casa madre degli Scalabriniani, la teca con il corpo di Scalabrini in Cattedrale e la basilica di Sant'Antonino.

Pubblicato il 12 ottobre 2022

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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