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Don Ezio, prete tra città e montagna

DonEzioMolinari
Oggi guida tre comunità del centro storico cittadino. “A Brugneto ho imparato a fare anche il taglialegna in un paesaggio da «balla coi lupi», dove la parrocchia è rimasta punto di riferimento in un territorio sempre più abbandonato a se stesso”

“Anche se l’apparenza la fa sembrare un mondo passato, per me la montagna è un’officina di futuro”. Così si esprime don Ezio Molinari, da otto anni parroco a San Francesco, Santa Maria di Gariverto e San Pietro, in centro storico a Piacenza, ma anche di Ciregna (Ferriere) e Metteglia (Corte Brugnatella), da sempre interessato alle politiche sociali che riguardano l’Appennino.
Don Ezio è un presbitero con uno sguardo ampio tra città e aree interne, che è sostenuto, come gli altri 180 sacerdoti piacentini, dalle offerte liberali, che ognuno può fare, illustrate con chiarezza nel sito www.unitineldono.it.


Salvare l’Appennino

Ordinato nel 1989, don Ezio, 58 anni, prima di giungere in città ha trascorso 21 anni in montagna a Brugneto, avamposto a mille metri di quota tra la val Nure e la val d’Aveto. “Ho imparato - ci racconta - a fare anche il taglialegna in un paesaggio da «balla coi lupi», dove la parrocchia è rimasta punto di riferimento in un territorio sempre più abbandonato a se stesso”.
In montagna ricorda la buona armonia che si viveva tra i preti vicini.
“Eravamo in un altro mondo - aggiunge -, lontanissimi dal centro della diocesi. In quel periodo, nel 2000, insieme agli altri parroci, abbiamo scritto una lettera aperta ai Senatori e Deputati piacentini per la difesa delle osterie di montagna. Dicevamo che quegli ultimi luoghi in cui è ancora possibile incontrarsi, non devono essere eliminati perché, dopo, non resterebbe nulla”.
Il tutto era nato per le nuove norme Haccp “Protocollo di autocontrollo igienico”, entrate allora in vigore. “Queste nuove leggi mettevano - sottolinea don Ezio - sullo stesso piano un Mc Donald’ s di Milano e l’osteria di un piccolo paese di montagna. Era come dire: chiudete, dovete morire... La lettera ebbe una risonanza nazionale e riuscimmo a salvare le piccole osterie, ultimo presidio di umanità in aree in continuo calo demografico”.

I raduni scout

L’amore per la montagna è rimasto nel cuore di don Molinari che ancora, nonostante viva nel centro di Piacenza, amministra delle piccole comunità nell’Appennino dove ha portato avanti un lavoro di recupero del territorio montano.
A Metteglia e Castelvetto don Ezio, nel 2009, ha dato via al Consorzio “Rio Corderezza” - dal nome di un canale delle vicinanze - arrivato fino a 50 soci.

Con escavatore, trincia forestale, ruspa e trattore, hanno sistemato 110 ettari di pascolo e 11 di pineta. Su questo terreno nella scorsa estate, in poco più di un mese e mezzo, sono passati 800 scout nei tre prati di Ciregna e nei cinque di Metteglia.
“Dopo i grandi lavori dei mesi scorsi, - afferma don Ezio - dall’anno prossimo speriamo di poter aver pronta anche la canonica di Metteglia per l’ospitalità di piccoli gruppi”.

Quella “macedonia” in centro storico

Ora don Molinari vive a due passi da piazza Cavalli, nella parrocchia di San Francesco.
A lui il compito di guidare tre comunità: una sfida interessantissima, ma difficoltosa e macchinosa perché, come legale rappresentante, deve gestire complessi architettonici di grande entità, con situazioni amministrative complicate, adempiere un sacco di incombenze, un mare di questioni tecnicamente molto difficili.
“Non mi sarei mai aspettato - evidenzia don Ezio - di fare un salto di questo genere: dalla semplicità della montagna alla complessità di un centro storico. Bisogna essere un po’ commercialisti, tecnici, ingegneri e molta parte del mio tempo è occupata da queste cose”.

“Qui abbiamo una «macedonia» di culture diverse, anche non cristiane, con ortodossi, musulmani e indiani”.
L’oratorio di Santa Maria di Gariverto è il punto di aggregazione per i giovani, un luogo che rimane sempre aperto anche nei mesi invernali con educatori; durante l’estate si popola con il Grest.
“L’aspetto positivo - spiega don Molinari - è che queste parrocchie sono insieme ormai da 17 anni e quindi si è più abituati, rispetto ad altre realtà, a lavorare insieme. Una delle sfide di oggi - prosegue don Ezio - è far emergere il volto di Cristo sul territorio e l’aspetto caritativo ci può aiutare in questo. Abbiamo un gruppo Caritas ben organizzato e cerchiamo di essere una parrocchia ospitale. Aderiamo al progetto «Casa tra le case», mettendo a disposizione dei nostri immobili alla Caritas, abbiamo ospitato una famiglia ucraina e inizieremo a coinvolgere i ragazzi del dopocresima a preparare le borse viveri da distribuire alle famiglie in difficoltà”.

Portare la Parola di Dio

Fra le passioni di don Ezio, c’è la fotografia. “Nei giorni scorsi sono riuscito a fotografare l’eclissi solare. Le foto lasciano un’emozione e in chi le osserva regala molta gioia”.
Don Molinari, con una licenza in teologia all’Istituto Studi ecumenici di Venezia, è molto attento a far conoscere la Parola di Dio.
Grazie alla piattaforma Zoom è nato un gruppo di incontro che ogni settimana riflette sulla Bibbia ed una volta al mese si allarga a livello nazionale con la presenza di più di 50 persone provenienti anche da varie comunità evangeliche.
“La dimensione ecumenica - aggiunge don Ezio - mi sta molto a cuore ed è la chiave di volta per il futuro della Chiesa”.

Riccardo Tonna

Pubblicato il 18 novembre 2022

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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