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Lucio Rossi: «L'uomo non è il padrone della Terra»

pubblico

“Vivere in armonia con il Creato”, questo è il titolo della conferenza tenutasi all’Università Cattolica, nell’aula San Francesco, nel pomeriggio di sabato 6 aprile con il patrocinio della diocesi, del Forum delle associazioni familiari, di The Economy of Francesco e del Nuovo Giornale. Ad organizzare ed introdurre l’incontro è stato il prof. Antonio Schillani, che ha ricordato l’importanza del coinvolgimento della società civile nei temi ambientali, a partire da ogni famiglia, che può rappresentare un piccolo centro di ecologia e buone pratiche.
A fornire la propria testimonianza per primo è stato mons. Filippo Santoro, delegato straordinario per i memores domini, arcivescovo emerito di Taranto, di Tauscamia, di Petropolis ed arcivescovo ausiliare di Rio de Janeiro dal 1996 al 2004. Mons. Santoro sia nella propria opera missionaria in Brasile ma soprattutto durante la sua permanenza come arcivescovo a Taranto si è trovato di fronte a difficili crisi ambientali. A Taranto ha conosciuto il dramma della più grande acciaieria al mondo, l’ILVA.

L'ambiente un modo di vivere il Vangelo

“Nel corso della mia opera ho capito che l’ambiente è un modo di vivere il Vangelo” ha detto mons. Santoro riprendendeo l’enciclica Laudato Si' di Papa Francesco. L’importante – sintetizzando il pensiero del vescovo Filippo Santoro – è l’equilibrio nel rapporto tra uomo ed ambiente. Il caso ILVA è stato esemplificativo di questo difficile rapporto, da un lato i problemi ambientali dovuti ai fumi tossici che invadevano la città compromettendo la salute della popolazione locale e dall’altro il dramma di un lavoro precario, in una fabbrica pronta a chiudere da un momento all’altro. “Il criterio da tenere – prosegue mons. Santoro – dev’essere quello della vita e non quello del profitto che distrugge la vita”. Inoltre, l’arcivescovo emerito ha espresso l’importanza dell’innovazione tecnologica al servizio dell’ambiente, nel creare metodi nuovi, energie nuove, che salvino il Creato e il lavoro degli uomini. Proprio per questo monsignor Santoro nell’organizzare la quarantanovesima settimana sociale della CEI ha scelto di redigere quattro piste di lavoro per un futuro sostenibile: innanzitutto trasformare le parrocchie e le diocesi in comunità energetiche, incentivando le energie rinnovabili e rendendo autosufficienti le comunità locali, poi rendere le diocesi “carbon free”, eliminando totalmente le tracce di carbone nella produzione di energia di ogni diocesi, la terza traccia è quella chiamata “caporalato free”, disincentivando lo sfruttamento di esseri umani favorendo la dignità nel lavoro di ogni uomo, ed infine un’alleanza intergenerazionale, capace di unire tutte le fasce d’età nel nome di un comune sviluppo attento al pianeta.

L'intervento del fisico Lucio Rossi

Il secondo relatore è stato il prof. Lucio Rossi, originario di Podenzano, insigne fisico, già capo del progetto HiLumi LHC al CERN di Ginevra ed ora ordinario di Fisica sperimentale all’Università di Milano. Secondo il prof. Rossi la scienza è la meraviglia, con cui conosciamo la realtà esercitando la ragione. Lucio Rossi ha affermato che il punto fondamentale nell’ecologia è la perseveranza. Partendo dalla sua carriera lavorativa ma anche dalla sua esperienza familiare, il prof. Rossi ha ricordato che il fondamento della nostra conoscenza, così come la stessa origine del Big Bang, descritta dal professore attraverso la sua opera al CERN e la scoperta del Bosone di Higgs, dipenda da una relazione, un’interazione tra elementi; questo, secondo il fisico Rossi, dev’essere il punto di partenza: la relazione.
E l’ecologia – riprendendo il discorso del professor Rossi – si deve fondare sulla consapevolezza che l’uomo non è padrone della Terra; questa consapevolezza deve arrivare anche tramite l’educazione, che, per il prof. Rossi, è il più grande investimento sul futuro. Lucio Rossi ha scelto poi di concludere con una frase dell’enciclica di Papa Francesco “Laudato Si'” (2015): “Il mondo, più che un problema da risolvere, è un mistero”.

L’ultimo intervento è stato quello del prof. Vincenzo Tabaglio, associato di Agronomia e coltivazioni erbacee all’Università Cattolica. Il professor Tabaglio ha scelto di provocare la platea con una citazione tratta da “Sommario di decomposizione” di Emil Cioran: “ammettendo l’uomo la natura ha commesso molto più di un errore di calcolo: un attentato a sé stessa”. Da questo aforisma iperbolico, il prof. Tabaglio ha affermato che la biodiversità e l’ambiente non devono essere permeati di ideologia ma devono guardare ai problemi reali ed alla concretezza, ricordando che “l’avvenire non si prevede, ma si prepara”.
Vincenzo Tabaglio ha mostrato le soluzioni innovative proposte per un’agricoltura sostenibile e funzionale, che possa rappresentare la soluzione ai problemi che riscontra la coltivazione tradizionale in un’epoca di cambiamenti climatici. L’importanza dell’attuare queste modernizzazioni si lega anche all’aumento di popolazione che l’ONU ha previsto per i decenni futuri; per poter sfamare un numero sempre crescente di persone, secondo la FAO, non occorre aumentare i terreni coltivati ma aumentare la resa dei terreni, attraverso tecniche nuove.
Con una breve conclusione il vescovo Adriano Cevolotto ha invece rammentato l’importanza di ritrovare il “Noi”, lo spirito di unione e comunità fraterna che può essere la scintilla capace di cambiare davvero il mondo, non guardando alle logiche di un guadagno a breve termine ma assicurando un futuro migliore.

vescovo al convegno

Francesco Archilli

 Nelle foto, il convegno “Vivere in armonia con il Creato”.

Pubblicato l'8 aprile 2024

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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