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«Camminando per Piacenza» alla scoperta del centro storico

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Nuova edizione (la quinta) di “Camminando per Piacenza”, la guida tascabile, agile e pratica da consultare, realizzata dalla Banca di Piacenza come ulteriore segno di attenzione al proprio territorio d’insediamento, per accompagnare il turista tra le vie dell’antico nucleo cittadino racchiuso dalle mura cinquecentesche. La pubblicazione è stata presentata questa sera al PalabancaEventi (in Sala Panini, con le sale Verdi e Casaroli videocollegate) nell’ambito della manifestazioni collaterali alla mostra “La Piacenza che era”, in corso, con ottimi risultati, fino al 16 gennaio (salvo proroghe).

Dopo il saluto introduttivo del vicedirettore generale della Banca Pietro Boselli, Laura Bonfanti - curatrice della rassegna di quadri e fotografie che rappresentano scorci della città che non ci sono più, che si è occupata dell’aggiornamento di testi e fotografie della guida, la cui prima edizione risale al 1991 - ha illustrato gli itinerari cittadini proposti da “Camminando per Piacenza” («dove si incontrano chiese, piazze, pregevoli monumenti e bellissimi palazzi»): 14 percorsi che offrono la possibilità di scoprire alcuni degli angoli più suggestivi del centro storico che nel tempo, come testimonia la mostra in corso nel già Palazzo Galli, sono stati oggetto di modifiche architettoniche che ne hanno cambiato radicalmente il volto. L’itinerario parte e si conclude in Piazza Cavalli e «permette - ha sottolineato la dott. Bonfanti - di conoscere meglio la città, luogo di antiche origini dotato di pregevoli testimonianze artistiche, storiche e monumentali».
Al termine della conferenza, ai numerosi intervenuti è stata distribuita copia della pubblicazione.

Prossimo appuntamento con le manifestazioni collaterali alla mostra, venerdì 14 gennaio (Sala Panini, ore 18), con “La Piazza Grande ne La Piacenza che era”, conversazione di Giorgio Eremo.

Pubblicato l'11 gennaio 2022

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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