Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

Piacenza Jazz, si riparte con il concorso «Chicco Bettinardi»

conferenza stampa 1

Il Piacenza Jazz Fest riparte dalla nuova edizione del Concorso Bettinardi.
I primi tre sabati del mese di febbraio si svolgeranno le finali dedicate alle tre sezioni in cui è suddiviso il Concorso Nazionale per Giovani Talenti del Jazz italiano “Chicco Bettinardi”, collegato al festival che invece si terrà in autunno come le passate ultime edizioni. Il Concorso è arrivato alla sua XIX edizione, grazie all’immancabile sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano e da quest’anno anche grazie al contributo del Comune di Piacenza attraverso il bando “Piacenza riparte con la Cultura”, oltre al supporto di Yamaha Music Europe GmbH – Branch Italy e il patrocinio dell’Editoriale Libertà.

Il Concorso Bettinardi è da sempre parte integrante del festival. Nel cartellone principale, accanto ai grandi nomi che si sono già fatti strada nel mondo della musica, ci sono sempre stati i vincitori dell’edizione precedente. Loro caratteristica comune è quella di essere giovani musicisti talentuosi e straordinariamente bravi da un punto di vista tecnico (ma anche mostrare buona maturazione espressiva e doti creative) che devono trovare l’occasione per sperimentarsi davanti a pubblico e critica e costruirsi quelle esperienze che li porteranno a essere gli artisti di domani.
Il contest gode di una forte promozione su scala nazionale basata su social e altri canali internet, pagine pubblicitarie su riviste nazionali di settore e l’invio di locandine e depliant a tutte le scuole di musica e i conservatori italiani.
La prima parte del lavoro legato al Concorso avviene a porte chiuse, tramite un’accurata selezione delle demo che pervengono alla giuria da ogni parte d’Italia. Lavoro che quest’anno è stato particolarmente oneroso, visti i numeri e la qualità decisamente alta delle proposte pervenute.
Sulla base di questa prima valutazione si arriva alla definizione dei finalisti per ciascuna sezione – Solisti, Gruppi e Cantanti – che si presenteranno dal vivo sul palco del Milestone Live Club, il locale di musica dal vivo dell’associazione, con tre brani a loro scelta tra cui sarà obbligatorio anche uno standard, davanti al pubblico e alla giuria.
Prima di questo, però, esiste un’opera di tutoraggio da parte di musicisti e docenti esperti, con il fine di guidare i finalisti, che a turni alterni raggiungono la città di Piacenza, ad un’accurata scelta dei brani da presentare, che siano in linea con le loro doti e con il requisiti tecnico-linguistici posseduti. Inoltre i finalisti si prepareranno alla loro esibizione anche nei giorni precedenti la finale.
Fondamentale sarà il lavoro che svolgeranno le diverse giurie di esperti chiamate a esprimere il loro parere sull’esibizione e le capacità tecniche ed espressive di ogni finalista, arrivando a decretare i primi due classificati di ogni sezione. I giurati sono stati individuati sulla base delle loro competenze e della loro esperienza come esponenti del mondo del jazz italiano da diversi punti di vista, sia artistico che più tecnico.

Le categorie

Per la categoria dei Solisti alcuni componenti della giuria accompagneranno anche i finalisti nel corso delle loro esibizioni, come sezione ritmica, si tratta di ottimi musicisti come il pianista Roberto Cipelli, il contrabbassista Attilio Zanchi e il batterista Massimo Manzi.
A presiedere questa giuria sarà uno tra i più illustri professionisti jazz di Piacenza, il M° Giuseppe Parmigiani, saxofonista, compositore e arrangiatore, e gli altri membri saranno Fabio Bianchi del quotidiano “Libertà”, il critico musicale Giancarlo Spezia, il direttore della rivista “Musica Jazz” Luca Conti e l’esperto di musica afroamericana e docente della Milestone School of Music Giuseppe “Jody” Borea.

Per i Gruppi la Giuria sarà presieduta dal saxofonista, compositore e insegnante al conservatorio di Milano Tino Tracanna, coadiuvato nella scelta dal M° Giuseppe Parmigiani, da Jody Borea, dai giornalisti e critici musicali Oliviero Marchesi (Cairo Editore), Aldo Gianolio (Jazzit), Pietro Corvi per il quotidiano “Libertà” e Paolo Menzani per "Piacenza Sera". Infine per i Cantanti la giuria sarà presieduta dalla cantante Diana Torto, splendida voce del jazz italiano e insegnante al conservatorio di Bologna oltre che ai corsi di alta formazione di Siena Jazz, che sarà affiancata da Debora Lombardo, anch’essa cantante e docente della Milestone School of Music, dal presidente del Piacenza Jazz Club, il saxofonista Gianni Azzali, dal musicista e direttore di coro Andrea Zermani e dalla giornalista di “Musica Jazz” Lorenza Cattadori.

Al vincitore dei Solisti e dei Cantanti andrà un assegno del valore di 1.200 euro oltre all’ingaggio al Piacenza Jazz Fest dell’anno successivo, mentre per il secondo classificato l’assegno sarà del valore di 600 euro. Più alta la cifra per i Gruppi: al primo andrà un premio di 1.600 euro, oltre all’ingaggio al Piacenza Jazz Fest, e un assegno di 800 euro per il secondo posto.
Per tutti i vincitori anche una forte visibilità in due pagine promozionali sulle riviste nazionali di settore “Jazzit” e “Musica Jazz”, una targa attestante il risultato conseguito e, ai primi classificati, una targa ricordo dell’Editoriale Libertà.
Per ognuna delle finali è previsto anche un “Premio del Pubblico” che sarà invitato a votare e a decretare la consegna di una targa attestante il favore popolare, sempre molto gradita a chi la riceve.
I finalisti di quest’anno hanno tutti un brillante curriculum, oltre ad avere già tanti anni di musica alle spalle nonostante la giovane età.

Le finali si terranno al Milestone sabato 5, 12 e 19 febbraio a partire dalle 21.30 con ingresso libero.

Nella foto, l'assessore comunale Jonathan Papamarenghi, il presidente Piacenza Jazz Club Gianni Azzali e il vice presidente Angelo Bardini.

Pubblicato il 2 febbraio 2022

Ascolta l'audio

Sottocategorie

  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

    Ascolta l'audio

    Conteggio articoli:
    5

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente