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«Restauri della Cattedrale al tempo di Scalabrini», ne parla Valeria Poli

cattedrale

Mercoledì 16 febbraio alle ore 18 Valeria Poli parla di «I restauri della Cattedrale di Piacenza: dalla progettazione neogotica a simbolo dell'impegno etico e civile del vescovo Scalabrini».

La prof. Valeria Poli, autrice di un recente studio dedicato all’argomento (La trasformazione del patrimonio architettonico a Piacenza. L’età dei restauri (XIX-XX secolo), Lir, 2020) ha ricostruito, grazie ad un ricco repertorio iconografico, le trasformazioni subite dalla cattedrale nel corso dei secoli alla luce della ricostruzione del contesto culturale e artistico del tempo.
Durante la Restaurazione, tra il 1830 e il 1841, si registrano una serie di interventi di ridefinizione del complesso monumentale della cattedrale e del palazzo Vescovile che, congiuntamente ad un ripensamento del prospetto sulla piazza del Duomo, vanno nella direzione della ricerca dell’unità e dell’armonia nell’assoluta indifferenza per la consistenza materiale antica.

Gli interventi interni, in particolare, sono riconducibili alla progettazione neogotica, in ossequio ai criteri dell’eclettismo tipologico, consigliata nel caso di edifici medioevali. Nel corso del XIX gli interventi passano dalla progettazione neogotica alla ricerca dell’originario splendore e quindi ad interventi alla ricerca dell’unità stilistica che, privilegiando lo stile medievale, utilizzano criteri progettuali piuttosto che conservativi avvalendosi della sistematica sostituzione del materiale.
L’inversione di tendenza avviene quando, nella rilettura del passato, è identificabile il modello culturale non solo della nuova ideologia nazionale e liberale, ma anche dell’impegno etico e civile. Il vescovo Giovan Battista Scalabrini, che si fa promotore e finanziatore dell’intervento sulla cattedrale, nella lettera inviata “al clero e al popolo piacentino”, il 9 febbraio 1894, dal titolo pel nostro Duomo, afferma: “Io non saprei concepire una città italiana senza il Duomo, peggio, una città che, avendone uno bello e maestoso, lo lasciasse in abbandono… Il nostro Duomo deve essere restaurato e lo sarà; perché, grazie a Dio, quel fervore di religione che lo innalzò, non è, nella nostra Piacenza, affievolito…”.
Le motivazioni addotte dal vescovo, per convincere della necessità ed urgenza dell’intervento, sono infatti, non solo di ordine religioso, ma anche di carattere estetico ed etico. Nella lettera infatti dichiara la predilezione per i “monumenti dell’arte lombarda” che l’azione demolitrice del tempo, che si configura sotto l’aspetto della compromissione del sistema statico e della perdita dell’unità stilistica a causa del “cattivo gusto”, ha privato del suo carattere mistico. L’invito rivolto dal vescovo è quindi “a rinnovare, in tempi di dubbio religioso e di scetticismo patriottico, un fatto in cui religione e patria, come in tutte le creazioni del genio mirabilmente armonizzano e fraternamente si abbracciano”. La decisione di avviare il cantiere è però anche motivata dall’impegno del vescovo a favore delle classi più deboli, in un periodo di forte disoccupazione, offrendo un occasione di lavoro alla manodopera locale.

La cultura alla base dell’intervento progettato dall’arch. Camillo Guidotti, promosso dal vescovo Scalabrini e gestito dalla commissione amministrativa, è stata oggetto di aspre critiche già pochi anni più tardi dallo studioso Kingsley Porter che sottolinea come “nonostante il recente restauro, che ha equivalso quasi alla distruzione dell’antico edificio, è ugualmente… uno dei più importanti edifici religiosi dell’Italia settentrionale”.
Il giudizio sull’intervento condotto sulla cattedrale deve quindi essere formulato valutandone i due differenti versanti: quello architettonico, distinto tra il progetto di ripristino stilistico e quello di consolidamento, che mettono in rilievo la figura dell’architetto Camillo Guidotti in ritardo rispetto alle teorie elaborate in campo accademico; e quello invece politico e sociale che vedono vincente la figura del vescovo Scalabrini che contribuì personalmente a quasi un quarto delle spese sostenute (399.486 lire) e che si premurò di rendere nota ogni decisione presa pubblicando gli studi del prof. Camillo Guidotti, il parere dell’arch. Luca Beltrami e la conferenza tenuta dal cav. Ing. Cesare Nava.

L’appuntamento di mercoledì 16 si svolgerà online su piattaforma Zoom alle ore 18. Per partecipare, con la possibilità di interagire con la dott.ssa Poli tramite eventuali domande e richieste di curiosità, è necessario iscriversi compilando il form al seguente link https://forms.gle/ETQJK1ZZNZ5DNnPq8
Senza la possibilità di interazione con il relatore l’incontro sarà visibile in diretta sulla pagina Facebook “Complesso Monumentale Cattedrale di Piacenza”.

Pubblicato il 15 febbraio 2022

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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