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Il teatro racconta i 900 anni della Cattedrale

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Un giovane, in cammino sulla Via Francigena, attraversato da vicende e motivazioni personali che lo animano e lo frenano allo stesso tempo, giunge in una maestosa e antica Cattedrale. È questo il filo conduttore della rappresentazione, della compagnia teatrale “Exire”, “La Cattedrale e la via #costruirereditare”, che si è svolta nei giorni 8 e 9 aprile a Piacenza ed ha voluto celebrare i 900 anni del Duomo. 
“Abbiamo voluto - ha sottolineato don Alessandro Mazzoni, responsabile della Pastorale giovanile - usare il linguaggio del teatro per trasmettere ai giovani il significato della storia di un edificio sacro così importante”. “In questo grande spazio della Cattedrale - ha evidenziato a sua volta il vescovo mons. Adriano Cevolotto - vogliamo sentirci a casa. Lo strumento del teatro vuole catturarci per lasciarci condurre in una dimensione di storia e di cultura”.

 
Un teatro di riflessione

La Compagnia “Exire” è un’associazione finalizzata alla promozione dell’arte, in particolare del teatro, attraverso il lavoro di professionisti. Essa nasce con l’intento di studiare e proporre materiali del sacro o di forte caratura civile, che abbiano a tema i valori fondanti della convivenza della comunità umana, soprattutto attraverso proprie produzioni originali. Il teatro che propone la Compagnia “Exire”, sotto la direzione artistica di Sergio Di Benedetto, è un teatro della parola, che pone al centro il suo valore e la sua capacità performativa; un teatro della riflessione, che tocca in profondità menti e cuori; un teatro spirituale, che cerca di giungere al fondo dello spirito che abita ogni uomo.

La trama

Questi intenti si sono recepiti pienamente nella performance teatrale, con la regia di Fabio Sarti, che ha visto come protagonisti Angelo Zilio, Laura Palmeri e Alessio Gigante. “Tra le colonne - si legge nella brochure di presentazione dello spettacolo - che trasudano storia e umanità, il giovane, interpretato da Angelo Zilio, incontra un vecchio scultore (Alessio Gigante), insolito e spiazzante, e una donna (Laura Palmeri) di raro cinismo e capacità di lettura dell’animo: nell’incontro tra i tre nascono affondi di pensiero e di vita, si radicano sguardi e speranze, emergono dubbi e difficoltà dell’esistenza di oggi. Tra parole tese al futuro, remore sul contemporaneo ed eredità del passato da rinnovare, si annoda un fitto dialogo che getta punti di vista differenti, invita al profondo rifuggendo dalla semplificazione. Su tutti, nel tempo fuori dal tempo della conversazione, il soffio leggero di uno sguardo che da secoli domina la città, stesa tra il grande fiume e la grande pianura, tra le strade del mondo e quelle del singolo”.

La Cattedrale nel Medioevo

La rappresentazione, portata in scena da Sergio Di Benedetto, è riuscita a realizzare il suo scopo di far cogliere al cuore delle persone, soprattutto dei giovani, il grande significato della Cattedrale nel medioevo. Queste grandiose opere architettoniche, presenti in numerose città europee, rappresentano il luogo ideale di incontro e fusione delle arti maggiori quali l'architettura, la scultura e la pittura. La costruzione di una Cattedrale coinvolgeva l’intera comunità, in quanto tutti partecipavano prendendo parte, sia direttamente che emotivamente, alla costruzione. In sostanza la Cattedrale sintetizza, in modo mirabile, la concezione della vita e dell'uomo, orientata verso il trascendente, che hanno gli uomini del Medioevo.

Riccardo Tonna

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Nelle foto di Pagani, alcuni momenti della rappresentazione.

Pubblicato il 9 aprile 2022

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Sottocategorie

  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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