Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

Mons. Malvestiti: «Dar valore a identità e integrazione per riportare la pace»

 Pietro Coppelli mons. Maurizio Malvestiti

«Il valore della vita umana è sacrosanto e non deve mai essere disgiunto dall’integrità territoriale di ogni Paese». Questo il concetto ripreso dal vescovo di Lodi mons. Maurizio Malvestiti (prendendo spunto dalle parole del Papa pronunciale all’Angelus di domenica scorsa) che ha aperto lunedì 3 ottobre al PalabancaEventi l’Autunno culturale della Banca di Piacenza, con un’approfondita riflessione su “ortodossia e modernità”, in relazione alla necessità di arrivare ad un dialogo che porti alla pace tra Ucraina e Russia.

Mons. Malvestiti (già sottosegretario della Congregazione delle Chiese orientali e già segretario particolare del cardinale prefetto Achille Silvestrini, tra i principali collaboratori di Agostino Casaroli) è stato presentato dal condirettore generale della Banca Pietro Coppelli, che - nel ringraziare l’illustre ospite per la vicinanza dimostrata alla Banca, non essendo la prima volta che partecipa ad iniziative della stessa, come in occasione della cerimonia di consegna del premio Solidarietà per la vita a Santa Maria del Monte, nel 2017 - ha sottolineato come l’Istituto di credito abbia voluto «anche quest’anno rinnovare il pluriennale impegno nell’offrire alla comunità piacentina un ricco programma culturale, che si articolerà nei giorni di lunedì e venerdì dei prossimi due mesi». Programma che va ad affiancarsi e integrarsi con quello delle Celebrazioni per i 500 anni di Santa Maria di Campagna che - iniziate lo scorso aprile - termineranno nella primavera del 2023.

Il vescovo di Lodi ha posto l’accento sulla rilevanza dell’iniziativa del Pontefice, che si è rivolto in maniera molto diretta ai presidenti Putin (supplicato di fermare, anche per amore del suo popolo, la spirale di violenza e di morte) e Zelensky (invitato ad essere aperto a serie proposte di pace, nonostante l’aggressione subita). «Francesco - ha ricordato mons. Malvestiti - ha parlato, riferendosi alla guerra in Ucraina, di “una ferita dell’umanità che invece di rimarginarsi continua a sanguinare sempre più rischiando di allargarsi” e si è detto “addolorato per le migliaia di vittime, in particolare tra i bambini, e per le tante distruzioni che hanno lasciato senza casa molte persone e famiglie”. Il Papa ha giustamente affermato che “questa guerra è un errore e un orrore”». Il Pontefice, ha sottolineato ancora l’oratore, ha quindi fatto un appello accorato affinché le armi tacciano e si cerchino le condizioni per un negoziato, nel rispetto del valore della vita umana e della sovranità e integrità territoriale.

«E’ paradossale - ha continuato Mons. Malvestiti - che questi due Paesi, che ho visitato diverse volte quando lavoravo alla Congregazione delle Chiese orientali, dalle comuni radici cristiane e uniti nel Battesimo, siano in guerra». Parole dure quelle pronunciate dal vescovo di Lodi nei confronti del Patriarca russo Kirill («Occorre prendere una chiara e inequivocabile distanza dall’asservimento ideologico della Chiesa russa al regime. Chi benedice coloro che vanno a colpire i fratelli non dice parole cristiane, ma bestemmia»), seguite da considerazioni velate di speranza per una soluzione del conflitto («Vanno costruiti nuovi spazi alla forza della fede libera, affidandoci a testimoni autentici, che nel mondo non mancano; occorre dar valore all’identità e allo stesso tempo ricercare ad oltranza l’integrazione; ma anche aver fede nell’umano, come via per la libertà»). L’illustre ospite ha concluso il suo applaudito intervento citando una frase del Papa riportata nel suo libro Francesco contro la guerra: “E’ l’altro la via per salvare anche noi stessi”.

Al termine del partecipato incontro, il dott. Coppelli ha consegnato a mons. Malvestiti la Madaglia della Banca in ricordo della serata.

Nella foto, da sinistra, Pietro Coppelli e mons. Maurizio Malvestiti.

Pubblicato il 4 ottobre 2022

Ascolta l'audio

Sottocategorie

  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

    Ascolta l'audio

    Conteggio articoli:
    5

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente