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Gli erbari di Fra Zaccaria da Piacenza: visita guidata al Collegio Alberoni

Hortus siccus Lillium martagon

Dopo l’ottimo riscontro del primo appuntamento della mini rassegna intitolata “I colori dell’arte dal vivo”, che ha proposto un approfondimento sull’Ecce Homo di Antonello da Messina, vera perla della collezione alberoniana (visita guidata sold out e ottima affluenza anche alla conferenza della restauratrice Francesca De Vita), domenica 26 marzo andrà in scena il secondo appuntamento intitolato “Gli erbari di Fra Zaccaria da Piacenza. Un frate, botanico e artista al Collegio Alberoni”.
Alle ore 16 (ingresso ridotto €. 6,00 – accesso senza prenotazione fino a esaurimento dei posti disponibili) avrà inizio una visita guidata tematica speciale che, oltre a permettere la visione dei tesori principali del Collegio e della Galleria Alberoni (la collezione di arazzi, l’Appartamento del Cardinale con l’Ecce Homo di Antonello da Messina, la biblioteca monumentale, la sezione scientifica), si concentrerà particolarmente sullo straordinario patrimonio naturalistico lasciato al Collegio Alberoni da Fra Zaccaria da Piacenza (1722-1814), frate francescano e studioso di botanica farmaceutica.
Sarà Maria Rosa Pezza, ricercatrice di storia al Collegio Alberoni, colei che ha presentato l’Erbario dipinto di Fra Zaccaria nella puntata dedicata al colore verde in onda su Rai 5, a svelare al pubblico dei visitatori i gioielli botanici e artistici che costituiscono la biblioteca di Fra Zaccaria.
Insieme all’Erbario dipinto, uno dei tesori più preziosi del patrimonio alberoniano, con 148 pagine dedicate a specie e genere diversi, tutte con proprietà officinali, sarà svelato e presentato ai visitatori l’Hortus Siccus, uno straordinario compendio di piante raccolte, essiccate e incollate da Fra Zaccaria con qualche procedimento segreto che le ha mantenute integre fino ad oggi: 172 carte per il primo volume e 135 per il secondo erbario.

Saranno inoltre presentati: gli Erbari dipinti di Giovanni Battista Morandi, pittore e botanico milanese della prima metà del XVIII secolo, noto in modo particolare come iconografo dell’orto botanico di Torino del quale, nella biblioteca alberoniana, sono presenti le due edizioni dell’“Historia botanica practica seu Plantarum” (1744 e 1761) oltre a sei volumi manoscritti in folio; i due volumi della “Collectio Plantarum” con 454 tavole di schizzi e disegni di piante realizzate a penna che completano la dotazione di manoscritti di botanica appartenuta a Fra Zaccaria.

FRA ZACCARIA DA PIACENZA (1722-1814)

Carlo Francesco Berta nacque a Piacenza nel febbraio del 1722 e all’età di diciassette anni era entrato come novizio nel convento dei Frati minori di Borgonovo Val Tidone; compiuti gli studi sacri, era stato ordinato sacerdote con il nome di Fra Zaccaria. Nel giovane religioso la passione per lo studio delle scienze naturali crebbe impetuosa, così da indurlo a mettersi in contatto con i principali studiosi del suo tempo, sia in Italia che all’estero, e a procurarsi le opere più aggiornate, in particolare in tema botanico. Il Berta infatti concepiva lo studio botanico al servizio dell’arte farmaceutica, vivendone gli aspetti di immediata portata applicativa, terapeutica, nell’infermeria annessa al Convento di Santa Maria di Campagna in Piacenza ove ben presto iniziò a operare. Vasta fu la fama di quell’orto che meritò a Fra Zaccaria la stima dei suoi contemporanei. Tale fu la sua notorietà che nel 1778 fu chiamato alla Cattedra di Botanica presso la Pontificia Università di Ferrara. Un incarico prestigioso in un ateneo dove sin dal tempo di Leoniceno (1428-1524) i lettori dei semplici trovano nell’orto botanico annesso all’Università materiale per le loro lezioni. Ferrara consegna il frate a una importante notorietà. Varie e prestigiose accademie lo annoverano tra i soci. Entra nell’Accademia delle Scienze di Bologna, nella Società Georgica di Montecchio della Marca ora Treia, nella Società Patriottica di Milano, nell’Accademia delle Scienze e nella Società Agraria di Torino e nella Società Georgica Traquiense di Tarquinia.
A seguito della soppressione degli ordini religiosi voluta da Napoleone fra Zaccaria dovette lasciare il convento francescano trovando ospitalità presso il Collegio Alberoni.
Il 5 dicembre 1810 Fra Zaccaria sottoscriveva il suo testamento lasciando al Collegio Alberoni, che lo aveva ospitato dopo la soppressione del convento di Santa Maria di Campagna, la sua ricca biblioteca e gli strumenti utilizzati in un lunga e proficua attività scientifica.
Fra Zaccaria morì tre anni dopo, il 27 gennaio 1814, all’età di novantadue anni.

Pubblicato il 21 marzo 2023

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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