Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

Comunicazione ed educazione in famiglia

trianiBesurica

“L’impegno educativo dei genitori”: è il problema messo a tema nel primo incontro del ciclo “Comunicazione ed educazione in famiglia”, domenica 3 febbraio al circolo culturale “Incontriamoci” della parrocchia di San Vittore alla Besurica.
I prossimi appuntamenti si terranno domenica 10 e 17 febbraio, e saranno tenuti, come quello appena passato, da professori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Il primo a intervenire, la scorsa domenica, è stato Pierpaolo Triani, docente di pedagogia nelle sedi di Piacenza e di Brescia.

Un compito non certo facile quello dell’impegno educativo in famiglia, ma il prof. Triani ha saputo sintetizzare con efficacia anche i passaggi più complessi: “è necessario partire da tre premesse - ha iniziato -: innanzitutto bisogna distinguere generare da educare, perché l’educazione non è solo un fatto fisico, ma un processo complesso, di tipo psicologico, pedagogico e morale. Secondo, bisogna distinguere il ruolo di genitore dall’esercizio educativo di quel ruolo: un conto è essere coppia, un conto è essere genitori, soggetti educanti. Terzo: teniamo presente che l’esercizio della responsabilità educativa varia a seconda delle epoche e dei contesti culturali. Essere genitori oggi non è né più facile, né più difficile che nel passato, ma semplicemente diverso”.

Le parole-chiave dell’educazione. Sulla base di queste premesse il Professore ha dato una visione di come deve essere l’impegno educativo nella realtà di oggi, riassumendolo in 14 parole-chiave. Questi concetti però, hanno tutti un comune denominatore: “l’amore verso la vita che cresce - ha specificato - è alla base di qualsiasi azione educativa. Se non ci fosse questo, educheremmo solo per controllare (fateci caso: i genitori iniziano ad alzare la voce quando il bambino impara a camminare, per tenerlo sotto controllo). Ma l’educazione non è solo controllo, è controllo più desiderio del bene dell’altro”.
E riportiamo allora alcuni di questi concetti-chiave che possono aiutarci a vivere meglio l’impegno educativo.
“Innanzitutto l’educazione è un CAMMINO, non solo una crescita spontanea: oggi è molto forte l’idea di lasciare i figli liberi di esprimersi, ma educare non può essere solo guardare qualcosa che cresce, ci deve essere accompagnamento e guida da parte nostra. Per camminare con gli altri poi occorre FIDUCIA, e innanzitutto fiducia in noi stessi”.

“Altra parola importante - ha continuato - è DISCIPLINA: i bambini e i ragazzi ci disciplinano nel regolare emozioni e reazioni, e ovviamente noi dobbiamo disciplinare loro, porre limiti e regole (e se un genitore non dà regole il figlio se le prende da solo). Ma perché una regola abbia senso deve essere posta in una RELAZIONE: senza una relazione, un contesto in cui inserirla, una regola può apparire inutile; se ci fate caso, gli stili educativi più deleteri sono il lassismo (fai quello che vuoi) e l’autoritarismo (fai quello che dico io): cos’hanno in comune queste posizioni? Fanno fuori la relazione e infatti le usiamo quando siamo più stanchi e non abbiamo voglia di dialogare con l’altro”.
“L’educazione poi - ha continuato - è sì un confronto, ma a volte sarebbe meglio chiamarla LOTTA (chi ha figli adolescenti lo sa bene). Come in ogni conflitto è necessario allora sapersi riprendere, camminare insieme nonostante le divisioni, e poi questa è una lotta buona, perché costringe i figli a tenere conto che i genitori ci sono sempre, che a loro piaccia o no”.
“E infine - ha concluso - è necessaria COLLABORAZIONE, perché l’impegno educativo non è un’impresa solitaria, e richiede un sacco di risorse, impegno reciproco e condivisione di valori. A proposito: la pedagogia cristiana crede che la vita sia abitata da un bisogno d’amore che plasma le persone e le guida nell’educazione, arrivando alla fine ad affidare i figli a Dio, nel più grande atto collaborativo”.

Pubblicato il 5 febbraio 2019

Ascolta l'audio

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente

Il nostro Sito utilizza esclusivamente cookies tecnici e non di tracciamento dell'IP di chi accede. Per saperne di più, clicca qui: Utilizzo Cookies