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Il primo che continua a sognare, aprendoci al futuro, è il nostro Dio”. Così il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha introdotto il Quaresimale, il 7 aprile, in Cattedrale, sul tema “Il sogno missionario della Chiesa”.
La lectio, ispirata dal libro dell’Esodo, è stata dettata dal presbitero Davide Caldirola, nato nel 1963, parroco nella città di Milano,  impegnato nell’accompagnare giornate di ritiro, corsi di esercizi spirituali per sacerdoti e religiose, cammini di ascolto della Parola per i giovani, inoltre autore di diversi libri di meditazioni bibliche.

Sogno fondato sulla terra e la liberazione

“Mosè va davanti al faraone in un momento di smarrimento, di fallimento - ha affermato don Caldirola -; anche il popolo è sfiduciato: i lavori forzati aumentano, la situazione peggiora, si sta vivendo un momento di crisi totale. Ma Dio non si arrende, rilancia di continuo, regala fiducia e trasmette il suo sogno di liberare il popolo”.
Il sogno di Dio, secondo il presbitero milanese, è l’oggetto di una promessa fondata sulla terra e sulla liberazione dalla schiavitù.
“La terra - ha aggiunto -, pensata in un progetto divino di armonia, è sempre minacciata per la cattiveria dell’uomo e diventa il luogo della violenza disumana. Nell’altro tema della schiavitù, Dio si presenta come colui che ascolta il lamento del suo popolo. Usa questi verbi: “vi sottrarrò, vi prenderò”, che tradotti dall’ebraico significano: “ vi farò uscire, vi adotterò come figli…” e manifestano il desiderio del Signore di ogni bene per il popolo”.

Sette strade

Sette sono le strade individuate dal relatore per individuare il sogno missionario della Chiesa. La prima è quella dell’ascolto, che la Chiesa deve vivere maggiormente.
La seconda è quella dell’annuncio, cioè l’offerta di una buona notizia; infatti la chiesa cresce nel mondo per attrazione non per proselitismo. La terza è la terra in cui viviamo, che deve essere come uno spartito musicale che si continua a suonare all’infinito.
La quarta strada è il lamento, per cui non si può accettare una chiesa distante dalle sofferenze del mondo.
La quinta è la contemplazione dell’opera di Dio che accompagna, precede e segue l’umanità. La sesta strada è l’accettazione del fallimento: una Chiesa, come dice papa Francesco, accidentata, ferita e sporca, che si mette nella polvere come il Buon Samaritano.
La settima è il respiro: una Chiesa che fa respirare, sta con la gente attraverso la bellezza del confronto, il gusto della conversazione e l’umiltà di apprendere.

Un soffio leggero

“Abbiamo bisogno - ha concluso don Caldirola - di un soffio leggero. Gesù con un soffio, cambia l’aria e placa gli affanni. Anche la Chiesa deve soffiare con la forza dello Spirito, portando una leggerezza che entra e fa cambiare le cose. Una Chiesa quindi che regala fiato, e non si lascia sgomentare da affanni e frenesie”.

Riccardo Tonna

Pubblicato l'8 aprile 2022

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