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IMGP8649 1 foto Luciano Prazzoli

Mauro Steffenini, presidente dell'Associazione internazionale Amici di San Colombano per l'Europa, presenta la terza tappa del Cammino di San Colombano, da Milano a Corte Sant'Andrea.

Da Milano a Corte Sant'Andrea

A Milano è certo non solo il passaggio ma anche una prolungata dimora di san Colombano. Sempre a Milano è intervenuta la famosa donazione di Bobbio fatta dal re Agilulfo al Santo per l’erezione del monastero bobbiese presso la corte longobarda durante l’estate del 613 (o forse del 614), dopo aver raccolto le informazioni utili da un certo Giocondo, che conosceva bene la zona ed è probabilmente questo Giocondo che ha anche suggerito la via migliore per recarsi a Bobbio da Milano.
Quale tra i diversi possibili percorsi san Colombano abbia concretamente seguito non è oggettivamente possibile almeno al presente stabilire. L’unica certezza è che egli ha sicuramente puntato verso sud, in direzione dell’Appennino, cioè verso la zona di Bobbio, dovendo raggiungere e oltrepassare iPo attraverso due possibili vie d’acqua, rappresentate rispettivamente dai fiumi Olona e Lambro su due strade possibili, risalenti all’età romana: una era verso Pavia/Ticinum, in direzione sud ovest e l’altra verso Piacenza/Placentia. Motivazioni alla base della scelta della seconda ipotesi è la presenza, nel territorio lodigiano, prima del Po, di non poche località in cui da tempo immemorabile è forte e diffusa la devozione per san Colombano; tanto che la sua memoria si conserva ancora oggi tra i Santi della chiesa lodigiana, nel santorale diocesano.
Una radicata devozione per la memoria di san Colombano, accompagnata da così vive tradizioni, non ha riscontro in nessun’altra zona interessata dai possibili percorsi utilizzabili da san Colombano per il trasferimento da Milano a Bobbio. Questaconsiderazione ha portato i soci italiani nel momento di dover proporre il tracciato per la parte finale del Cammino europeo, a preferire il percorso che scende da Milano verso il Po in direzione di Piacenza e che attraversa lungo il Lambro proprio la zona delle località colombaniane.

Separano Milano dalla mèta ancora 140 km di cammino, che, come nel caso degli ultimi 100 km del cammino di Santiago, possono essere percorsi in 8 tappe con lo spirito del pellegrino. Da una delle più antiche Basiliche della città, Sant’Eustorgio, dove sono esposte alla venerazione le reliquie dei Santi Magi, si esce poi dalla città da Porta Romana imboccando, per una felice combinazione, il Cammino dei Monaci.
Il nostro cammino viene così a coincidere in larga misura con l’itinerario ciclopedonale nato da uno studio del Politecnico di Milano e riconosciuto dalla Regione Lombardia; un itinerario che, lungo la cosiddetta Valle dei monaci tocca a sud della città le abbazie di Chiaravalle e di Viboldone che offrono la loro ospitalità e occasioni per ritemprare lo spirito. Lunghi tratti di piste ciclabili portano ad attraversare il sud milanese in sicurezza fino a giungere a Lodivecchio (culla della fede del lodigiano con la sua mae- stosa Basilica dei XII Apostoli) e Sant’Angelo Lodigiano (con la sua Basilica dedicata alla concittadina Francesca Cabrini, proclamata patrona mondiale dei migranti).
Tra le località di forte impronta colombaniana spicca il caso di San Colombano al Lambro, il centro italiano più popoloso che onora l’abate irlandese come suo patrono, portandone il nome con fierezza.
Ai “banini” Sant’Antonio Maria Gianelli dedicò una biografia del patrono da lui scritta nel 1844. Secondo gli storici locali il borgo avrebbe legato la sua storia al passaggio del Santo e alla sua opera di evangelizzazione; benché tale tradizione manchi di prove sicure, merita comunque riguardo, tro- vando verosimiglianza nel fatto che, fin dal secolo IV, il fiume Lambro che bagna la località era navigabile e serviva per condurre il sale dall’Adriatico attraverso il Po fino nel cuore della zona di Milano.

Studi più recenti indicano un’altra causa, peraltro nonmeno rilevante, come origine della denominazione e della devozione: risulta infatti che il monastero di Bobbio ebbe una notevole proprietà di terre a Brioni (o Mombrione), un sito oggi assorbito da San Colombano. Resta in ogni modo il fatto che qui si conserva una devozione veramente straordinaria; e non a caso è proprio merito di questa comunità aver ripreso collegamenti e legami con tutte le comunità colombaniane in Europa e ad aver ideato e promosso l’annuale incontro europeo del Columban’s Day.
Una volta raggiunta la sommità dell’unica “vetta” della pianura padana (146 m. s.l.m.), in posizione centrale rispetto a Pavia, Piacenza e Milano, il camminatore, attraversa il parco collinare di San Colombano tra viti e ciliegi e può lanciare lo sguardo tutt’intorno e ammirare da lontano in giornate limpide non solo la catena alpina ma anche il Penice e la mèta di Bobbio che si avvicina.

Gli ultimi passi in territorio lombardo portano a Corte Sant’Andrea, alla confluenza del Lambro con il Po dove il Cammino di San Colombano interseca la Via Francigena, che pure ha qui il punto di imbarco per l’attraversamento del fiume sull’apposito battello, che porta il nome “San Colombano”.
Dal guado conosciuto con il nome di Sigerico, è stato intitolato anche a San Colombano con una solenne cerimonia presieduta da mons. Gianni Ambrosio.

Per coloro che intendono rimanere sulla terraferma e sono amanti della bicicletta si propone una interessante variante che passa per la chiesa abbaziale di Ospedaletto Lodigiano e consente di visitare a Fombio la chiesa dei SS. Pietro, Paolo e Colombano, dove pure il culto dell’abate irlandese è associato al possesso da parte di monaci di quelle terre (atto donazione di Re Liutprando del 725).

Nella foto di Luciano Prazzoli, Soprarivo di Calendasco, 5 luglio 2020: intitolazione del guado di Sigerico a San Colombano. Mons. Gianni Ambrosio, allora alla guida della diocesi di Piacenza-Bobbio, legge la liturgia dell'intitolazione; al suo fianco  Attilio Carboni e Mauro Steffenini.

Pubblicato il 21 marzo 2022

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