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L'amore è un lavoro
che dura tutta la vita

Il teologo padre Antonio Sicari: “l’innamoramento è una forza,
ma esige una promessa e una decisione 
di amore”.
Il suo cammino di sacerdote al fianco di sposi 
e fidanzati nel Movimento Ecclesiale Carmelitano

sicari fidanzati


“L’ innamoramento è una forza, ma esige una promessa e una decisione di amore. E l’amore è un lavoro e un compito accettati per tutta la vita”. Padre Antonio Sicari parte subito con un’affermazione controcorrente. In un mondo che ti parla d’amore come di un sentimento incontrollabile che, con la stessa imprevedibilità con cui è arrivato, può sciogliersi come neve al sole, ha il coraggio di fare l’equazione “amore = lavoro”. Cioè esperienza che unisce cuore e ragione, sentimento e impegno quotidiano, per far crescere e maturare l’intuizione di felicità che l’altro ha suscitato in te.

È quel che, in termini cristiani, si chiama vocazione. Tanto per gli sposi, quanto per i preti e le suore. Perché per tutti c’è una chiamata all’amore attraverso la quale si realizza la vita. Del “paradosso dell’amore” - diviso tra un desiderio di “per sempre” e lo scontrarsi con i limiti e le fragilità umane - parlerà padre Antonio Sicari alla “Grande Festa della Famiglia” sabato 15 settembre a Palazzo Galli (via Mazzini 14), alle ore 17.

“DIO SI È IMPUNTATO...”. Classe 1943, sacerdote dal 1967, appartiene all’Ordine dei Carmelitani Scalzi. È dottore in Teologia ed ha conseguito la Licenza in Scienze Bibliche. È con questo bagaglio di studi e di carismi che, da anni, entro il Movimento Ecclesiale Carmelitano di cui è fondatore, segue tante coppie di sposi e di fidanzati alla ricerca dell’amore con la “a” maiuscola. Quello stesso amore che - anche se in uno stato di vita differente - ha conquistato anche lui, sin da bambino. “Ho sentito la vocazione già da piccolissimo e non so perché - confida -. Solo dopo esser divenuto prete, mio padre mi rivelò che la vocazione al sacerdozio era stata un suo desiderio da ragazzo, ma che gli era stata impedita per motivi familiari. A volte penso, con un sorriso dentro, che Dio si sia «impuntato» ad avere quello che voleva...”.

IN OGNI AMORE C’È IL RIFLESSO DELL’AMORE DI DIO. Padre Sicari è noto al grande pubblico soprattutto per aver contribuito al rilancio dell’agiografia all’interno della Chiesa. Non però attraverso il cliché del “santino” lontano dal mondo e dai suoi problemi, ma dell’uomo e della donna che, dentro le pieghe della storia, hanno saputo compiere la missione che Dio aveva pensato per loro. Dal giudice Rosario Livatino all’evangelizzatore della Cina Matteo Ricci, dalla piccola Nennolina a Karol il Grande, nella sua collana “Ritratti di Santi”, editi dalla Jaca Book, padre Sicari rende carne il Vangelo attraverso le esistenze di persone diverse, vissute in contesti e tempi diversi. “Nella vita di un santo - riflette padre Sicari -, c’è sempre un momento in cui Gesù gli dà del «tu» e gli affida un compito. Quella persona dice «sì» e lo mantiene nelle varie circostanze. Un sì che può richiedere anche la vita. È un vero innamoramento tra due persone”.

NON TUTTI GLI INCONTRI SONO DECISIVI. E la santità - fa notare il teologo carmelitano - c’entra molto con la famiglia. Il sacramento del matrimonio è “grazia donata come via alla santità. Non è solo una celebrazione, ma il rimando continuo all’amore di Dio, specie nei momenti difficili”.
Ci sono degli incontri, infatti, che ci rimandano a quell’Amore da cui tutti proveniamo. “L’esperienza - annota padre Sicari - ci dice come l’esistenza di ogni uomo sia profondamente condizionata da una trama necessaria di rapporti: il linguaggio, il gesto, il gusto dell’attività, l’urgenza del lavoro e del bisogno: tutto ci lega a dei rapporti inevitabili, senza i quali la vita sarebbe impossibile. Però noi chiamiamo «incontri» solo alcuni di questi rapporti: quelli che ci fanno acquistare coscienza di noi stessi”. È infatti nell’incontro con gli altri che ci poniamo le domande più profonde: chi sono? quanto valgo? per chi valgo?”. Pensiamo ai bambini: è dai genitori che per primi ricevono l’intuizione che “è bene per noi che tu ci sia”. Se ciò non avviene, la percezione che quel bimbo ha di sé sarà seriamente compromessa.

INNAMORAMENTO E AMORE. Tra gli “incontri” che più segnano la vita degli uomini e delle donne c’è quello che sta all’origine di ogni matrimonio: l’innamoramento. “L’altro è soprattutto occasione per una nuova riflessione su di sé, sul proprio senso, sul proprio destino - commenta padre Sicari -. Spesso ci si innamora senza conoscere quasi nulla dell’altro. Ma ciò avviene perchè l’innamoramento è solo una intuizione del bene originario dell’unità, intuizione che, per essere verificata, deve diventare lavoro quotidiano, costruzione di una intera vita. Cioé: volontà di bene per ambedue. Cioè «volersi bene»”.

UN AMORE FRAGILE, EPPUR FORTE. “Quando - prosegue il carmelitano - si presenta qualcuno da amare, nonostante si tratti di una piccola creatura, è l’Amore che penetra nell’esistenza, con la sua esigenza di totalità”. Sta qui il “paradosso” dell’amore: far esperienza, al tempo stesso, della tensione all’assoluto e di una incredibile fragilità. Eppure - afferma padre Sicari - è proprio questo prendere coscienza del “limite” ad aprire le porte all’infinito.
L’amore, come lo conosciamo, è una fragile alleanza, ammette padre Sicari in uno dei testi che ha dedicato alla relazione di coppia, “Breve catechesi sul matrimonio” (edito da Jaca Book). Ma la sua forza sta, paradossalmente, proprio nella sua capacità di riconoscersi tale, appunto perché porta in sé la nostaglia di un “principio” che resta come destino, come “compito assegnato”. “Quando crediamo di impoverirci - incoraggia padre Sicari - quello è il momento della ricchezza in Dio. Allora possiamo dire: «Tutto sei per me. Io sono tutto per te». Noi siamo stati creati per una libertà che ama dire sì”.
“Ogni nostro amore - conclude il carmelitano - rimanda a un amore originario. L’amore è un dono che ci fa assomigliare a Dio”.

B. S.

Articolo pubblicato sull'edizione di mercoledì 12 settembre 2012

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